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UN CORDIALE BENVENUTO NEL SALOTTO VIRTUALE DEI CULTORI DELL'ICONOFILIA, LO STUDIO ED IL COLLEZIONISMO DEI SANTINI E DELLE ANTICHE IMMAGINI DEVOZIONALI





lunedì 30 marzo 2015

Un importante Santino celebrativo dell'Ostensione della Santa Sindone di Torino nell'anno 1898


Il Santino-Ricordo dell'Ostensione della SS.Sindone -Torino, 1898
 
 ©Collezione privata Galanzi



Dal 25 Maggio al 2 di Giugno dell'anno 1898 il Duomo di Torino ospitò la solenne, quarantaseiesima Ostensione- la prima avvenne nell'anno 1578 - del Sacro Lenzuolo funebre che avvolse per la sepoltura il Corpo flagellato e coronato di spine di N. S. Gesù Cristo deposto dalla S.Croce.

L'Evento, promosso dai Savoia, in concomitanza con i sontuosi festeggiamenti per le Nozze di Vittorio Emanuele III, Principe ereditario, i 50 anni dalla promulgazione dello Statuto Albertino, i quattrocento anni dall'edificazione del Duomo, oltre ad un'importante Esposizione di Arte Sacra e la ricorrenza del terzo Anniversario della fondazione della Confraternita del Santo Sudario- promotrice in Torino di grandi Opere quali la costruzione della Chiesa omonima e nel 1727 dello Spedale dei pazzerelli o Regio Manicomio-richiamò in Pellegrinaggio milioni di devoti da ogni parte d'Italia e d'Europa.



L'Avvocato e Primo Fotografo della SS.Sindone Secondo Pia (1855-+1941)


In quell'occasione fu straordinariamente, per la prima volta, concesso dalla Casa Reale dei Savoia, Custodi del Sacro Lenzuolo sin dal 1453, che la più importante Reliquia Cristiana venisse fotografata dall'Avvocato Secondo Pia (1855-+1941), provetto Fotografo e inconsapevole inauguratore della moderna Sindonologia.  


 
 
Il negativo fotografico realizzato nel 1898 da Secondo Pia relativo al dettaglio del SS.Volto di N.S. Gesù Cristo- dalla Santa Sindone 


Il Santino-Ricordo del Santo Pellegrinaggio, a tre paginette, stampate al recto e al verso, realizzato in tecnica litografica, con inchiostro seppia e oro per i dettagli salienti, fu per il raro avvenimento stampato in migliaia di esemplari dalla Lit.Tipografia Fratelli Bertola di Piacenza e distribuito in Torino dalla Libreria Editrice religiosa Luigi Lupotto sita allora al civico 6 di Via Garibaldi.

 
 
Nella paginetta centrale: il "cuore" del Santino con la raffigurazione in litografia oro e seppia della SS. Sindone e l'Orazione in suo onore
Torino, 1898


Documento importante e a tutti gli effetti oggi, a distanza di oltre un secolo da quel giorno, considerabile storica testimonianza, è al verso della paginetta centrale del Santino l'attenta, minuziosa, e per l'epoca già quasi scientifica, descrizione del Santo Lenzuolo che fedelmente riporto di seguito, senza personali interpretazioni:


La veneranda Sindone è una tela di lino molto fina e morbida intessuta a strisce e, come si dice, damascata.
E' cucita sopra un altro lenzuolo di tela semplice e foderata di seta nera.

Misura m. 4,61 di lunghezza e 1,15 di larghezza.

Il Sacratissimo Corpo di Gesù Cristo (che misura in lunghezza m.1,68) venne adagiato sulla parte inferiore del Lenzuolo e ripiegata la parte superiore sul capo e sino alla estremità dei piedi.

Ne venne che restarono impresse le immagini anteriore e posteriore di Cristo, prodotte queste dal sangue delle molte piaghe, dai balsamici olii ed anche miracolosamente per Divino volere.

Queste due immagini sono leggermente delineate con colore bruno-rossiccio.

Si veggono intorno al capo le stille di sangue prodotte dalla Corona di spine, si scorgono le sopraciglia;
i capelli sono lunghi, sparsi sul dorso ma un poco ammucchiati 
la barba è bipartita, il profilo della Sacra Testa è di tipo Orientale.

Nel costato la piaga è larga quattro dita e si veggono le macchie del sangue che ne uscì misto ad acqua.
Il braccio sinistro è conserto sopra il destro, le mani sono cavalcate non sovraposte l'una all'altra, al terminar del ventre.
Nelle mani appaiono le piaghe.
Veggonsi chiaramente le coscie, le gambe ed i piedi colle relative piaghe.

Lateralmente alle due immagini corrono due linee nerastre intercalate da diverse macchie e ripezzature.

Le macchie provengono dalle scottature e da fumo pel gravissimo incendio avvenuto nella notte dal 3 al 4 Dicembre 1532, nella Cappella e Sacristia annesse al Real Castello di Ciamberì, ove allora si conservava la veneranda Reliquia.

Carlo III il Buono, Duca di Savoia, per accertare i presenti ed i lontani che la Sacratissima Sindone, non fu consumata dal fuoco, pregò il Papa Clemente VII affinché delegasse qualche Vescovo per farne una solenne ricognizione e venisse quindi autenticata.
A tale uopo fu delegato il Cardinale Ludovico di Gorrevad con Breve 28 Aprile 1533.

La ricognizione che fece in compagnia di diversi altri Vescovi comprovò la miracolosa conservazione della veneranda Sindone.

Nella prima paginetta interna al Santino la bellissima Preghiera scritta di suo pugno dall'Arcivescovo di Torino Monsignor Lorenzo Gastaldi (1815- +1883) e dedicata a Maria SS. Consolatrice e l'Orazione al Santissimo Sacramento.

Stampata in verticale, in raffinato inchiostro in oro, nella paginetta centrale, autentico cuore del Santino, la riproduzione litografica della Santissima Sindone e l'Orazione composta in suo onore.

 

©Collezione privata Galanzi


A storica Memoria della medesima Ostensione, disegnata ed eseguita dall'Artista-Incisore A. Layolo, fu stampata in Torino dalla Litografia Doyen di Luigi Simondetti e distribuita con grande successo dalla Libreria Giacomo Arneodo una bellissima cartolina di piccolo formato che venne ampiamente usata all'epoca dai Pellegrini in visita nella Città Sabauda per condividere con Familiari ed amici lontani l'eccezionale Avvenimento.

A distanza di 117 anni da quell'Evento, Torino si prepara per la nuova Ostensione del Sacro Lenzuolo funebre di N.S. Gesù Cristo che verrà esposto in Duomo alla pubblica venerazione dal 19 Aprile al 24 Giugno c.a. contestualmente alla celebrazione del bicentenario- 1815-2015- della nascita di San Giovanni Bosco.

Paola Galanzi


martedì 17 marzo 2015

Iconofilia e Cultura::i Santini e le Immagini devozionali anonime


S. Angela Merici
Insegnante e Protettrice della Gioventù
 
Pregevole incisione su carta a vergelle, colorata a mano e illuminata nei dettagli in oro
 
Artista-Incisore Anonimo
Area Bavarese, secolo XVIII
 
Collezione privata Michele Fortunato Damato- Barletta


Nell'oltre mezzo millennio della massiva produzione di Immagini a carattere sacro, stampate su carta e su pergamena, destinate alla pietà popolare, capitò non di rado che Artisti-Incisori- senza alcuna distinzione tra minori e Artisti di rilievo e di già consolidata fama internazionale-non firmassero la lastra, lasciando involontariamente in eredità ai posteri una vexata quaestio attributiva, il più delle volte, di tutt'altro che semplice soluzione.

Critici ed Esperti d'Arte si sono nei secoli confrontati sull'argomento, e spesso nondimeno vivacemente scontrati, avanzando ognuno di essi ipotesi e formulando teorie personali destinate a perdersi in fatui contraddittori paralleli, senza mai raggiungere un chiarificatore ed illuminante punto d'incontro. 

Questo apparentemente inspiegabile, strano fenomeno- se ci si pensa, a unico detrimento dell'Artista e del suo faticoso lavoro-fu comune e caratterizzante di un numero elevato di Immagini devozionali e Santini in xilografia del 1500 e del secolo successivo così come pure riguardò immagini sacre calcografiche dalla prima metà del 1600 sino e per tutto il secolo XVIII.

Non di rado capita anche oggi, all'Antiquario così come al Cultore di antichi Santini, di imbattersi con sorpresa in bellissime incisioni a soggetto sacro, incise a bulino su legno o su lastra in rame, di particolare pregio e rara definizione,
totalmente prive di indicazioni di paternità.

E' osservabile a tal riguardo che, tra la molteplice varietà di congetture possibili la prima e più elementare- e spesso la più comune ed attendibile- è quella che addebita ai due fattori dell'uso e del Tempo la patìta, graduale scoloritura, sino al completo dissolvimento, della firma originariamente presente.

Si noti altresì come la porzione in cui compare la firma dell'Incisore, nella maggior parte dei casi, nel margine inferiore, a destra, della stampa, corrisponda proprio al naturale ed istintivo primo punto di contatto con la mano.

Nel fattore "uso" sono da includere anche una certa disattenzione ed incuria nella conservazione: nell'esposizione, ad esempio, della stampa alla luce diretta o all'umidità, che, oltre ad essere i principali agenti causali, responsabili della formazione di spore fungine e muffe, ne segnano, talvolta, inevitabilmente l'alterazione dei colori presenti sino alla progressiva, totale decolorazione.

Altra supposizione, per quanto apparentemente bizzarra, assai verosimile, è da riferirsi alla naturale stravaganza degli Artisti di ogni tempo che, per la nota loro geniale capricciosità, non contenti del lavoro finito,  abbandonandolo, decisero volontariamente di consegnarlo orfano ai posteri.

Queste sono, dunque, alcune ipotesi.

In taluni casi, come ad esempio su molte Immagini a carattere religioso stampate e diffuse dalla da me ammirata e celebratissima Stamperia Remondini di Bassano del Grappa, dalla seconda metà del secolo XVII sino quasi alla fine del successivo, è noto come sia ricorrentemente non presente il nome dell'Incisore. 
A tal proposito si badi bene che il discorso non è riferito solo alle stampe cosiddette popolari, ritagliate grossolanamente a mano dai Tesini che le diffusero in tutte le Città e per i sentieri del Mondo, bensì alle stesse stampe definite fini nel Catalogo dei celebri Stampatori Veneti.

Una politica gestionale e commerciale dell'Azienda? Conoscendone la Storia sono personalmente portata a crederlo, senza escluderlo minimamente.

A suffragio di quest'ultima ipotesi sono i noti, non sempre idilliaci rapporti tra i Remondini ed il Personale alle loro dipendenze, nella fattispecie, Incisori e Tesini.

Lo stesso carteggio privato di Suor Isabella Piccini (1644-1734), Incisore per molti anni al servizio degli Stampatori Bassanesi, evoca chiaramente delle tensioni esistenti nel rapporto di collaborazione.

In Europa, nell'era della Prima Rivoluzione Industriale, tra l'ultimo ventennio del 1700 ed il 1830, con l'avvento della stampa di Santini in siderografia-incisione su lastra in acciaio- e cromolitografici, il raro fenomeno divenne consuetudine, stabilendo così dall'eccezione la regola.


 

Il dolce Bambino Gesù e la sua Croce
 
Raro e bellissimo Santino in siderografia "vestito" in raso e lustrini in oro e argento
Editore: Benzinger in Einsiedeln 
 
Epoca: seconda metà sec. XIX ca.
Collezione privata Galanzi


Difficilmente si leggerà infatti nella produzione di Santini di varie tipologie dell'epoca suddetta il nome dell'Incisore; solo quello dell'Editore, completo di indirizzo della Sede e, in alcuni casi specifici, con l'eventuale, distintivo titolo di Editore Pontificio, sarà citato.

 

Dettaglio evidenziante i nomi del Pittore dell'Opera- a sinistra-e quello dell'Incisore-a destra,
seguiti inferiormente dai dati della Casa Editrice



L'Editore Benzinger con sede in Einsiedeln (Svizzera) e rari altri, prevalentemente di area Austriaca e Tedesca, eccezionalmente, in alcuni Santini lo indicarono congiuntamente al nome dell'Artista che dipinse originariamente l'Opera Sacra riprodotta nell'incisione.


Paola Galanzi

lunedì 9 marzo 2015

L'Architettura al servizio della Religione: la Maison Turgis e la sua evoluzione a Editore Pontificio attraverso le storiche Sedi, nel cuore antico della Ville Lumière del secolo XIX


Crux Ave Spes unica !

Sobrio e nel contempo raffinato Santino "a edicola" in cromolitografia, con sfondo in velluto color porpora
 
Editore: Turgis Jeune à Paris
Manoscritto in inchiostro al verso "16 Mai 1840"
 
Collezione privata Galanzi


La Maison Turgis, tra i più celebri Editori di Santini cosiddetti sansulpiciens di Epoca Romantica, venne fondata nell'anno 1820 da Jean Baptiste Turgis, originario della Regione Francese della Normandia, che inizialmente elesse a Sede della propria Azienda un importante edificio sito nella celeberrima Rue Saint Jacques, cuore pulsante della produzione di Santini e articoli religiosi ad essi collegati quali libri di preghiere, Ricordi di Prima Comunione, Luttini, celebri e suggestive Viae Crucis, Rosari, medagliette religiose e scapolari.

Alla morte del fondatore, nel 1825, la Vedova Turgis cambiò sede alla Casa Editrice trasferendola in due distinti edifici siti nella limitrofa Rue Serpente

Scomparsa la madre successe nella gestione dell'importante Maison il figlio Louis, che trasferì nuovamente la sede in altra, importante via centrale: Rue des Ecoles al civico 80. -A questo proposito, fa notare la grande Studiosa Dolores Sella, al verso di alcuni Santini è talvolta presente il civico 60. -
 

 
55, Rue Saint Placide à Paris

Il civico 55 di Rue Saint Placide, a pochi passi dalla storica Place Saint Sulpice divenne a fine secolo, nel 1896, la nuova sede della Maison Turgis, passata oramai alla gestione dei nipoti dell'originario fondatore, i figli di Louis.

L'anno suddetto per la Casa Editrice Francese fu anche quello del raggiungimento dell'ambìto titolo di Editore Pontificio.

E' dello scrittore polemista Francese Léon Bloy (1846-+1917) la coniazione, proprio in quell'anno, del termine "sulpicien" criticamente riferito all'enorme quantità di "chincaglieria religiosa" smerciata appesa alle catene, all'esterno delle Case Editrici di Santini.




Joris-Karl Huysmans

 

Joris-Karl Huysmans, (1848-+1907), celebre ed illuminato scrittore Cattolico Francese di origini Olandesi, solo qualche anno più tardi, sulla scia del Bloy, additerà con aspra critica il frenetico commercio di Santini e materiale devozionale di ogni genere in tutte le Botteghe di Editori e commercianti di stampe religiose, disseminate, quasi senza soluzione di continuità, lungo la Rue Saint Sulpice, ravvisando in esso la "presenza del diavolo in persona".


L'edificio di Rue Saint Placide si raddoppia intanto con uno gemello- separati internamente da una corte centrale - sorto sulla medesima particella al civico 24 di Rue du Regard, al posto di una Bottega di strumenti musicali, ad opera dell'architetto Edouard-Lucien Perronne.


 



Entrambi gli immobili di proprietà dei Fratelli Turgis, sia quello di Rue Saint Placide che l'altro di Rue du Regard, testimoniano il perfetto mélange di due distinti stili architettonici: quello tipicamente industriale inferiormente e quello haussmaniano superiormente al mezzanino.

Per ben riempire di luce gli ambienti destinati all'incisione di litografie e alla loro colorazione l'architetto Perronne creò, sia al piano terra che nell'interrato, delle ampie vetrate baie appoggiantisi su una armatura metallica.

"Volendo tuttavia conferire all'aspetto esterno un certo carattere di solidità che i pali in ferro avrebbero non sufficientemente garantito " l'architetto " le sostituì con dei massi squadrati in marmo sormontati da capitelli con basi in fusione, completate superiormente da un supporto in lamiera destinato a sostenere l'intera facciata superiore" così come specificato nella Rivista La Construction moderne del 1899.

 
 
Superiormente ai locali specificamente adibiti al lavoro litografico e di stampa erano siti gli appartamenti privati, residenza della Famiglia Turgis, e altri occupati da loro affittuari.


L'anno 1932 segna la tappa fondamentale della chiusura definitiva della celebre Casa Editrice Parigina per la spontanea decisione degli stessi Fratelli Turgis di infine ritirarsi a vita privata, con la dismissione e la conseguente vendita in blocco di tutto il materiale di loro proprietà- circa 10.000 pietre litografiche e tutte le stampe, rimanenza di magazzino- così come specificano Pierre-Louis Duchartre e René Saulnier nell'Opera L’Imagerie parisienne (éd. Gründ, 1944).

Lo storico civico 55 di Rue Saint Placide a Parigi ha successivamente accolto un'altra Bottega di Articoli Religiosi, "Au Lys de Pâques"- ovvero "Al Giglio della Pasqua"- quindi le Edizioni Bourrelier, Casa specializzata in testi di Pedagogia. prima di essere definitivamente travolto dal lusso, similmente a diversi altri indirizzi di Saint Germain des Prés.

Autore: Dr. Denis Cosnard- Traduzione a cura di Paola Galanzi

Mes compliments les plus vifs joints aux rémerciements les plus sincéres à Monsieur le Docteur Denis Cosnard, Economiste, Ecrivain et brillant Journaliste Le Monde

Son Blog personnel sur les anciennes usines de Paris: http://lafabriquedeparis.blogspot.fr/


mercoledì 4 marzo 2015

I rari e ricercati "Santini" manufatti dell'Epoca Biedermeier (1815-1848)


Raro e prezioso Freundschaftsbillett augurale di Battesimo
 
Artista-Editore: Johannes Josef Endletsberger
 
Austria, 1830 ca.
 
Collezione privata-per gentile concessione al Blog



Ignorata da molti Collezionisti, in particolar modo Italiani, la rara tipologia di cui oggi tratteremo rappresenta un breve seppur fondamentale "intermezzo" nella Storia degli antichi Santini.

Tipica e intensamente identificativa di quel trentennio propedeutico e fondamentale per la preparazione dell'Europa intera agli illuminanti ideali del Romanticismo portati avanti con Fede assoluta dall'illustre Filosofo Francese François Réné de Chateubriand, la produzione e la successiva diffusione di questi rari e particolari manufatti ebbe originariamente Patria nella Bassa Austria, per la precisione nella città di St. Pölten.

Qui nacque infatti nel 1779 Johannes Josef Endletsberger, un abile ed eclettico Artista ed Incisore, destinato presto a diventare l'incontrastato "Fabergé della carta".

Esperto Incisore di monete e medaglie, precisissimo ed assai stimato nel suo lavoro, J.J. Endletsberger lavorò sin dall'anno 1800 presso le Zecche di Stato di Vienna e di Praga.

Collezionista lui stesso di importanti incisioni a carattere sacro e profano firmate dai più noti nomi dell'Arte calcografica Italiana ed Europea, dal naturale amore per le carte antiche, sospinto e sublimato dalla fresca ventata di Rinascita successiva alla caduta napoleonica ed al suo buio razionalismo, fu ispirato a dare avvio alla creazione di splendidi- ed oggi ricercatissimi, soprattutto dai Collezionisti Austriaci e Tedeschi- Biglietti di Amicizia- Freundschafsbillett-  noti anche con il nome di Freundschaftsgabe o Doni d'Amicizia.

 

Freundschaftsbillett firmato J.J.Endletsberger- suggestivo dettaglio
 
si noti la ricercata bellezza delle figure ricoperte da preziosa porcellana dipinta a mano e dettagli iconografici in oro
 
 

Perfettamente inseriti nel contesto di lenta ma inarrestabile Rinascita culturale e spirituale anticipatrice dell'Epoca Romantica- a tratti sommessa e prudente per la severa Censura imposta dai Governi Austriaco e di Prussia nel timore che gli ideali rivoluzionari Francesi potessero ancora attecchire negli animi della ricca, emergente classe Borghese- i Freundschatsbillett, dedicati all'Amicizia e all'Amore, iniziarono a divenire il principale mezzo di comunicazione scritta per stilare struggenti Dichiarazioni di amore eterno e proposte di Matrimonio, per gli Auguri di Nuovo Anno, per i Compleanni ed i Battesimi e per qualsiasi altro Messaggio, anche subliminale, che dovesse essere comunicato a familiari così come ad amici.

Sin dall'anno 1784, dunque ben prima della nascita del grande Artista Austriaco, anche e soprattutto grazie ad una politica di sostegno all'economia artigianale promossa da Giuseppe II, Imperatore, Arciduca d'Austria, Re d'Ungheria e Boemia, con l'esplicito embargo per le importazioni del genere, cominciarono a fiorire in Austria e nella vicina Boemia Botteghe artigiane dedite alla creazione di pregevoli e bellissimi Freundschaftsbillett.

Verso la prima metà del secolo XIX si arriva a contare tra Vienna e località limitrofe ben 40 diverse Botteghe Artigiane dedite alla creazione di questi autentici, piccoli Capolavori manufatti.

Realizzati su basi in carta pregiata, arricchiti da elaborate decorazioni in preziosa porcellana e lamine in oro goffrate applicate à collage con l'incantevole, rivoluzionario effetto finale quasi tridimensionale, dipinte a rapidi e precisi tratti con vivi colori atti a garantire quasi un "soffio vitale" all'importante Messaggio d'Amore e d'Amicizia di cui erano forieri, talvolta-negli esemplari più preziosi- per così dire ombreggiati da delicate, fitte retine in seta conferenti il ricercato effetto stereoscopico, i Biglietti d'Amicizia con le didascalie scritte in elegante grafia, proprio per la laboriosa tecnica, rigorosamente ed interamente realizzata  a mano che li contraddistinse, registrarono nell'anno 1825 il prezzo record per l'epoca di ben 20 Fiorini d'oro cadauno.

La produzione esclusiva di Johannes Josef Endletsberger si distinse tuttavia da subito nel ricco Mercato cartaceo Viennese, non solo per la saliente raffinatezza delle immagini ma anche per il pregio e la rarità dei nobili e costosi materiali impiegati per le decorazioni: sottili ed elaborate garze intessute con autentici fili di seta, piccoli decori in ottone, fili d'oro e d'argento, mica, sottilissima sabbia iridescente mista a microscopici frammenti in vetro, tartaruga, avorio, preziosissime e rare perle naturali così come pure paglia e muschio.

 

Santino a incisione al tratto e al puntinato decorato con lamina d'oro goffrata a pressa
Artista-Incisore e Stampatore: Sigmund Rudl
 
Praga, 1850 ca.


Coevi alla ricca produzione di Santini xilografici colorati a mano nella Bottega dei Koppe a Praga ed imitati o comunque ispiratori degli eleganti Santini decorati con foglia oro goffrata a pressa firmati dall'Incisore Praghese Sigmund Rudl, i Freundschatsbillett Austriaci stimolarono ed orientarono la produzione in Francia a cura dell'Editore Breval di Parigi di similari santini, sempre per lo più a carattere profano, con l'innovativa tecnica dell'applicazione à collage di paesaggi e/o scene miniaturizzate realizzate con la mirabile tecnica dell'intaglio su sughero, illuminato qui e li da polvere iridescente di sabbia commista a minuscoli frammenti di vetro.




Ne m'oubliez pas (non scordatevi di me)

Raro santino profano con collage di Miniatura su sughero e polvere iridescente
 
Editore: Breval à Paris
 
Francia, 1850 ca.

Oggi, nel XXI secolo, le Opere del grande Artista Austriaco J.J.Endletsberger sono gelosamente conservate nelle vetrine blindate dei più importanti Musei d'Europa e d'America.

Eccezionalmente provenienti da Collezioni private e raramente offerti presso Case d'Asta tra le più quotate del Mondo, sono stati in passato aggiudicati per cifre esorbitanti, fino ed oltre i 2000 euro, equiparabili dunque alle attuali quotazioni medio/alte di Canivets manufatti di provenienza conventuale di alta fattura.

Diffidate, tuttavia, con attenzione dalle imitazioni: gli autentici Freundschatsbillett di Johannes Josef Endletsberger recano immancabilmente la sua importante firma in monogramma I.E.


Paola Galanzi