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UN CORDIALE BENVENUTO NEL SALOTTO VIRTUALE DEI CULTORI DELL'ICONOFILIA, LO STUDIO ED IL COLLEZIONISMO DEI SANTINI E DELLE ANTICHE IMMAGINI DEVOZIONALI





domenica 25 aprile 2010

L'ABC dell'Iconofilo: Impariamo a conoscere come nacquero i nostri Santini ed Immagini devozionali:le Tecniche di stampa:la xilografia

Il "Tesino"- in Francese "Colporteur", figura-chiave della diffusione dei Santini popolari in Europa, dal sec.XVI al sec.XIX-
Trionfo di xilografie ed incisioni su rame colorate a mano dei secc.XVI, XVII e XVIII; tra essi sono presenti ben tre Santini prodotti dalla celebre Stamperia Remondini di Bassano del Grappa
(Collezione privata)






Le origini della xilografia,(etim.dal greco classico: xýlon, "legno" e gráphein, “scrivere”) ovvero l’antichissima tecnica di stampa realizzata da incisioni su matrici in legno, si perdono in Oriente sin dall'antichità remota, ove tale procedura venne usata per la realizzazione di decorazioni su stoffe e tessuti pregiati.
In Italia, l' invenzione della carta, realizzata con il procedimento di macerazione meccanica di "stracci" di lino e canapa, e l'avvio a Fabriano nel 1276 della prima Cartiera, che brevettò contestualmente l' invenzione della filigrana sui fogli- avete visto alla SEZIONE VIDEO qui sul Blog l' interessante filmato?- pare che diede inizio sin da allora alla realizzazione delle prime rudimentali Immagini devozionali con la tecnica suddetta.
Documentatamente "La Sainte Vierge" (la Santa Vergine), conservata al Museo Nazionale di Bruxelles in Belgio databile del 1416 - A.Vircondelet- "Le monde merveilleux des IMAGES PIEUSES" - il "San Cristoforo", attualmente conservato nella Biblioteca John Rylands di Manchester, nel Regno Unito, databile del 1423, e la bellissima Madonna conservata nel Duomo di Forlì e databile del 1429-Dolores Sella- "Santini e Immagini devozionali in Europa dal secolo XVI al secolo XX" - rappresentano di fatto le più antiche Immagini di devozione realizzate su carta con la tecnica xilografica giunte sino a noi.
A parte sparute e rare testimonianze indicanti il secolo XIII, noi possiamo con certezza affermare che fu nel sec.XV che la xilografia trovò enorme riscontro e popolarità tra gli stampatori nello scenario Europeo della vasta produzione di Santini ed Immagini religiose di tipo popolare, caratteristiche per le ridotte e talvolta piccolissime dimensioni- (eccezion fatta per le magistrali e splendide Immagini devozionali firmate in Germania dagli illustri Artisti Rinascimentali Albrecht Dürer (Norimberga,1471-1528) e Hans Holbein (Augsburg,1460-1528)- e per il noto e limitato pregio estetico-artistico.
Sempre Alain Vircondelet, Studioso e Collezionista Francese, nell'opera summentovata non manca di informarci di come inevitabilmente l’avvento di tale “novità” in campo tipografico diede inizio a vere e proprie guerre di quartiere tra gli stampatori, che ben lieti accolsero l’ importante “frutto“ del progresso, ed i Miniatori itineranti laici.
Nello specifico il Vircondelet ci riferisce in particolare di un vero e proprio “feroce ostracismo” da parte delle Corporazioni dei Miniatori laici, che addirittura portò –pur in una brevissima parentesi storica dell’ epoca- “al divieto imposto agli stampatori francesi di avvalersi della nuova tecnica”, costringendo i titolari di Stamperie laiche come pure i Monaci di Abbazie e Conventi a produrre Immagini devozionali realizzate con tale innovativa tecnica in condizioni di assoluta clandestinità e con diffusione limitata all’ interno degli stessi Monasteri e per uso unicamente personale.
Come anzidetto, di ridotte dimensioni, spesso- soprattutto nel sec.XVI- di grandezza non superiore ad un francobollo, vennero colorate a mano, sommariamente, con l’ausilio di specifiche “mascherine” dai quattro colori prestabiliti nel giallo-ocra, rosso, verde-oliva e blu intenso.
I Santi celebrati, stampati in grande numero su un unico “foglio” (in Francese “planche”) venivano successivamente affidati- ricordate la figura caratteristica dei “Tesini” e degli “Schiavoni” nell’articolo dedicato ai Santi dei Remondini qui sul Blog ?- ad operosi ed instancabili mercanti itineranti al soldo dello stesso stampatore, talvolta – anche se più di rado- autonomi.
In Francia vi furono i famosi “Colporteurs” cosiddetti, che per mestiere assolsero a questa importante funzione catechetica.
Caricandosi di enormi quantità di “fogli” arrotolati con le Immagini dei Santi, attraverso lunghi e non confortevoli viaggi affrontati in dorso a pazienti muli, attraversarono a quei tempi interi territori dell’ Europa, giungendo infine, dopo marce forzate di mesi, alle mete di destinazione in villaggi e città.
Qui, nei mercati e nelle fiere o, comunque in occasione di qualunque altro evento o manifestazione ad alta presenza popolare, ecco che aprendo le loro grandi cartelle di cuoio tenute a tracolla e vociando a squarciagola per attirare l’attenzione dei presenti nel brulichio confusionario ancora oggi tipico dei nostri Mercati all’aperto, proponevano questo o quell’altro Santo, a seconda della devozione e del gusto personale, nondimeno in relazione all’area geografica ospitante.
A tal proposito, è proprio grazie ad una xilografia del XVI secolo, conservata alla Bibliothéque Nationale di Parigi - documento unico e straordinario !- e riprodotta nell’ immagine che correda questo articolo, che ci è dato di conoscere materialmente la figura francese del “Colporteur”, da cui i nostri “Tesini” al soldo dei Remondini di Bassano del Grappa non dovettero sicuramente discostarsi di tanto….
Di costi, come è intuibile, bassi e bassissimi e dunque da chiunque sostenibili, una volta trovato l’ acquirente interessato, il “Colporteur” svolgeva bene il “foglio” e con l’ausilio di grandi forbici provvedeva a ritagliare il Santo od i Santi da esso prescelti, concludendo infine con reciproca soddisfazione la sudata vendita.
Tale sistematica procedura spiega infatti senza lasciare dubbi in merito il contorno spesso irregolare dei Santini popolari dei secc.XVI-XVII e XVIII, con particolare riferimento ai famosi e ricercatissimi Santi dei Remondini di Bassano- di cui tre begli esemplari del sec.XVIII, appartenenti a una Collezione privata sono visibili nell’ immagine in alto.
Dotati di un fiuto raro nel “concludere affari” - potenza dell’ istinto primordiale di autoconservazione !- come “maghi” saltimbanchi, appostati di buon' ora davanti a Chiese e Santuari o nel “cuore” strategico delle piazze, – sicuramente con grande gioia e divertimento dei bambini !- dalle loro grandi cartelle e cassette portate a tracolla, insieme ai Santini, tiravano fuori di tutto: medaglie, medagliette, rosari, scapolari e crocifissi, non di rado statuette che instancabilmente proponevano all’uno e all’altro attirandone con buffo e simpatico proporsi l’attenzione.
Abbigliati in modo originale, nelle “esibizioni” istrioniche con le quali si guadagnavano da vivere, persino dal cappello- imboscati tra le allegre piume di fagiano infilate sulla tesa- estraevano i Santini colorati, così tanto amati dal popolo e dalla gente semplice……..bello, il Mestiere del “Colporteur”!

Dopo questa mia personale parentesi introduttiva passiamo ora alla parte tecnica vera e propria, esplicativa della procedura della xilografia, che demando, grazie alla squisita disponibilità e collaborazione della Galleria d’Arte ed Associazione Culturale “Il Torchietto”, nella persona del Dottor Massimo Riccobono, alla professionalità di autentici “addetti ai lavori ”.
Prendiamo quindi comodamente posto nel nostro “salotto virtuale” ed ascoltiamo con attenzione in cosa “tecnicamente” consistette tale procedura che iniziò per la prima volta a creare, ben 5 secoli secoli addietro, milioni di Santini diffusi in tutta Europa.


Procedimenti e tecniche di stampa:
Tecniche grafiche: la xilografia
La parola grafica abbraccia sia il campo della stampa che quello del disegno, ma nel linguaggio cor­rente la si usa quasi esclusivamente per indicare l'assie­me dei mezzi di espressione artistica legati alla stampa.
La xilografia appartiene alle cosiddette "
Incisioni a rilievo".
Dal greco, (Xilos = legno e grafia = incisione, scrittura) la parola stessa ci indica che il supporto usato è una lastra di legno ben stagionato, preferibilmente il pero; il procedimento per la preparazione del supporto di stampa è quello di asportare dalla superficie del legno tutte quelle parti che non dovranno essere inchiostrate e che nel foglio appariranno bianche.
Con dei bulini, delle lame, delle frese, si eliminano le varie parti della lastra inutili e viene lasciata in rilievo soltanto la superficie da inchiostrare.
Cosi come avviene con il "timbro" le parti in rilievo depositano l'inchiostro sulla carta per mezzo di un torchio che esercita una pressione molto leggera.
Questa è forse una delle più antiche tecniche grafiche in uso sin dal 1300 circa.
Variando solo il supporto, invece del legno il lino­leum, si ha la linoleografia.È una tecnica che viene usata soprattutto perchè la superficie da incidere è molto malleabile e permette risultati più facili da conseguire.
Nel 1958/60, Picasso presentò una serie di 45 linoleografie a colori, ottenute con un procedimento innova­tivo, in quanto riuscì ad utilizzare una sola lastra, parten­do da colori di fondo ed asportando dei particolari, ad ogni passaggio di colore.

sabato 24 aprile 2010

Il Collezionismo dei Santini nel Mondo: Holy Card Heaven, una grande passione alla luce di una Fede autentica negli U.S.A.

Le porte del Paradiso si apriranno alle Anime Cristiane purificate dalla Carità
Sublime simbolismo dell' Essenza della Fede Cristiana
Raffinatissima siderografia acquarellata a mano su base con cornice finemente trinata a punzone e a pressa- Editore: Maison Basset à Paris- Francia, prima metà sec.XIX
(Collezione privata Holy Card Heaven)



Da oltre 10200 km. di distanza dall’ Italia, sembra di vederli i cari Amici e Collezionisti Victoria e Alan, che dagli Stati Uniti d'America, con un grande ed amichevole sorriso muovono la loro mano per salutarci ed augurarci il più caloroso Benvenuto.Con emozione da tempo attendono infatti la nostra visita, per poter anche loro raccontarci la Storia della loro passione e condividerne entusiasticamente con tutti noi la bellezza, rivelata dai loro delicatissimi Santini, scelti con gusto finissimo e grande sensibilità.
"HOLY CARD HEAVEN" (“Il Paradiso dei Santini”) è il loro bellissimo Sito- davvero unico del genere !- dove con generoso spirito fraterno condividono con noi e con i Collezionisti di Santini ed Immagini devozionali di tutto il mondo, la loro elegante e raffinata Collezione di Santini d’epoca- in particolare “merlettati” del sec.XIX.

Nell’ invitarVi a visitare il loro Sito- non dovrete bussare, perché la porta è sempre aperta !- Vi lascio ora in loro compagnia, per ascoltare direttamente la bella testimonianza della Storia della loro Collezione…….



The Story of our Holy Cards’ Collection

One of my favorite holy cards says simply, "Heaven is the home of loving souls." In a way, an album of holy cards is like a little heaven; the truth that inspired the cards greets us anew with each tender image, and we feel at home. Little by little we hope to bring together a collection of this gentle faith art for the delight and comfort of any loving soul who happens by.
This gentle art can be used to enter safely into the inner landscape allowing its imagery to guide the soul. Visual poetry employing symbol and metaphor as carriers of meaning, the path to which we are invited is always one in which God's own Love leads the way. The depiction of persons is Eurocentric, but the symbols in the early holy cards are universal and inclusive: the image of the heart as the symbol for divine love, the image of the small bird as a metaphor for the human soul, the living water, the garden enclosed, the door that opens into Light... through visual poetry the early holy cards continue to speak a language that reaches across the barriers of time and space and can be received by everyone.
Asked to choose our favorite holy card my husband and I picked one that illustrates the hope we hold as Christians that "the door to heaven will be opened to the soul refined by love". The card illustrates these words with an engraving of the little dove drawn to the Uncreated Light and the great mystery of Trinitarian love.
Lots of Love and Peace to all the Holy Cards’ Collectors and Readers in Italy ! With True Friendship from America,

Victoria and Alan

martedì 20 aprile 2010

Iconofilia e Cultura: Santini ed Immagini devozionali del secolo XIX: Praga, “fucina” indiscussa di uno Stile inconfondibile e caratteristico di un’ Epoca




Straordinaria Galleria di Santini e Manufatti Praghesi del sec.XIX
La realizzazione è stata resa possibile grazie alle esclusive e rare Immagini dei Collezionisti: Domenico Vella, Dr.Carluccio Frison, Ing.Ermanno e Serena Raio.
Grazie di Cuore per il Vostro entusiastico apporto e la Vostra calorosa ed Amichevole partecipazione a questo articolo !


L’Epoca Biedermeier cosiddetta, che prese nome dallo stereotipo immaginario del tipico rappresentante dell’ emergente piccola Borghesia- operosa ed amante di uno Stile nuovo improntato alla sobrietà e quasi agli archetipi dei valori tradizionali della Famiglia e delle piccole comodità, abbracciò il periodo storico dal 1815 al 1848.
Fu proprio sotto l’egida distintiva di tali valori, così come proclamati dal clima della Restaurazione francese, il cui eco si era propagato rapidamente in tutte le regioni dell’ Europa centrale ed oltre, che Praga divenne il “cuore” centrale di una ricca e specifica produzione di Santini ed Immagini devozionali, destinati a segnare indelebilmente un’epoca e- inevitabilmente- a perpetrare alla gloria i nomi delle dinastie dei più valenti incisori e stampatori locali.
Attraverso le Immagini di devozione si tramandano in “grande Stile”, principalmente, i luoghi sedi di importanti Santuari Mariani e meta di costanti e massivi Pellegrinaggi di Boemia, Austria e Germania meridionale (in particolare Baviera).
I più noti editori di queste Immagini devozionali che caratterizzarono quel tempo furono gli incisori su rame Wenzel Hoffmann (1788- 1850), Sigmund Rudl – vedi articolo specifico a lui dedicato qui sul Blog- Franz Maulini (1817-?) ed il grande incisore-commerciante Johannes Pachmayer.
Contrariamente a Sigmund e Joseph Rudl, che erano figli di un piccolo possidente terriero di Renzen –nella regione di Königgrätz (Hradec Králové in ceco), Wenzel Hoffmann- che sempre grazie allo Spamer sappiamo si sposò nel 1810 ed ebbe nello stesso anno due figli gemelli e che oltre alle Immagini devozionali incise su rame si dedicò anche alla produzione di immagini profane a sfondo politico- e Franz Maulini furono “Figli d’Arte”; il padre di W.Hoffmann, Anton Hoffmann, fu lui stesso uno stimato incisore che da Kukus (Cecoslovacchia) si trasferì a Praga insegnando ai figli il proprio mestiere.
Franz Maulini- ebbe la fortuna di ereditare dal padre Dominique la bellissima casa di Smichow sul fiume Moldava, nell’ immediata periferia di Praga e con essa la già avviata Casa Editrice che ne portava il nome e che si rese famosa per la ricca produzione di Immagini devozionali così come pure per i biglietti augurali ideati per le principali ricorrenze e Celebrazioni Cristiane e non per ultimo anche per i famosi e molto in voga all’ epoca – a Praga, in Austria e Germania- “Spiegelbilletten” (lett.: “biglietti o Immagini “allo specchio”).
Lo Spamer ci informa che “vendere le succitate fu l’impegno principale della sua attività”.
Dell’incisore e commerciante di Santini ed Immagini devozionali Johannes Pachmayer sappiamo poco, ma sempre lo Spamer- nostra principale ed unica autorevole “fonte”- sottolinea che proprio questo grande Incisore praghese ebbe il primato nella nazione nell’esportazione ovunque in Europa, (compreso in Italia) delle Sacre Immagini che, in particolare ed in maggior quantità, vendette e diffuse però con testo in lingua Olandese e Fiamminga.
Tutti questi grandi Editori divulgarono Immagini devozionali in “Fogli” o“Tavole” (in Tedesco: Blätter, corrispondente al termine francese "planche”) in lingua Tedesca e Ceca che vennero sistematicamente ed abilmente copiati da altri Editori Austriaci e Boemi, quali: Franz Barth a Vienna, B. Geiger a Graz, V. Mahrle e F.Patzak a Königsgrätz, Joseph Nowohradsky a St. Pölten, Franz Pischel e Franz Glaser a Linz, (solo per citare i principali) la cui produzione fu assolutamente sull’ impronta dello “Stile Praghese” cosiddetto.
Ed il grande successo dei “Santini di Praga”, nati senza alcuna pretesa artistica, consistette proprio nell’ enorme e totale consenso che essi ebbero sia tra la nuova, emergente Borghesia- peraltro piuttosto bigotta- caratterizzante l’ Epoca Romantica, sia tra gli stessi contadini di Fede semplice ma genuina che numerosi popolavano le campagne.
Diverse sia per tipologia, sia nella forma ed anche nella colorazione, le più accurate ed apprezzate- indistintamente a tutti i livelli - le produsse e firmò Johannes Pachmayer verso la fine degli anni 40 del 1800.
Le sue Immagini devozionali più amate furono tuttavia una serie incisa su rame al tratto e al puntinato e colorate a mano con tinte particolarmente delicate.
Sigmund Rudl e Fanz Maulini si dedicarono più espressamente alla produzione di Santini su carta dal famoso “bordo dorato” (in Tedesco: “Goldpapierumrandungen”) o anche “ a libretto” – le famose e ricercate “Klappbild”- nelle quali, oltre all’Immagine del Santo o della Santa celebrati, immancabilmente veniva fatta seguire una preghiera solitamente molto bella e “toccante”.
L’insieme di tutte queste tipologie specifiche e ben distinte furono di fatto le Immagini devozionali più famose e diffuse caratterizzanti l’Epoca Biedermeier, anche se il primato indiscusso lo ebbero senzaltro quelle realizzate con la tecnica dell’ “acquatinta” ( in Tedesco: “Aquatinta-Manier”) e dell’ “acquaforte” (in Ted.: “Radierung”).
Negli anni 40 e 50 del sec. XIX oltre ai “bordi” o “cornici” in oro ed ai Santini con le bellissime immagini “a rilievo” interamente in oro, si diffuse in modo particolare la moda dei Santini “stampati” su carta lucida di elegante color avorio ove il Santo veniva “esaltato” dalla ricca “cornice” a decorazione floreale colorata a mano e “illuminata” con abili pennellate di albume d’uovo o “lacca di Cina”, che rappresentando uno Stile nuovo ed originale fu “sposato” con grande entusiasmo da tutti gli Editori Praghesi: Wentzel, W. Morak (1817-?), Hora, Joseph e-probabilmente il di lui fratello- Leopold Koppe.
Questi ultimi due in particolare produssero e firmarono anche le “Gelatine-Bilder” ossia i “Santini di gelatina”, solitamente di piccolo formato, con stampa in oro ed argento.
Lontana dai succitati Stili fu invece la produzione di Santini di Martin Hegenwald e G.Stöbler- del primo si veda la rara e bellissima Immagine colorata a mano annessa a questo articolo- che negli anni 30 e fino agli anni 50 firmarono Santini incisi su lastra d’acciaio e- nella maggior parte dei casi- in bianco e nero.
A partire dagli anni 50 ed in particolare dal 1860 lo Spamer ci informa di un calo nella produzione Praghese forse determinato dal trasferimento in Boemia delle più importanti Case Editrici che- prendendo esempio dai grandi Editori Parigini quali Bouasse-Lebel, Dopter, Basset, Letaille e Boumard, etc.-all’avanguardia in Europa già ed in special modo dal 1840 con la produzione innovativa dei “Santini merlettati” o “canivets meccanici” cosiddetti.- abbacciarono anch’essi l’ormai innovativa e ben più conveniente tecnica dell’ incisione su lastra d’acciaio, che, come ben sappiamo, diede il via alla produzione su vera e propria “scala industriale” di meravigliosi Santini diffusi in tutta Europa e apprezzatissimi persino in America.
Parallelamente alla vasta produzione firmata dagli Incisori e dalle Case Editrici, Praga fu anche incontrastato crogiolo nei suoi Conventi e Monasteri delle meravigliose ed oggi assai ricercate - con quotazioni difficilmente inferiori ai 120 Euro “a pezzo”- Immagini devozionali manufatte celebranti l’antico culto- databile di epoca Barocca- del Miracoloso Gesù Bambino, approdato in Cecoslovacchia con la piccola Statua in cera che lo raffigurava addirittura proveniente da un antico Convento Carmelitano della Spagna.
Realizzate su base in carta o pergamena ed abbellite con la tipica “puntinatura ad ago” (tecnica chiamata "picotage” in lingua Francese) furono un paziente e pregevole lavoro di “collage” di pizzi, sete e preziosi broccati illuminati da “paillettes” e lustrini policromi e d’oro che magnificamente “vestirono “il Bambino Gesù in carta colorata a mano nei dettagli, alla cui Statua- custodita e venerata nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria annessa al Convento dei Padri Carmelitani Scalzi nel cuore di Praga- vennero nei secoli attribuiti molteplici e ripetuti miracoli il cui eco la rese sin da allora famosa e venerata, proprio grazie alla capillare diffusione dei Santini che la raffiguravano, in Europa e nel mondo intero.
Paola Galanzi



Ringrazio di cuore gli Amici Collezionisti Lucio e Patrizia Grandi per la rara e stupenda Immagine di Sant’ Antonio da Padova firmata dal grande Incisore Johannes Pachmayer e verosimilmente prodotta entro la prima metà del sec. XIX.
Si tratta di una pregevole incisione su rame al tratto e al puntinato in cornice ottagonale, colorata a mano nelle delicate tinte che distinsero nel mondo questo illustre incisore, applicata centralmente “à collage” su carta stagnola in oro con eleganti motivi “goffrati a pressa” (in rilievo).
Più che un "Santino" un preziosissimo e oltremodo signorile "Altarino" privato.
Dato il nome del Santo in lingua Italiana, fu sicuramente destinato al mercato Italiano; la sua quotazione attuale- nell’ambito del Mercato Antiquario cartaceo Internazionale - è decisamente superiore ai 100 Euro.

Invito tutti gli Amici Collezionisti, se hanno altre e diverse Immagini devozionali e/o Santini di Incisori-Editori Praghesi ad inviarmi le immagini per arricchire ulteriormente e completare il “panorama della produzione di Praga”; saranno pubblicate corredate a questo articolo, specificando naturalmente l’ appartenenza.
Grazie in anticipo a nome di tutti gli Amici e Collezionisti fruitori del Blog !

Collage di Santini ed Immagini devozionali prodotte a Praga nel sec.XIX


Incantevole caleidoscopio di colori firmato dagli incisori Praghesi più illustri che contrassegnarono un' Epoca.
(selezione tratta dalla collezione privata Galanzi)

Al centro, in primo piano: Sant' Antonio da Padova
(collezione privata Lucio e Patrizia Grandi)

giovedì 15 aprile 2010

Iconofilia e Cultura: Il “mistero” dei “Canivets”, tra ipotesi, teorie e ragionevoli certezze - PARTE SECONDA

Fruit de Ioye><Don d'entendement
Spettacolare "Canivet de Lyon"- Intaglio "au canif" su pergamena con meravigliosa decorazione floreale colorata a mano-
Manufatto di provenienza Conventuale di area Lionese-Francia, sec.XVIII
(Collezione privata Galanzi)




Abbiamo già visto come tale tradizione sia attestata nei secc. XVII e XVIII in uso in Francia, Belgio, Olanda, Austria, Germania ed Italia (con particolare riferimento all’area conventuale del Veneto).
La precisa localizzazione e l’origine di determinate tipologie d’ intaglio «au canif» vengono talvolta - a mio avviso arditamente- fatte risalire e limitate a specifiche aree geografiche dell’ Europa pur senza alcuna tradizione letteraria precedente dedicata al Tema che avvalli e confermi tali congetture; è il caso dei Canivets con intaglio cosiddetto «a murice »- («a forma di conchiglia »)- che verrebbe fatta risalire -ripeto, senza alcuna autorevole precedente testimonianza letteraria e/o figurativa a riguardo, al Belgio e alla regione della Bretagna (Francia), solo perchè «richiamante i pizzi prodotti nelle «regioni marittime»…. (vedi : Canivets-A.G.Magnien, Lyon,1970 pag.14)
Più verosimilmente è giusto affermare che- indubbiamente- le preziose trine e gli elaborati merletti manufatti, presenti ed immancabili nelle case aristocratiche così come pure in qualunque contesto abitativo signorile ed elegante dell’epoca, non mancarono probabilmente di ispirare o sollecitare in senso lato l’estro creativo degli Artisti claustrali dediti a tali lavori.
Doverosamente premesso questo, ben più aderente alla realtà appare decisamente la maestosa aquila bicipite recante in cima la corona Imperiale- così come magistralmente «intagliata» su alcuni Canivets in pergamena della spettacolare Collezione dell’ Abbazia Benedettina di Göttweig in Austria acquistati o ricevuti in dono dall’Abate Bessel, grande ed appassionato Collezionista di Immagini devozionali –vedi articolo specifico sul Blog- quale distintivo e indubbio simbolo di appartenenza geografica all’Austria Asburgica di Carlo VI (1685-1740) Imperatore del Sacro Romano Impero.
Altra certezza- documentata nell’opera «L’Art rustique en Italie » da Studio, 1913- è rappresentata dalle immagini di due Canivets intagliati in Italia su pergamena e datati del 1744 che attestano la tradizione tipicamente nostrana (con particolare riferimento , come già detto, all’area Veneta) di intaglio «che richiama i ghirigori tipici della lavorazione Italiana del ferro battuto»- vedi qui sul Blog l’ immagine dell’eccezionale Canivet italiano di Sancta Benevenuta (da Collezione privata).
Anche il Canivet di origine documentatamente Francese, dal ricco ed elaborato intaglio creante la raffinatissima trama floreale caratteristica che incornicia le preziose e bellissime miniature dei Santi è una certezza.
Così come lo è anche il Canivet cosiddetto «de Lyon » o «Lyonnais» - vedi immagine corredata al presente articolo – ricercatissimo dai Collezionisti Francesi in particolare, di assai rara reperibilità e caratterizzato da un intaglio ben più essenziale rispetto ai precedenti ma da una pregiata ed indiscutibile perizia miniaturistica degli antichi claustrali esecutori.
In conclusione, con buon senso ed aderenza all ‘«unicum» storico creato naturalmente dalle peregrinazioni geografiche dell’uomo e dalla rapida diffusione di sì nobile Arte –pur anonima e solo oralmente tramandata nei Monasteri e Conventi dell’ Europa dei secc.XVII e XVIII-con ragionevole attendibilità possiamo giungere infine ad affermare che, pur con la «certezza» di segni distintivi riconducibili a una schietta provenienza geografica, la preziosa e nobile Arte dell’ intaglio «au canif» di Santi e Soggetti religiosi accomunò in generale il nostro Paese alla Francia, Austria, Belgio, Olanda e Germania, grazie alle missioni cui vennero – esattamente come anche oggi accade- destinati, lontano dal proprio Convento di originaria appartenenza e dalla propria nazione, Monache e Monaci, gli anonimi Artisti che indelebilmente hanno impresso «au canif » la loro testimonianza di Fede e di autentica Preghiera.
Non a caso ho scelto di corredare a questo articolo l’ immagine gentilmente concessa del prezioso e rarissimo Canivet del Beato Giuseppe Benedetto Cottolengo (Bra, 1786 -Chieri, 1842), Fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza e delle Congregazioni di Suore e Sacerdoti del Cottolengo, beatificato da Papa Benedetto XV il 29 Aprile 1917: oltre ad essere un esemplare straordinario e rarissimo di Canivet Italiano con reliquia "incastonata" e piccola foto applicata "à collage", intagliato a mano su carta nella prima metà del sec. XX, incredibilmente richiama nell’ intaglio la grazia e la finezza dei Canivets francesi del sec.XVIII e viene spontaneo chiedersi se la Suora - forse Francese ? -paziente e devota depositaria di tale nobile ed antica Arte che lo realizzò un secolo fà, abbia potuto tramandare a qualcuno i suoi segreti……chissà…….

Paola Galanzi

mercoledì 14 aprile 2010

Iconofilia e Cultura: Il “mistero” dei “Canivets”, tra ipotesi, teorie e ragionevoli certezze - PARTE PRIMA

"Charitas Christi urget nos"- Rarissimo Canivet intagliato su carta con Reliquia "ex-indumentis" e piccola foto applicata "à collage" del Beato Cottolengo-Trionfo di simboli Cristiani e vivo richiamo agli intagli dei Canivets francesi del sec.XVIII- Prezioso manufatto di provenienza Conventuale indubbiamente destinato a generoso benefattore o ad alto Prelato- Italia, prima metà sec.XX
(Collezione privata-per gentile concessione)








L’Arte di “svestire” la carta o la pergamena con intagli eseguiti “au canif “ ci rimanda ancora una volta indietro nel tempo, e stavolta all’antica tradizione francese del XVI secolo presso la Fiera di Lione -così come descritta in “Description de Lyon”di Nicolas de Nicolay,1573 - di specifici banchetti designati alla vendita di un piccolo coltellino a lama lanceolata di 3-4 mm. di lunghezza, dal manico in argento, corno o avorio, avente una dimensione totale mai superiore ai 4 cm., che era all’ epoca molto conosciuto con il nome di "Canivet de Bayonne" la cui lama particolare darà successivamente il nome alle “baionette” vere e proprie utilizzate dai soldati di fanteria nelle guerre dal XVII al XIX secolo.
Il primo grande Artista di Iconografia Sacra a sperimentare nelle sue Immagini devozionali a Norimberga in Germania la “rimozione” di piccole parti di carta o pergamena con l’utilizzo di questo strumento già nei secc. XV e XVI, fu Albrecht Dürer, esimio Pittore, Incisore e xilografo.
Presente- come già abbiamo visto nell’articolo precedentemente da me dedicato al “Canivet”- come vocabolo della lingua Francese sin dal 1514, lo ritroviamo nell’ Opera “Gargantua et Pantagruel” del grande scrittore ed umanista francese François Rabelais (1494-1553) del 1532 mutato in “ganif ” e come tale rimarrà in uso fino al 1762 financo nell’ illustre “Dictionnaire Académique” – Il Dizionario Accademico di Francia.
Lode e Preghiera vivente presso gli Scriptoria di Conventi e Monasteri, signorile passatempo profano- nella rappresentazione di scene galanti o di caccia- di nobildonne e gentiluomini nei Salotti dell’epoca, l’ “Arte dell’intaglio” non mancò di essere un vero e proprio “Mestiere” per poveri Artisti itineranti dotati di grande maestria e rara abilità nell’uso del “ganif”.
E’ grazie al passo di un’ Opera intitolata “La petite Histoire” (La Storiella) dello Storico e Drammaturgo Francese- G. Lenôtre, pseudonimo di Théodore Gosselin (1855-1935)- che tra aneddoti e storielle dell’epoca della Rivoluzione facciamo conoscenza di "Cadet-Rousselle" il più famoso «caniveur» francese di tutti i tempi :
«
Verso la fine della Rivoluzione, si poteva vedere ogni mattina a Cambrai seduto su una vecchia sedia un povero diavolo di assai alta statura, malvestito di una casacca di colore grigio-rossastro con un buffo copricapo a tricorno, sempre sgualcito, che teneva quasi costantemente sotto il braccio; sotto l’altro teneva un cartone che racchiudeva i suoi "Capolavori".
I suoi Capolavori erano dei fogli di carta che lui intagliava con grande maestria e dove disegnava «au canif» degli uccelli di sogno, fiori sconosciuti, palazzi immaginari, meraviglie di fantasia, di pazienza e di finezza che , paragonati ai pizzi più delicati, questi ultimi apparivano grevi e privi di buon gusto ».

Dal canto suo lo Spamer ci da in esclusiva la notizia della più famosa «intagliatrice» di carta e pergamena Inglese- Mrs.Elizabeth Pyberg, la cui esistenza è documentata nel 1666 nella capitale olandese de L’Aja, dove dall’ Inghilterra si trasferì con la propria famiglia e dove anche fu stimata e celebre Artista del «canif» e realizzatrice di straordinarie «silouhettes» e "Canivets" a carattere profano e cortese così come Sacro.
Indissolubilmente legati al nome della Pyberg lo Spamer ci fa conoscere i due più illustri e appassionati Collezionisti di sangue blu di Carte intagliate «au canif» del sec. XVII: si tratta nientepopodimeno che della Coppia Reale Anglo-Olandese Maria II Stuart d’ Inghilterra (1662-1694) e Guglielmo III d’Orange d’Olanda (1650-1702), che –così come tramandato dal Prelato Inglese Anthony Ellys in un suo scritto- poichè «tanta e tale era in essi la brama - ed in special modo nella Regina Maria- di possedere le più straordinarie e spettacolari «carte intagliate» che senza batter ciglio arrivarono a pagare l’astronomica cifra di mille Fiorini d’ oro per una di esse affermando persino che Lei – la Regina- avrebbe volentieri ceduto persino il suo preziosissimo mantello d’ermellino in cambio di un intaglio realizzato «au canif» !
Dopo questa necessaria ed interessante parentesi « profana » torniamo ai nostri amati Santi di carta e pergamena celebrati nei Conventi.

Forse i nostri Canivets furono realizzati così nei Conventi....



Nell’ importante opera "Geschnittenes Papier: eine Geschichte des Ausschneidens in Europa von 1500 bis heute"- Callwey, München1978 (lett.: “Carta intagliata: una Storia dell’intaglio in Europa dal 1500 ad oggi”) dello Studioso e Collezionista Tedesco Sigrid Metken, dedicata espressamente ed interamente all’affascinante studio dell’Arte Europea di “intagliare la carta”, si attesta senza dubbio alcuno la procedura preparatoria dell’ intaglio “au canif” consistente nel “fissaggio ad una piccola tavola in legno a superficie liscia della base da intagliare -in carta o pergamena- tramite quattro "spilli" che, apposti ai quattro angoli della stessa ne garantivano l’assoluto "ancoraggio” durante tale delicata e cruciale fase.
Il Metken precisa ancora che tali forellini- come peraltro facilmente riscontrabile dall’osservazione diretta su molti dei nostri Canivets- venivano, ad intaglio ultimato e dopo la realizzazione della miniatura centrale, spesso ingentiliti da piccoli decori floreali .
Per quanto la Letteratura sul Tema abbia anche ventilato un riferimento a “produzioni seriali” di Canivets intagliati su carta, personalmente da tali ipotesi volutamente mi allontano protendendo alla celebrazione più pura ed ammirata dei Canivets quali straordinari ed “unici” manufatti così come nacquero dall’amorevole e paziente lavoro di anonimi Religiosi dell’epoca, e ancor più ritengo giusto -se non doveroso ! -con il massimo rispetto ed incondizionata meraviglia esaltarne la bellezza incantevole e la grazia universalmente nota attraverso i secoli fino a noi giunta..
E ancora, ci tengo a sottolineare -e con enfasi- per fugare qualsiasi dubbio nei Collezionisti- che non esiste una “standardizzazione dei Canivets di dimensioni ridotte (6X10 cm. e poco più) definibili “quelli collezionabili e da collezionare” rispetto a quelli di grandiose dimensioni (17X24 cm..e oltre); così come possiamo infatti oggi ammirare nelle Collezioni private dei più importanti Musei di Immagini devozionali e Tradizioni popolari e in seno alle più preziose ed esclusive Collezioni di Santini ed Immagini devozionali di Privati Collezionisti d’ Europa (non per ultime le Collezioni di Canivets straordinari le cui eloquenti Immagini, per la maggior parte di “grandi e grandissime dimensioni” che come autentici "gioielli" arricchiscono ulteriormente il già pregiatissimo testo dello Spamer) non esiste alcun “cliché” in tal senso adducibile: addirittura, in molti casi proprio i Canivets di grandi e grandissime dimensioni rappresentano Immagini devozionali - autentiche Opere d’Arte Sacra !- battute attualmente in seno alle più autorevoli Case d’Asta Antiquarie Francesi, Tedesche, Olandesi e Belga, per svariate migliaia di euro.
Al di là dunque di verosimili teorie e fantasiose supposizioni il grande «rebus» delle tecniche d’ intaglio «au canif» -similmente al mistero storico che avvolge l' antica Civiltà Etrusca- sembra essersi infine compiuto nell’anonimato delle stesse silenziose e discrete esistenze delle Monache e dei Monaci, unici e autentici depositari di tale sublime Arte.
Localizzazione geografica di specifici intagli «au canif» tra ipotesi , teorie e comprovate certezze
fine PARTE I -continua....

lunedì 12 aprile 2010

Iconofilia e devozione privata: I Santini-Ricordo dei Pellegrinaggi ai Santuari nel sec. XIX: il genio imprenditoriale del praghese Sigmund Rudl e i suoi famosi “Wallfahrtsbilder"


"Lodato sia Gesù Cristo
Con gioia ( lett.: "Di buon cuore") porto a te questa Immagine benedetta come Ricordo"

Gesù Crocifisso, Maria, Maddalena ed altri otto Santi- Meravigliosa incisione su carta al tratto e al puntinato con coloritura a mano coeva e cornice ottagonale realizzata "à collage"con l' inconfondibile foglia d'oro pressata - Incisore: Sigmund Rudl-Praga, prima metà sec.XIX(Collezione privata Lucio e Patrizia Grandi)


Iniziando il nostro “viaggio nel tempo”a ritroso di due secoli in quello che fu il dinamico fenomeno sociale Europeo di devozione Cristiana riservato ai Pellegrinaggi ai Santuari nel 1800 non possiamo noi Italiani non esser tentati per analogia a pensare subito al Santuario dedicato alla Madonna di Pompei: “leitmotiv” a cornice del Santuario, un ridente insieme di banchetti e variopinte bancarelle che offrono al Pellegrino una ricca varietà di Statuette, Crocifissi, Rosari e- certamente !- anche i nostri amati Santini, non mancherà di sicuro di venirci in mente.
Sin dall’antichità classica, qualunque forma di aggregazione sociale generata dal massivo richiamo a luoghi di culto così come da manifestazioni ed eventi ludici a marcata impronta e partecipazione popolare, immancabilmente fu sinonimo di mercato e grande occasione di profitto per abili mercanti.
A questo proposito basti pensare ai Ludi Gladiatorii o alle seguitissime Corse dei carri del Circo Massimo nella Roma Imperiale: il Vincitore portato in trionfo da una folla osannante non mancò già allora di orientare abili e intraprendenti mercanti al riprodurne addirittura le fattezze su statuette di cera o dipingerle su piccole tavole di legno e venderle a caro prezzo come ambito “souvenir” ai suoi “fans”.
Quella fu idolatria pagana direte giustamente, ma il principio ispiratore che mosse il praghese Sigmund Rudl per le sue Immagini di devozione fu lo stesso: creare per il fedele un Immagine più intima e personale, da tenere sempre con se e spesso, dopo aver affrontato lunghissimi ed estenuanti viaggi, da portare in gran numero e con appagamento a casa come Devoto Ricordo del Pellegrinaggio da distribuire in dono a parenti ed amici più cari.
Tale idea fu tuttavia comune a tutti i produttori-editori di Santini del tempo ed essendo molta e oltremodo agguerrita la concorrenza, Sigmund Rudl con lungimiranza imprenditoriale pensò alla vitale necessità di creare un segno personale ed assolutamente distintivo per le sue Sacre Immagini.
Fu così che nacque il Santino colorato vivacemente a mano nelle caratteristiche tinte intense e quasi “vellutate” esaltate dalla patina trasparente conferita a pennello dalla “lacca di Cina“ e arricchito dalla tipica “foglia oro pressata”applicata “à collage” differenziante in modo inconfondibile, tra le molteplici varietà proposte dalla vasta produzione dell’epoca, il “Wallfahrtsbild”-detto anche "Wallfahrts-Andenken"( lett. "Ricordo del Pellegrinaggio")- e più in generale i Santini della Casa Rudl di Praga.
Sigmund Rudl nacque a Choustníkovo Hradiště (Gradlitz in Tedesco), nella Cecoslovacchia meridionale nel 1802 .
“Figlio d’Arte”- la madre era figlia del celebre Maestro Pittore Caspar Wagner attivo alla Corte del Principe Lobkowitz a Praga - promosse sin dalla prima metà del sec. XIX insieme all’amato fratello Joseph l’ avvio della laboriosissima Stamperia di Famiglia, destinata a divenire fino al 1870 ca. una delle Aziende produttrici di Santini ed Immagini devozionali più importanti e feconde d’ Europa.
Prolifiche furono anche le Famiglie di Sigmund Rudl e del fratello Joseph: dal matrimonio del primo, celebrato in Praga nel 1827 con Elisabeth, figlia di un Cocchiere della Casa Reale, nacquero ben nove figli, battezzati tutti –come risulta dagli atti presenti nell’ Archivio dell’ Anagrafe della città verificati dallo Spamer- tra il 1829 ed il 1847.
Joseph si sposò due volte, nel 1818 e nel 1837 ed ebbe ben tredici figli, di cui uno in particolare- Eduard Josephus -, che perpetrando la lunga ed illustre tradizione familiare, lavorò permanentemente come stimato incisore presso l’Istituto Tecnico in Praga.
Avvalendosi della collaborazione di vari e competenti incisori dell’ area Boema, i Fratelli Sigmund e Joseph Rudl - a loro volta stimati e valenti incisori- produssero, insieme ai pregevolissimi Santini, anche una notevole quantità di “Sterbebilder” (Luttini) e “Freundschaftsbilder” (Immagini di Amicizia), quasi cortesi “dichiarazioni” e “Romantiche promesse d’ Amore” assai in voga tra gli innamorati del tempo, che esportarono - come ci informa lo Spamer- con grande successo in Boemia, Austria e nella Baviera tedesca.
Le tecniche da loro utilizzate furono l’ incisione al tratto e al puntinato e l’ acquatinta –di cui parleremo più avanti- su lastra di rame e successivamente in acciaio.
Sigmund Rudl, morì a Praga nell’ anno 1864, data della Guerra di secessione Americana…..ma quella è un’ altra Storia…..
I Santini da lui firmati piuttosto rari ed assai ambiti dai Collezionisti di tutto il mondo registrano attualmente sul Mercato Antiquario cartaceo internazionale quotazioni assai elevate, difficilmente inferiori agli 80-120 Euro a “pezzo".

Paola Galanzi





S. Maria in Einsiedeln
-"Questo Ricordo benedetto porto io a te dal Santuario"-

Splendida incisione su rame, su carta, al tratto e al puntinato con coloritura a mano e "collage" di foglia d'oro a pressa-Incisore: Sigmund Rudl-Praga, prima metà sec. XIX
(Collezione privata Galanzi)



sabato 10 aprile 2010

Il Collezionismo dI Santini ed Immagini devozionali in Italia: Roberto Sica: il Giuramento di Ippocrate esaltato da un’autentica “ Pìetas ” Cristiana.

Saint DominiqueSaint Dominique
Raffinata siderografia su base finemente trinata a punzone con coloritura a mano coeva - Editore:Turgis à Paris - Francia, prima metà sec. XIX
(Collezione privata Dott.Roberto Sica)


"Collezionismo di Santini ed Immagini devozionali" è sinonimo di condivisione fraterna ed amichevole così come inequivocabilmente lo è il Cristianesimo come Gesù ce lo insegnò nella Sua breve Vita terrena......

Nel panorama del mondo Collezionistico Italiano di Santini ed Immagini devozionali si staglia netto e distinto nell’ antichissima Terra di Hirpinia in Campania il nome del Dottor Roberto Sica.
Si, perché Roberto rappresenta il Medico e l’ Amico che tutti vorremmo avere accanto.
Impegnato da anni con alta professionalità e autentico Amore nella sua nobile “missione”dedicata al Prossimo, Medico “Speciale” designato dalla Santa Sede a varcare le soglie schive e inaccessibili di Conventi e Monasteri claustrali per apportare cura e guarigione nella sofferenza fisica là dove regna la più sublime Spiritualità, Roberto Sica è da molti anni un appassionato estimatore e Collezionista di Immagini di devozione, da lui amorevolmente “raccolte” non solo con fine senso estetico ma anche – e soprattutto- con un profondo parametro indissolubilmente legato alle Virtù Cristiane di Fede e Speranza popolare di migliaia di “ammalati” con i quali da sempre Roberto condivide la sua vita con generosa e totale dedizione professionale e fraterno Cristiano conforto.
Ma le cose più importanti lascio che ve le racconti lui personalmente……


La Storia della mia Collezione di Santini.


Quando ero un giovane tirocinante ospedaliero, a ridosso della Laurea in Medicina, la mattina effettuando il "giro" delle corsie per raccogliere l'anamnesi dei nuovi pazienti ricoverati, potevo notare sulle testiere dei letti o sui comodini Immaginette di Santi e di Madonne venerate sotto vari titoli, attaccati con dello sparadrappo (adesso si chiama cerotto) o infilati in qualche fessura dell'armadio, a volte appiccicati sulla bombola
dell'ossigeno (come s'usava allora).
Erano Immaginette sistemate dal paziente stesso o verosimilmente da qualche suo congiunto, e servivano ad invocare il Santo (in genere quello venerato nel paese di provenienza) affinchè intercedesse per ottenergli la pronta guarigione dalla malattia che lo aveva condotto in Ospedale.
Si risvegliarono in me antichi ricordi, ormai sopiti, di quando io, poco più che settenne, andando a far visita alla nonna materna, la
facevo disperare usando le Immaginette, che gelosamente custodiva nei suoi libretti di preghiera rilegati in tartaruga con teutonica cura - la mia nonna era di Hannover - per giocarci con i compagnacci usandoli “a mo' di figurine dei calciatori”.
Sorse, poi, in me la curiosità nel vedere le immagini di alcuni Santi e Sante, i cui nomi neanche conoscevo.
Decisi così di raccogliere i "doppioni" o le Immaginette che rimanevano attaccate dopo che i pazienti venivano dimessi, anche ad evitare che finissero fra i rifiuti.
In seguito, durante il servizio Militare di Leva, come Ufficiale di Fanteria Aiutante di Campo, a volte davo un aiuto al Cappellano Militare nel preparare le Cresime, i Precetti, le giornate di spiritualità dei Militari e venendo a contatto con Frati, Suore, Monache e Sacerdoti, da loro generosamente aiutato, riuscii a raccogliere migliaia di Immaginette.
Tuttora sperimento la squisita e spontanea donazione da parte di Suore e Sacerdoti, la maggior parte delle Immaginette antiche le ho avute da loro. Quando vengo a contatto con una nuova immaginetta, la mia attenzione và oltre che “all' insieme ”, ai singoli particolari che l'artista ha voluto rappresentare in un piccolo frammento: testimonianza dell'Arte di un’ epoca storica e di particolari iconografici studiati dai Teologi (la palma, il giglio, gli Angeli, la mitria, il pastorale, la stola, il calice…) e
poi la natura, il paesaggio, la flora e la fauna, i
riferimenti simbolici
(l'ancora, la croce, la spada, le tenaglie, gli attrezzi agricoli, gli elmi e i
cimieri con le loriche dei primi Santi martiri, ecc), ma anche la preghiera incisa al verso, come pure i cenni biografici del Santo; a volte firme
autografe, dediche o date in occasione di Feste patronali, di ricorrenze, di pellegrinaggi ai Santuari….
Spesso, mi capita di incontrare, specie in occasione di visite mediche, lavoratori e gente comune, a volte apparentemente lontani dalla Fede, che traggono dal portafoglio (a volte con pochi soldi dentro), un Immagine semmai logora di un Santo e lo mostrano con un certo orgoglio: questo perchè ogni "Santino" richiama una speranza, una consolazione, un aiuto in momenti di difficoltà.
Evidentemente l'uomo ha una dimensione che non si limita a questo mondo e i Santi ci richiamano all'eternità per la quale siamo stati creati…
I Santini e le Immagini devozionali costituiscono un' importante attestazione di Fede e di tradizione popolare che a giusto titolo merita di essere diffusa e studiata.
Con l'augurio di ogni bene a tutti,
peramenter in Domino amicus certus et fidelis,

Roberto Sica

giovedì 8 aprile 2010

Iconofilia e Tradizione Cattolica: La Sacra Sindone: duemila anni di Storia tra studi e dispute scientifiche che solo la Fede può leggere ed illuminare

"L'Ostensione della Sacra Sindone"
Santino manufatto di provenienza conventuale "incollato" agli angoli su supporto postumo in leggero cartoncino-
Fine ricamo di fili bicromi di seta e d'oro su lino con particolari acquarellati a mano-Area Francese, prima metà sec.XVI.
Avvalora l' ipotesi della probabile datazione l' assenza dei segni delle "bruciature" causate dall' incendio del 1532 della "Sainte Chapelle"del Castello Savoia a Chambery, ove per la fusione parziale dell' urna d' argento che ripiegata la custodiva si vennero a creare le note "bruciature" più volte nel corso dei secoli restaurate ma ad oggi ancora visibili.
(da Collezione privata-per gentile concessione)


Giovanni, il Discepolo del Signore "sul cui petto si addormentò", nel suo Vangelo così ci parla della Passione e morte di N.S. Gesù Cristo:
….Giuseppe d’Arimatea, (discepolo clandestino di Gesù, per timore degli Ebrei) chiese a Pilato di poter ritirare la Salma del Signore dalla Croce.
E Pilato lo permise.
Venne dunque e prese il Corpo di Gesù.
E anche Nicodemo, quello che da principio era andato di notte da Gesù, venne portando circa cento libbre di una miscela aromatica composta di mirra ed àloe.
Essi presero il Corpo di Gesù e lo avvolsero in lenzuoli di lino con aromi, com’era in uso allora.”
Gli altri tre Vangeli degli Evangelisti Matteo, Luca e Marco corali a Giovanni nel tramandarne a noi la Vita, la Passione, la Morte e la Resurrezione indiscutibilmente rappresentano la “Chiave” preziosissima ed unica lasciata in eredità a noi Cristiani e nata dall’ ispirazione Divina che essi ebbero nell’alto loro compito di tramandare il Sacro Messaggio di Dio all’uomo.
Duemila anni di Storia, con lacune temporali talvolta ime come abissi, silenzi misteriosi lunghi secoli interi, riferimenti “de relato” che ci giungono da ignoti personaggi, identificati tra l’umanità del V e VI secolo dal loro unico nome di Battesimo e talvolta nemmeno quello....
Verso la fine del sec. XI la presenza della Sacra Sindone è attestata a Costantinopoli, così come testimoniato dalla richiesta accorata di aiuto che arrivò ad Enrico IV Imperatore del Sacro Romano Impero dall’ Imperatore Alessio I di Bisanzio, che intendeva così proteggerla da un’eventuale trafugamento da parte dei Turchi.
Nell’articolo precedente dedicato all’Arte della Miniatura applicata ai Santini ed Immagini devozionali ho fatto riferimento ad una data precisa, l’anno 1204, che siglò storicamente l’ ignominia che caratterizzò la IV Crociata.
Aperta da Papa Innocenzo III con l’ intento di liberare dalla barbarie musulmana Gerusalemme e i territori della Terra Santa perse il suo originario obbiettivo a Venezia, dove gli enormi interessi economici e le smodate ambizioni del Doge Enrico Dandolo armarono i Crociati- Veneziani, Francesi e Tedeschi- di inaudita ferocia contro Costantinopoli portando all’ impietosa frammentazione e successiva spartizione tra gli stessi dell’ Impero Bizantino e alla conseguente imposizione nei territori sottomessi del cosiddetto
Impero Latino d'Oriente.La risposta da Roma non tardò ad arrivare e la Chiesà solennemente condannò il terribile massacro con il provvedimento di scomunica dei Crociati.
Ma perché- vi chiederete- il riferimento all’evento storico della IV Crociata del 1204 ?
La risposta è semplice e ci è data da uno scrupoloso cronista Francese dell’ epoca, Robert de Clary, cavaliere originario della Piccardia, autore di un testo-resoconto della Crociata – cui lui stesso partecipò- “La Conquête de Constantinople” sul quale è riportata la fondamentale testimonianza della tradizione dell’ “Ostensione a Costantinopoli della Sacra Sindone ogni venerdì ” fino a quando non venne in seno a tale evento sottratta, insieme a molte altre importanti reliquie della Passione di Gesù Cristo, dai Crociati.
A conferma di ciò esiste una supplica datata dell’anno 1205, scritta da Teodoro Angelo Comneno, nipote del deposto Imperatore di Costantinopoli, rivolta a Papa Innocenzo III, ove si lamenta, a seguito del sacco della città messo in atto dai Crociati, la sparizione dalla città della Sacra Sindone.
Ancor prima di tale evento risalendo alla fine del sec. XII- e più precisamente tra il 1292 ed il 1295- nella pagina in pergamena di un prezioso Codice miniato conservato alla Biblioteca Nazionale di Budapest- il Codice Pray- dal nome del Gesuita che per primo lo studiò- è raffigurata senza dubbio alcuno per i Sindonologi il Sacro Lino che avvolse il Corpo di Gesù.
Miracolosamente scampata sin dalle origini a persecuzioni legate al radicalismo intransigente di culti differenti, ad incendi e razzie di ogni genere, altrettanto “miracolosamente”-in circostanze storicamente poco chiare, ma senzaltro legate alla figura di un “qualche Anonimo Crociato”- dopo la sparizione da Costantinopoli riapparve nell’ anno 1349 in Francia, a Besançon, dove venne esposta alla venerazione dei Fedeli nella maestosa Cattedrale dedicata a Santo Stefano, per poi “sparire” nuovamente dalla stessa colpita da un grave incendio.
Sette anni dopo questa data la Sacra Sindone viene consegnata dal cavaliere crociato Geoffroy de Charny alle autorità ecclesiastiche di Lirey - ove verrà per la prima volta pubblicamente esposta nel 1355- nei pressi della città di Troyes nella Francia settentrionale e da qui giungerà quasi un secolo dopo, nel 1453, a Chambéry.
Il 4 di Maggio dell’anno 1506 Papa Giulio II con una Celebrazione solenne ne autorizza e promuove pubblicamente il Culto.
Nel 1532 a seguito di uno spaventoso incendio divampato all’interno della “Sainte Chapelle” del Castello dei Savoia che ospitava l’urna contenente il Sacro Lino, lo stesso subisce dei danni, cui verrà posto rimedio grazie alla paziente ed incantevole manualità delle Monache Clarisse del Monastero della città.
Successivamente, dopo anni di reiterate traslazioni, la Sacra Sindone giunge infine nel 1578 a Torino ove riceve la visita e la venerazione di San Carlo Borromeo (Arona, 1538-Milano, 1584).
Dal 1694 troverà la sua collocazione definitiva nella splendida Cappella realizzata dall’architetto G. Guarini annessa al Duomo della città.
A partire dall’anno 1898, con la prima fotografia scattata dall’Avvocato Secondo Pia inizia lo studio e l’ interminabile serie di “indagini” e dispute di Scienziati e Studiosi provenienti a Torino dal mondo intero.
Di “proprietà” della Santa Sede, così come statuito dalle disposizioni testamentarie del 1983 dettate da Umberto II di Savoia, dal Giubileo del 2000 verrà nuovamente esposta alla Venerazione dei Fedeli tra due giorni- dal 10 Aprile al 23 Maggio-dalle h. 07,30 fino alle h.20,30- nel Duomo di Torino.
Il Santo Padre Papa Benedetto XVI con grande preoccupazione costantemente richiama l’attenzione del mondo al vitale bisogno di ritorno alla Pace, all’Amore, all’emulazione delle Vite condotte da Santi e Beati sull’ Esempio sublime del Cristo morto sulla Croce per la salvezza di tutti gli uomini.
E mai come oggi, nel desolante scenario globale di amoralità e perdita dei più importanti Valori Cristiani – lungi da indagini e dispute scientifiche- il Signore ci mostra il Suo Sacro Volto ed il Suo Santo Corpo impressi indelebilmente sul Lino perché con occhi puri di bimbi e con la semplicità di una Fede autentica possiamo- alla luce della recente Celebrazione della Sua Resurrezione- sentire la Sua Presenza radiosa ed il Suo infinito Amore nella nostra Vita.

Paola Galanzi




Invito gli Amici Collezionisti ed i Lettori a leggere il bellissimo articolo del giornalista Vittorio Stesuri dedicato, sulla Rivista " Madre di Dio" della Casa Editrice San Paolo, alla Collezione di Immagini devozionali di Umberto II di Savoia sul Tema della Sacra Sindone : http://www.sanpaolo.org/madre00/0008md/0008md16.htm

(Ringrazio il Dottor Mauro Broggi per la gentile concessione)


mercoledì 7 aprile 2010

Iconofilia, Arte e Cultura: Lo Stile della “miniatura“ applicata a Santini ed Immagini devozionali-PARTE II

L' Angelo del Signore appare in sogno a Giuseppe
Particolare
Incantevole miniatura su pergamena - Area Conventuale Tedesca (Baviera), sec. XVII
(Collezione privata)



Abbiamo visto già nel precedente articolo come sin dal XIII secolo fosse possibile commissionare Santini ed Immagini devozionali manufatti su pergamena non solo a Monaci o laici miniatori itineranti ma anche ad Artisti-non di rado anche abilissimi orafi- già regolarmente organizzati con il lavoro in piccole botteghe autonome.
Escludendo gli autoctoni alcuni di essi- ben integrati nelle nostre ed in molte altre città Europee- e particolarmente apprezzati, provenivano direttamente da Bisanzio a seguito della diaspora successiva allo spietato sacco di Costantinopoli del 1204, che vide opposti Bizantini e Crociati.
Lo Spamer conferma la loro attività, simpaticamente specificando che tre erano i loro strumenti distintivi nonché di lavoro: “Pinsel, Farben und Pergament”- cioè Pennello, Colori e Pergamena.

La “tavolozza dei colori” del Miniatore.


La tecnica base per la realizzazione della Miniatura è rappresentata dalla tempera.
Per tutto il periodo Medievale si predilessero i pigmenti naturali ottenuti con lunghe e laboriose procedure da sostanze in prevalenza di origine vegetale o minerale- talvolta anche animale.
E così il colore rosso si ricavò dal minio o ossido di piombo o dall’ossido di ferro detto terra d’ocra rossa, il verde da composti del rame, il nero stemperando con semplice acqua il nerofumo, il giallo dallo zafferano, l’oro da sottilissime foglie d’oro zecchino-ricavate dalla “battitura” a martello di lamine, da cui il mestiere del “battiloro”- o da polvere d’oro applicata con collanti specifici nella tecnica cosiddetta “a conchiglia”, ed infine l’azzurro, insieme all’oro dai costi elevatissimi in quanto inizialmente derivante dalla polverizzazione del lapislazzulo, che a cagion di ciò venne nel XVIII sec. sostituito dal più economico ossido di cobalto.
Naturalmente i collanti rappresentarono l’ elemento fondamentale per la stabilità del colore e tra questi molto usato fu l’uovo nei suoi due componenti fondamentali: l’albume ed il tuorlo.
In tema di colori un’importante questione si pone: vi è mai capitato di notare sulla miniatura di una vostra Immagine devozionale su pergamena o in quelle degli stessi Canivets una strana ombreggiatura, quasi un velo scuro sui colori?
Ebbene, se sì, la vostra miniatura ha bisogno di un piccolo restauro: si tratta infatti della normale reazione dei colori e delle lacche- che abbiamo appena visto come avessero origine in prevalenza vegetale e minerale- che seguendo le leggi di natura, in particolari condizioni- foto-espositive e/o barometriche ed igrometriche (relative al grado di umidità presente nell’aria)- reagiscono ossidandosi o creando talvolta piccole muffe superficiali.
Per risolvere il problema- a prezzo pur sempre congruo per il valore della Miniatura- potrete rivolgervi con fiducia a qualche Bottega di Restauro di Pitture d’epoca nella vostra città.
Il mio consiglio è tuttavia quello della prevenzione: custodendo infatti i vostri preziosi Santini ed Immagini devozionali manufatti al riparo dalla luce e da sbalzi termici ne preserverete l’integrità e la bellezza nel tempo.

Il lento tramonto della Miniatura.

Nel 1455, grazie al genio dell’orafo e tipografo tedesco Johann Gänsfleisch zur Laden-universalmente conosciuto come Johann Gutenberg (ca. 1394-1468) con l’avvento della Stampa a caratteri mobili e dunque una crescente disponibilità di libri stampati- anche per i costi di manodopera ormai elevatissimi e proibitivi - l’Arte della Miniatura- pur sempre conservandosi all’ interno dei Conventi in Europa fino ai secc. XVII-XVIII- lentamente sfumò cedendo il passo alla nuova tecnica ben più pratica ed economica della xilografia ovvero l’incisione su legno, con la quale vennero realizzati in tutta Europa- eccezion fatta per le maestose Immagini devozionali firmate da Albrecht Dürer (1471-1528) e Hans Holbein (1460-1524) - Santini ed Immagini devozionali di gusto prevalentemente semplice ma particolarmente espressivi e significativi di un’autentica devozione popolare.

Paola Galanzi

martedì 6 aprile 2010

Iconofilia, Arte e Cultura: Lo Stile della “miniatura“ applicata a Santini ed Immagini devozionali: piccole ma autentiche Opere d‘Arte che arrivano a noi da un passato lontano

L'Angelo del Signore appare in sogno a Giuseppe
Incantevole Miniatura su pergamena- Area Conventuale Tedesca (Baviera)
seconda metà sec.XVII
(Collezione privata)





Le mie origini Fiorentine mi esortano a rievocare un famoso passo, il verso XI della seconda Cantica -“Il Purgatorio“- della “(Divina) Comedia“ composto tra il 30 marzo e il 13 aprile dell‘anno 1300 da Dante Alighieri (Firenze 1265-Ravenna 1321), sommo poeta e Padre della Lingua Italiana:


“Oh!», diss' io lui, «non se' tu Oderisi,
l'onor d'Agobbio e l'onor di quell' arte
ch' alluminar chiamata è in Parisi? ”.
”Frate», diss' elli, «più ridon le carte
che pennelleggia Franco Bolognese;
l'onore è tutto or suo, e mio in parte…”.
(Pg, XI, 82-87)

Estremamente prezioso è in esso il riferimento di Dante a Oderisi da Gubbio (1240-1299) -allievo presso la bottega di Cimabue, al secolo Cenni di Pepo (1240 ca.-1302)-e Franco Bolognese (vissuto tra la fine del sec. XIII- ed il XIV) tra i più importanti Maestri-Miniatori che diffusero dall’Italia all’intera Europa nel sec. XIII la raffinata e preziosissima “Ars miniandi” ovvero L’Arte della Miniatura.
Di origini antichissime la Miniatura fu per sua natura l’ illustrazione di un testo ancor prima di essere l’ornamento di una pagina.
Dal II al IV secolo il “rotulo”- direttamente derivante dai “papiri egizi miniati”- i cosiddetti “Libri dei Morti”- fu progressivamente sostituito dal “Codice”, del quale un’intera pagina poteva essere riempita da una pittura.
Nel V secolo la pergamena viene tinta di porpora, con un risultato a dir poco sontuoso; la presentazione prevale tuttavia sulla rappresentazione ed esempio significativo ne è l’Evangeliario della Cattedrale di Maria Santissima Achiropita a Rossano (Calabria), dove il centro di una scena è il trono di Pilato mentre il Cristo rimane di lato, quasi in penombra.
Il compito illustrativo del Miniatore non gli permette di rimanere fedele alla legge della frontalità e questa influisce sulla composizione a causa del fondo purpureo del Codice.
Nel secolo VI per le nuove subentrate esigenze Cristiane di contemplazione la Miniatura definitivamente prende le distanze dallo stile bizantino-peraltro basato su antichi modelli pagani romano-ellenistici.
E’ l’inizio in Italia di una nuova produzione miniaturistica lungi oramai da quella orientale: i colori pastello, tenui e leggeri vengono sostituiti da colori intensi creanti viva opposizione; al disegno delicato di derivazione bizantina subentra un plasticismo immediato, e probabilmente fu proprio Franco Bolognese-grande interprete della Scuola Giottesca- ad introdurre tali decisive innovazioni nel nuovo scenario dell’Ars Miniandi, che vedremo raggiungere proprio nel sec. XIII-XIV e XV il periodo di massimo splendore.
Fino al 1100 ca. esclusiva prerogativa dei soli Monaci nei Conventi - avete visto nella sezione VIDEO quello interessantissimo dedicato alla realizzazione delle Pergamene ?- ove alla figura dell’Amanuense, Monaco specificamente designato alla trascrizione dei Codici e dei celeberrimi “Libri delle Ore”- e perciò definito”calligrafo”- si iniziò ad affiancare all’interno degli Scriptoria claustrali anche quella del Miniatore- non di rado anche valente Pittore- laico, esclusivamente deputato alla realizzazione sui suddetti preziosi Documenti di incantevoli miniature.
Campeggia tra questi il nome di Simone Martini (Siena, 1284-Avignone, 1344) la cui forse più famosa miniatura fu quella che realizzò per il fraterno amico Francesco Petrarca (Arezzo, 1304-Arquà, 1374) come frontespizio di un Codice di Virgilio di sua appartenenza.

Miniatura”o“Alluminatura”: impariamo l’etimologia dei termini.

L’origine della parola Miniatura è notoriamente associata al termine “minium” designante il solfuro di mercurio o cinabro, sostanza dalla tipica colorazione rossa conosciuta ed utilizzata già nella Pittura di epoca classica.
Personalmente azzardo l’ipotesi che un’altra possibile e verosimile derivazione del vocabolo potrebbe provenire dal termine latino ”minus” ossia “meno” nel senso di più piccolo, minore riferito naturalmente ad una pittura; dunque “Pittura di più piccole dimensioni”.
Il termine Alluminatura lo si ritiene derivante dall’ “alumen” cioè l’allume di rocca, minerale e componente base di talune specifiche lacche impiegate in epoca medievale.
Da appassionata estimatrice della nobile lingua Latina dei nostri Avi, ritengo plausibile- per quanto “ufficialmente scartata”- una ben più diretta derivazione dalle parole latine: ad+lumen ovvero “(portata) a luce” cioè illuminata, sia dai colori ormai particolarmente brillanti impiegati per la loro realizzazione sia naturalmente dall’immancabile, onnipresente oro zecchino conferente la nota e lucentissima “aura di luce”.
A logica, lo stesso termine Francese “Enluminure” designante la Miniatura rispetterebbe nelle due parole che lo compongono EN+LUMINURE lo stesso senso di movimento-divenire “(portata) in luminosità”delle suddette parole in latino AD+LUMEN.


Le Miniature sui Santini ed Immagini devozionali.

fine PARTE I - continua...............

domenica 4 aprile 2010

"SON RISORTO E SONO ANCORA CON TE, ALLELUIA" ......

La Resurrezione di Gesù
Preziosa e delicata siderografia con coloritura a mano su fondo dalla raffinatissima trina a punzone ove vivo è il ricordo delle antiche Miniature- Editore: Turgis-Francia, prima metà sec. XIX
(Collezione privata Lucio e Patrizia Grandi)




Dal Santo Vangelo secondo Matteo

Dopo la notte del sabato,mentre cominciava ad albeggiare il primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l' altra Maria andarono a visitare il Sepolcro.
Ma ecco che la terra fu scossa da un violento terremoto.
Un Angelo del Signore, sceso dal Cielo, si appressò al Sepolcro e, ribaltatane la pietra, ci sedeva sopra.
Nel suo aspetto brillava come folgore e la sua veste era candida come neve.
Per lo spavento che ebbero di lui, si sbigottirono le guardie e rimasero tramortite.
Ma l' Angelo prese a dire alle donne:
"Voi non temete; so che cercate Gesù, il Crocifisso.
Non è qui: è gia Risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva il Signore.
Or, presto, andate a dire ai Suoi Discepoli che
Egli è Resuscitato da morte
ed ecco, vi precede in Galilea.
Ecco, v' ho avvertite."
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venerdì 2 aprile 2010

IL Venerdì Santo della Passione di Gesù " Consummatum est.." Giovanni, XIX, 30

" Consummatum est "
Raffinatissimo intaglio "à canif" su pergamena con miniatura centrale e ricco decoro floreale colorato a mano-Provenienza conventuale di Area tedesca, sec. XVIII
(Collezione privata Lucio e Patrizia Grandi)




"...I soldati dopo aver crocifisso Gesù, presero le sue Vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato.
Presero anche la tunica; ma essa era senza cuciture, tessuta tutta di un pezzo, da cima a fondo.
Dissero quindi tra loro: " Non la stracciamo, ma tiriamo a sorte a chi debba toccare."
Affinchè si adempisse la Scrittura che dice: "Si divisero tra loro le mie Vesti e giocarono a sorte la mia Tunica".
E questo lo fecero i soldati.
Presso la Croce di Gesù stavano Sua Madre e la sorella di Sua Madre, Maria di Cleofe, e Maria Maddalena.
Gesù, avendo veduto la Mamma e vicino a Lei il discepolo prediletto, disse a Sua Madre:
" Donna, ecco tuo Figlio".
Poi disse al discepolo: " Ecco tua Madre".
E da quel momento il discepolo la prese con sè.
Quindi Gesù, visto che ogni Profezia s'era adempiuta, ma una ancora restava da compiere, disse: " Ho sete".
Vi era lì un boccale pieno di aceto.
I soldati, vi inzupparono una spugna e postala in cima ad una canna gliela accostarono alla bocca.
E, quand' ebbe preso l' aceto Gesù esclamò: "Consummatum est " e chinato il capo, rese lo Spirito.
I Giudei, affinchè non restassero in croce i corpi nel giorno di sabato (che stava terminando la vigilia del grande sabato) chiesero a Pilato che ad essi fossero spezzate le gambe e fossero tolti via.
Andarono quindi i soldati e ruppero le gambe al primo e all' altro che erano crocifissi con Lui;
ma, quando furono a Gesù, visto che era già morto, non gli ruppero le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli squarciò il petto; e subito ne uscì sangue ed acqua.
Chi vide qui lo afferma; e la sua testimonianza è autentica.
Egli sa di dire il Vero, affinchè voi pure crediate.
Certamente questo è avvenuto, affinchè s'adempisse la Scrittura:
" Non gli romperete alcun osso".
Ed un' altra Profezia dice pure: " Si rivolgeranno a Colui che hanno trafitto".
Dopo queste cose, Giuseppe d' Arimatea (discepolo clandestino di Gesù, per timore degli Ebrei) chiese a Pilato di poter ritirare la Salma del Signore dalla Croce.
E Pilato lo permise.
Venne adunque e prese il Corpo di Gesù.
E anche Nicodemo, quello che da principio era andato di notte a Gesù, venne, portando circa cento libbre di una miscela aromatica composta di mirra ed àloe.
Essi presero il Corpo di Gesù e lo avvolsero in lenzuoli di lino con aromi, come era in uso allora.
Nel luogo ove Egli era stato crocifisso, vi era un orto, e nell' orto un sepolcro scavato di recente, che non aveva ancora ospitato alcuna salma.
Per comodità, a motivo dell' imminenza di Pasqua, vi deposero il Corpo di Gesù."


La deposizione di Gesù nel Sepolcro - Incantevole siderografia su base dalla elaborata trina "a punzone" e "a pressa", dal gusto tipicamente "Romantico"-
Editore:Turgis- Francia, seconda metà sec. XIX
(Collezione privata Lucio e Patrizia Grandi)
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Ringrazio i cari Amici Lucio e Patrizia per la loro preziosa Presenza nel Blog e per avere- insieme agli altri tre bellissimi Santini - generosamente messo a disposizione di tutti gli Amici Collezionisti e di tutti i Lettori questo raffinatissimo Canivet dalla loro privata Collezione, "autentica e toccante Preghiera vivente" di mano claustrale Anonima di area Tedesca del sec.XVIII, per celebrare tutti insieme la Passione di Gesu' Nostro Signore in attesa della Santa Pasqua di Resurrezione.
Paola Galanzi