Meravigliosa e museale Incisione Fiamminga a bulino su pergamena "vestita".
Artista-Incisore anonimo.
Fiandre, secolo XVII
Collezione privata Dr. Theo Breugelmans
E' quasi uno specchio dei Tempi bui in cui stiamo vivendo; un negativo impresso sulla nobile pergamena di quattro secoli fa, quanto mai tragicamente attuale.
Il tema, saliente e discusso, della fragilitas della Vita, che scinde l'insondabile mistero dell'Anima Umana in due distinte sfere- la Spiritualità e la Materialità- complementari, non senza sofferenza, ed antagoniste, da sempre, nell'antichissima Storia dell'Umanità.
Associato sin dal Medioevo all'annosa quaestio del Memento mori e alle rappresentazioni iconografiche- pittoriche così come calcografiche- delle inquietanti Danses macabres o delle affini Vanitas altrimenti dette, è l'invito, se non, più realisticamente, la fermata obbligatoria per ogni essere umano ad interrogarsi sul fine ultimo della Vita, sul dopo, sulla destinazione finale che attende ognuno di noi, senza differenza alcuna tra ricchi e poveri, potenti Re e Regine, Papi e illustri Personaggi ed umili uomini del Popolo.
E' il leitmotiv, ricorrente ed angosciante, l'orrido fantasma scaramanticamente esorcizzato nel concetto del CARPE DIEM delle Odi oraziane, della Canzona di Bacco dei Canti Carnascialeschi di Lorenzo il Magnifico, Signore di Firenze, sottoposto e quasi scaricato, insieme a generose offerte di grani di profumato incenso, ai Lari domestici, che fece interrogare uomini togati e non attraverso i secoli sofferti e controversi della celebrata Grandeur di Roma e dei suoi Imperatori, prima ancora Uomini come qualunque altro, con fragilità e nefandezze, crisi esistenziali e
penosi tormenti dell'Anima.
Così come allora, senza soluzione di continuità temporale, torna prepotentemente attuale anche oggi, nel secolo XXI, momento storico caratterizzato dal declino più totale dei Valori etici e spirituali fondamentali, caratterizzato dall'egoismo più insensibile e turpe dei potenti e dall'afflizione più profonda e disperata dei deboli che, quotidianamente, tragicamente soccombono.
Credo ne cras: così fece incidere dal lapicida sulla sua modestissima tomba a Roma un umile schiavo nel II secolo d.C.; se ci riflettiamo un istante quanto richiama la sua disillusa amarezza di una Vita miseramente condotta in schiavitù la disperazione dei tanti, troppi, morti suicidi dei nostri giorni, violati nei loro diritti fondamentali e violentati nel più profondo dell'Animo....
L'Artista anonimo che incise nelle Fiandre quattro secoli fa, con si rara maestria, l'elegante Figura femminile vestita di preziosi broccati intarsiati di fibre in oro, costosi merletti, cingendole morbidamente la vita con sottili lamine in pregiato rame, abbellendole il capo di esotiche e costosissime piume la ritrasse al centro di un elegante palco, con marmi pregiati e tende importanti dal sinuoso, ricco panneggio.
Alla sua sinistra evidenziò il gallo- Simbolo Cristiano della Resurrezione- ed i Simboli della Sofferenza e Passione di Gesù.
Allegoria della Vita ed in particolare della Vita del Cristiano, l'armoniosa figura dal bianco incarnato quasi pare specchiarsi nella Croce tenuta con grazia nella sua destra, mentre con la mano sinistra lascia lentamente cadere a terra il regale manto in ermellino, simbolo della caducità e vacuità del potere e del mondo materiale ad esso associato.
La Caducità della Vita e la Fede - dettaglio
"Het Lyden en het cruys is den sleutel van Godts huys"
"La sofferenza e la Croce sono le chiavi che aprono la Casa di Dio"
Paola Galanzi