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UN CORDIALE BENVENUTO NEL SALOTTO VIRTUALE DEI CULTORI DELL'ICONOFILIA, LO STUDIO ED IL COLLEZIONISMO DEI SANTINI E DELLE ANTICHE IMMAGINI DEVOZIONALI





sabato 29 gennaio 2011

I Santini, testimoni silenti ma fondamentali dell’antichissima tradizione Cristiana della preghiera di ringraziamento a Dio per il pane quotidiano


La preghiera prima del pasto
"PADRE NOSTRO, DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO"
Una famiglia Cristiana unita in preghiera davanti al desco quotidiano.
Sullo sfondo, il focolare e un piccolo altare incastonato alla parete.
Editore: Pintard à Lyon
Francia, prima metà sec.XIX

Collezione privata Galanzi


Un’elevazione spontanea e sentita al nostro Dio e Creatore per rendergli grazie, con il cuore colmo di gratitudine, per il pane che con Amore mette ogni giorno sulle nostre tavole: le parole del Padre Nostro, pronunziate in lingua Latina dai primi Cristiani nella Roma pagana dei grandi Imperatori, dapprima sommessamente e nell’ombra propizia del crepuscolo quindi in coro, finalmente libero e unanime, innalzate a Dio.

Oltre al fondamentale e saliente senso simbolico e spirituale - “Io sono il Pane di Vita”(Giovanni, 6,35)- perché Gesù Cristo è per noi Cristiani il Pane di Vita Eterna- il Pater Noster invoca la benevolenza di Dio perché ogni giorno sia presente sulle nostre tavole il pane, alimento, insieme all’acqua, indispensabile per la sopravvivenza.

Similmente alla tradizione Cristiana, la tradizione Ebraica e differenti altri culti religiosi, contemplano e dedicano uno spazio particolare e di rilevanza esclusiva alla preghiera rivolta a Dio Creatore prima di consumare il pasto quotidiano.


Nel triste ed assolutamente deplorevole scenario globale di gravissima e profonda regressione etica e spirituale, che in ottica vichiana manifestamente connota il nostro secolo come un’era di cupa decadenza morale e di grave arretramento alla barbarie, tali antiche -e oggi putroppo desuete- consuetudini debbono con slancio forte e spontaneo riemergere in ognuno di noi quali fari illuminanti nelle tenebre dello sconforto e nel dubbio del divenire.


Ricordo, nella mia infanzia trascorsa nell’amata Terra di Toscana, con quanto amore la mia nonna materna Angiolina “prima del desinare” (cioè, prima di mangiare) mi segnava con la Croce congiungendomi le manine ed invitandomi a ripetere questa preghiera semplice: “Signore, ti ringraziamo di questo pane sulla tavola e del cibo quotidiano che ci dai. Amen"
.


Tutti dobbiamo rendere grazie a Dio del pane ogni giorno presente sulle nostre tavole, soprattutto pensando a chi, ancora oggi, nel secolo XXI, patisce la fame e vive di stenti….


I Santini e le antiche Immagini devote attestano talvolta l’antica e bella preghiera Cristiana di ringraziamento per il pane quotidiano, imprimendo a futura memoria sulla carta l’importante momento in cui la Famiglia si riuniva nella stanza del focolare, e prima di sedersi a tavola, al tepore di un fuoco rassicurante e davanti ad un piatto di minestra o di zuppa fumante e profumata, elevava, nell’incomparabile, sacro valore dell'unità familiare, un'ode sincera di gratitudine al Signore.


Il Santino che correda quest’articolo- una siderografia della prima metà del sec.XIX su base in carta, con cornice in foglia argentata elegantemente trinata a punzone, celebra quest’antica, importante tradizione e rappresenta a livello iconografico , proprio per la non comune raffigurazione del tema illustrato, oltre che una preziosa testimonianza di notevole valore religioso e culturale, indubbiamente, in ambito strettamente collezionistico, anche una pregevole rarità.

Paola Galanzi

domenica 23 gennaio 2011

Iconofilia tra Tradizione religiosa e superstizione popolare: Contro il Mal caduco e contro il malocchio: un raro e particolare Santino-Reliquia su seta del sec.XVIII tra Fede e superstizione popolare

SANCTI TRES REGES
Raro e suggestivo Santino-Reliquia su seta: un'importante testimonianza della devozione popolare a metà strada tra la Fede e la superstizione.
Area Fiamminga, prima metà sec.XVIII

Collezione privata Galanzi




Nel pur ristretto ed affascinante ambito dei Santini e delle Immagini devozionali espressamente votati alla duplice funzione di preziosi intermediari tra l’uomo e Dio ed efficaci mezzi di protezione dal maligno e da tutte le sue nefaste influenze e manifestazioni, in epoca storica- documentatamente ascrivibile all’arco temporale tra il secolo XVII ed il successivo XVIII- contemporanea alla diffusione, in talune aree del territorio europeo di antica e consolidata tradizione Cattolica, del ricercatissimo ed oggi assai collezionato BREVERL- vedi articolo qui sul Blog- con successo iniziarono a divulgarsi, in particolar modo nelle anzidette regioni- Germania meridionale (Baviera), Austria, Fiandre belga, Francia e da qui alle località immediatamente limitrofe- dei Santini assai particolari e di pregiata fattura, compiutamente rispondenti all’atavico bisogno da parte dell’uomo di sentirsi rassicurantemente preservato e protetto dal multiforme e terrificante manifestarsi delle sventurate e luttuose opere del demonio: tra queste il famigerato “morbus sonticus”(dal Latino: malattia criminale o assassina), o “mal caduco” volgarmente detto, ovvero l’epilessia, male incontrollabile e all’ epoca assolutamente incurabile, che con esordi inattesi e repentini, causando rovinosamente la caduta a terra della persona che ne era affetta, poteva non di rado arrivare a causarne persino la morte.
Dunque, le crisi epilettiche, male antico come l’uomo, che afflisse nel corso dei millenni, senza risparmiare alcuno, giovani e vecchi, belli e brutti, poveri ed imperatori- Caio Giulio Cesare,valoroso comandante, celeberrimo politico e geniale stratega, nonchè primo, vero Imperatore di Roma, così come tramandatoci da Plinio ne soffrì, spesso dall’insorgenza del male costretto bruscamente ad interrompere, con comprensibile disagio e terrore della platea presente, i comitia presieduti (da qui la definizione ulteriore di “morbus comitialis” data al disturbo).
Ma qual è il nesso- o meglio, dove è esso da ricercarsi- tra questa antichissima e temuta patologia dalle origini misteriose e dai contorni nebulosi e sconosciuti, e la religione, la devozione popolare testimoniata ed espressa dalle antiche immagini devozionali ?
Già nella Roma di Cesare nel I secolo a.C., ma documentatamente ancor molto prima, tale temuta malattia, proprio per l’indecifrabile origine e per la rapidissima ed inattesa insorgenza delle gravi crisi convulsive che nello specifico la caratterizzano, fu con terrore ritenuta opera maligna di demoni, spesse volte dal fatale esito finale.
Nell’arco di specifico riferimento temporale, e dunque inscindibilmente storico e culturale, in cui tale insolita tipologia di devota Immagine maggiormente venne prodotta e si diffuse nell’Europa Cattolica- appunto i secc.XVII e XVIII- la popolazione dovette assistere con orrore impotente all’insorgere di morbi e letali pandemie pestilenziali che ovunque seminarono lutti, scoramento e disperazione.

Con indubbia, originaria connessione e derivazione dalle raffigurazioni pittoriche e calcografiche delle note “Dances macabres”-o Danze macabre- e dell’ancor più famoso tema del MEMENTO MORI (“Rammenta che dovrai morire”), già e in diversi contesti espositivi in passato da me affrontato qui sul Blog, l’eredità e la memoria genetica medioevale del complesso e vasto tema dell’ HORROR MORTIS- o “Terrore della morte”- ritorna sin dal secolo XVII prepotentemente a dominare la scena sociale e religiosa Europea.

Eventi luttuosi inattesi sempre hanno creato, in qualunque contesto storico, religioso e sociale e a qualunque latitudine, sconcerto e paura.
Attinente e coerentemente alla tradizione Cristiana, laddove s’insinua la malattia foriera di morte trionfa la Fede e con essa la Virtù teologale della Speranza nella Vita Eterna oltre la morte; dunque, la Vita gloriosa sulla morte, nel ricordo della Resurrezione di Gesù Cristo, nostro Signore e Dio.

Proprio per richiamare i Cristiani agli insegnamenti delle Sacre Scritture e allo scopo di rassicurarli e rasserenarli nella criticità di un contesto storico profondamente segnato da malattie e morte, Monaci e Suore presso Conventi e antichi Monasteri, per primi crearono e diffusero l’originale e pregevole tipologia di Santino che ha ispirato questo articolo odierno.

Nati da incisioni su legno- le famose xilografie- o su lastra di rame, tali particolari ed oggi assai rari e ricercati Santini, di elevato interesse storico, religioso e culturale, vennero stampati su seta e su rasi preziosi, non di rado, nella cattolicissima area Fiamminga, prodotti e firmati dai più noti Incisori ed Artisti locali.

Ma perché vennero stampati sulla seta e non sulla carta o sull’ancor più nobile pergamena ?

Il motivo è chiaramente deduttivo e inevitabilmente riconducibile ai BREVERL- o SANTINI-AMULETI SCACCIADEMONI dello stesso periodo, e al postumo, ma non meno famoso, BREVE di Sant’Antonio da Padova, stampato su tela, della prima metà del sec.XX, già ampiamente entrambi da me trattati qui sul Blog: trattandosi di Santini-Reliquia –nel caso specifico del Santino raffigurato nell’immagine che correda il presente articolo possiamo parlare di Santino-Reliquia di II classe- con relativa invocazione ai Santi d’intercessione a protezione del detentore, similmente ai summentovati BREVERL e BREVE DI SANT’ANTONIO, proprio perché realizzati su stoffa potevano più agevolmente e riservatamente essere posti a diretto contatto con la persona, cuciti all’ interno di abiti o all’interno di cuscini e persino dentro le stesse culle dei bambini, a protezione dal malocchio- la nota e ancor oggi diffusissima credenza popolare a metà tra religione e superstizione, corrispondente ad ipotetici effetti nefasti ritenuti provenienti dall’invidia palesata da terzi- incantesimi, incidenti durante i viaggi e, non per ultimo, dalla famigerata e scongiuratissima morte improvvisa.
Sin dalle antichità più remote della lunga Storia dell’ uomo, la malattia sconosciuta ed incurabile foriera di morte è stata associata alle tenebre e alle forze del male, e per queste ragioni e da allora, generatrice di angoscia e di paura.

Nel Vangelo di Matteo, al capitolo 17, dal v.14 al 18, leggiamo: “E venuti verso la folla, gli si accostò un uomo che s’inginocchiò dicendo: Signore abbi misericordia di mio figlio, perché è epilettico…. Quindi Gesù lo rimproverò, e il demonio uscì da lui; e da allora il fanciullo fu guarito”.


Nei Vangeli sinottici di Marco e Matteo sono indicati infine i rimedi, rappresentati dal digiuno e dalla preghiera devota, per scacciare i demoni responsabili della grave malattia.
Esaminando attentamente e nei dettagli il Santino odierno, accanto all’effige dei Re Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, a destra leggiamo:


SANCTI TRES REGES
GASPAR-MELCHIOR-BALTHASAR
Orate pro nobis nunc et in hora mortis nostrae
Ces billets ont touchè aux trois testes des Saints Roys à Cologne; ils sont pour les voyageurs contre les malheurs des chemins, maux de teste, mal caducque, fievres, sorcellerie, toute sorte de malefiée et morte subite

che tradotto in Italiano leggiamo:


I SANTI TRE RE
GASPARE, MELCHIORRE E BALDASSARRE
Pregate per noi ora e nell’ora della nostra morte
Questo Santino ha toccato le tre teste dei Santi Re Magi a Colonia: a protezione dei pellegrini contro il mal di movimento, mal di testa, MAL CADUCO (o epilessia), febbri, stregonerie, qualunque sorta di MALOCCHIO (e malefici ad opera del demonio) e contro la MORTE IMPROVVISA


Molto ricercata dai Collezionisti di Santini Tedeschi, Austriaci e del Belgio, e di rara reperibilità sul Mercato Antiquario cartaceo internazionale, tale interessantissima tipologia di devota Immagine raggiunge oggi notevoli quotazioni che vanno da un minimo di Euro 45-50 ad un massimo di Euro 120-150.
San Donato Vescovo e Martire e San Valentino, già Santo patrono degli innamorati, sono oggi invocati dai fedeli a protezione dell'epilessia.
Paola Galanzi

lunedì 17 gennaio 2011

Collezionismo di Santini e Cultura: La Società Litoleografica San Giuseppe di Modena


L'Opera dedicata dallo Studioso e Collezionista Giorgio Leonardi alla celebre Società Litoleografica San Giuseppe, vanto e fiore all'occhiello della città di Modena nella produzione di originali e bellissimi Santini sin dal 1857.


Nell'articolato scenario sociale tipicamente innovativo e di diffuso rinnovamento caratterizzante in Europa il secolo XIX, ed in particolare la sua seconda metà, porto oggi all’attenzione dei Collezionisti e dei Lettori del Blog un’importante Casa Editrice italiana, nata a Modena nel 1857 da una brillante idea e per entusiastica iniziativa di un Sacerdote, Monsignor Luigi Della Valle (Modena,1829-1899): La Società Litoleografica San Giuseppe, produttrice di fortunati, ed oggi assai ricercati e collezionati, Santini.

Grazie alla ricerca paziente ed appassionata di Giorgio Leonardi, Collezionista e Studioso della storia, lunga quasi sei decenni, della prospera Casa Editrice modenese, nel 1999, in concomitanza con la Mostra di Santini, allestita dalla Parrocchia e dal Comune di Spilamberto (Modena) ridente comune sulla riva sinistra del Panaro, presso l’elegante Villa Fabriani, signorile residenza dell’omonima Famiglia spilambertese nei secc.XVIII e XIX, (oggi sede della Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Spilamberto e del Museo del Balsamico Tradizionale) e in memoria del Centenario della morte di Monsignor Luigi Della Valle, venne da lui scritta e pubblicata una piccola ma assai interessante Guida commemorativa della fiorente Società Litoleografica San Giuseppe e del suo Fondatore; in essa si dipana, precisa e dettagliata, l’ avventura tipografica di successo dei Santini, originali e veramente belli e curati fin nei più piccoli particolari, dal 1867 fino all’anno 1924 circa.

La diffusione della stampa Cattolica e l’apostolato attraverso le Sacre Immagini, così come secondo il vivo desiderio espresso allora dal Santo Padre Papa Pio IX (Senigallia,1792-Roma,1878), furono lo spirito vitale che animò, sin dalla sua fondazione nel 1857, l’originaria Tipografia Immacolata Concezione, con sede al civico 10 della storica Via dei Servi, ben cara nel cuore di tutti i Modenesi.

I Santini o devote Immagini di Modena, presto famose e diffuse in tutta Italia, inizialmente nate come semplici incisioni e litografie monocromatiche presso la Tipografia Immacolata Concezione, con l’avvento della Litoleografia San Giuseppe, secondo l’attenta ricostruzione dell’Autore Giorgio Leonardi avvenuta circa un decennio dopo, ovvero nel 1867, grazie allo spiccato e fine senso artistico del Fondatore, s’impreziosirono di eleganti dettagli in oro zecchino, ricche decorazioni floreali, raffinate ghirlande e preziose fotografie di assai piccole dimensioni, spesso tagliate in ovale, celebranti i Santi ed i Martiri più venerati, già destinatari d’invocazioni e sentite preghiere provenienti dalla sincera devozione popolare.
Tra questi vi è San Giuseppe, Santo Genitore di Gesù, cui Monsignor Della Valle devotamente dedicherà la sua Società Litoleografica.

Ma in cosa consistette la nuova tecnica tipografica dell’oleografia e quali nuovi elementi introdusse nella stampa dei Santini e delle belle Immagini divote modenesi?

Il termine racchiude le due parole oleo- dal latino oleum- olio- e grafia- dal greco antico graphèin, scrivere, dipingere- e caratterizza distintamente il nuovo e rivoluzionario processo di stampa cromolitografica su carta (così come su tela) imitante la pittura ad olio, consistente nell’applicazione di diversi colori a consistenza grassa sull’immagine precedentemente incisa su pietra granita, in seguito impressa sulla carta, nato appunto intorno alla seconda metà del sec.XIX e rapidamente diffusosi presso le più importanti Case Tipografiche delle principali capitali d’Europa, sedi di già noti Editori di Santini e Immagini devozionali di Fede Cattolica, dall'antica e consolidata fama e tradizione.

Di notevole impatto visivo, i Santini litoleografici della Società San Giuseppe di Modena, egregiamente assolsero, in epoca di grave ed assai diffuso analfabetismo, alla fondamentale necessità di portare in tutte le case, nei villaggi e fin nelle più remote campagne, il Vangelo per immagini e i modelli sublimi delle Vite dei Martiri e dei Santi del Cristianesimo, rappresentando e- sin dalle origini, con i primi Santi in xilografia databili del sec.XV - riconfermando la loro alta e indiscussa validità di basilare strumento didattico-pedagogico nella formazione del Cristiano.


Sant'Ignazio di Loyola

Tipico Santino di produzione della Società Litoleografica San Giuseppe di Modena.

Caratteristici ed assai raffinati i delicati dettagli in oro zecchino e le belle decorazioni floreali che fungono da cornice alla suggestiva, piccola fotografia del Santo.

Al verso è presente una preghiera per invocare l'intercessione del Santo a protezione "SPECIALMENTE CONTRO IL COLERA"; nel recitarla, si consiglia inoltre :"A FAR USO DELL'ACQUA BENEDETTA COLLA RELIQUIA DEL SANTO".

Italia, seconda metà sec.XIX

Collezione privata Galanzi


Realizzate a catalogo e su commissione- secondo un ben consolidato schema organizzativo comune sin dal sec.XVIII a tutte le più importanti Stamperie di Santini e Immagini devozionali d’Italia e d’Europa- le belle sacre Immagini della Società Litoleografica San Giuseppe di Modena accompagneranno i devoti nelle loro preghiere fino all’anno 1924 circa, così come documentato dall’ interessante lavoro di ricerca condotta con passione da Giorgio Leonardi.

L’Opera da lui scritta- la copertina è raffigurata nell’immagine in alto corredata al presente articolo- consta di 32 pagine, arricchite da una ricca e bellissima selezione di Santini policromi esclusivamente tipici della Casa Editrice suddetta, con gusto raffinato e scrupolosa ricostruzione storica, personalmente curata dall’Autore.

Chi tra Voi è interessato potrà richiederne copia, per la modica cifra di Euro 5, direttamente alla Casa Editrice Edizioni Il Fiorino di Modena che ne ha realizzato la pubblicazione: http://www.edizioniilfiorino.com/

Consentitemi solo un piccolo consiglio, per non perdervi all'interno del Sito: dopo aver effettuato il log-in, in alto a sx, alla voce CATEGORIE cliccate sulla prima voce: Storia Locale: il testo è disponibile nella seconda pagina di questa sezione.

Paola Galanzi

lunedì 10 gennaio 2011

La saga dei comuni "Santini di pizzo" di produzione francese del sec.XIX: impennate arbitrarie dei costi non pari alle reali quotazioni:ATTENZIONE !


Rarissimo e spettacolare Santino "a teatrino", tridimensionale, realizzato dal raffinatissimo ed inconfondibile gusto dell'Editore parigino Maison Basset nella prima metà del sec.XIX.
A partire dal 1865, anno dell'acquisizione della Casa editrice da parte dell'Editore Bouasse-Lebel, venne da quest'ultimo ri-proposto con la propria firma lo stesso, identico Santino.
Un equo prezzo, aderente alle quotazioni del Mercato Antiquario cartaceo internazionalmente applicate, non dovrebbe superare i 150 max 180-200 Euro.

Collezione privata Galanzi

In concomitanza con l’inizio delle appena trascorse Festività Natalizie sono stata contattata da diversi Collezionisti che, disorientati ed alquanto perplessi per un’ improvvisa impennata dei prezzi, mi chiedevano un personale parere su quelli appunto dati da taluni venditori sul web a una tipologia di Santino tra le più collezionate e care ai Collezionisti: i Santini merlettati o “Santini di pizzo”- aliascanivet meccanici” impropriamente detti, di produzione Francese, databili del secolo XIX; le segnalazioni ricevute, dopo personali verifiche, hanno –purtroppo- puntualmente trovato conferma: semplicissimi ed assolutamente COMUNISSIMI Santini merlettati- alias “canivet meccanici” in siderografia a colori o addirittura in bianco e nero, e persino nell’ancor più comune e seriale CROMOLITOGRAFIA, prodotti da Editori Francesi nel sec.XIX e agli inizi del XX a CENTINAIA e MIGLIAIA di copie assolutamente IDENTICHE, paradossalmente, venivano quasi in contemporanea messi in vendita da differenti venditori e su differenti sedi del vasto mercato on line a costi diversissimi: lo stesso Santino poteva essere acquisito dai più avveduti e fortunati Collezionisti per 15 MAX 25 Euro sul sito XY mentre veniva -quasi in contemporanea- sul sito XZ sfacciatamente proposto a 50-100 Euro, ossia al doppio e addirittura al quadruplo del suo reale valore di quotazione, ovunque in Europa riconosciuto ed applicato.

ATTENZIONE !

Mesi addietro, ho pubblicato qui sul Blog un mio articolo specificamente dedicato alle REALI ATTUALI QUOTAZIONI in seno alle molteplici sedi del Mercato Antiquario cartaceo Europeo, facenti riferimento alle principali ed internazionalmente più collezionate tipologie di Santini: per chi tra Voi non avesse ancora avuto modo di leggerlo, invito a farlo ora cliccando su questo link:

Come scritto nel suddetto articolo e più volte ribadito, a tutela del Collezionista-Consumatore, PRIMA di cliccare sul pulsante di “ACQUISTO IMMEDIATO” o, ancor peggio, prima di partecipare ad un’asta virtuale su internet con prezzi di partenza assolutamente spropositati e comunque NON EQUI e NON corrispondenti alla quotazione riconosciuta internazionalmente al Santino in questione dal Mercato Antiquario cartaceo, sollecitamente Vi invito alla temperanza, suggerendo di fare dei semplici “controlli incrociati”, andando su altri siti o sedi di vendita di Santini sul web a cercare lo stesso Santino a prezzi più consoni ed onesti.
Nello specifico, ricordo che i comunissimi Santini merlettati in siderografia in bianco e nero, Francesi del secolo XIX, si trovano a centinaia e “a flusso continuo” in vendita su internet da 3-4 Euro a MAX 15-20 Euro per quelli tra essi in PERFETTO STATO DI CONSERVAZIONE, mentre quelli con siderografia colorata a mano sono facilmente reperibili sul web a costi EQUI che vanno dai 20 a MAX 45-50 Euro.
Decisamente diverso- e stavolta GIUSTIFICATAMENTE !- è il costo, tra i Santini prodotti dai vari Editori Francesi del sec.XIX, di quelli prodotti decisamente in netto, limitatissimo minor numero di copie, in cui rientrano i Santini merlettati “à systéme” o “a teatrino” o tridimensionali altrimenti detti: cito ad esempio il rarissimo Santino “La barca di Maria” dell’Editore Bouasse-Lebel: ne ho personalmente visti sinora, in vendita sul web, appena tre esemplari, proposti all’equo prezzo di Euro 150 o poco più.

Per maggiore informazione, in particolar modo del Collezionista neofita, sottolineo con fermezza che tra taluni rari Santini rientranti nell’anzidetta tipologia “à systéme” cui fanno parte come noto ai Collezionisti, oltre ai succitati, rarissimi ed assai quotati “Santini a teatrino”-o “tridimensionali” o a “pop-up” altrimenti detti- i non meno famosi Santini “a edicola” o “a sorpresa”, i più RARI, e di conseguenza QUOTATI, sono quelli prodotti da Editori Francesi la cui attività, proprio perché prematuramente e tristemente conclusasi a causa di difficoltà economiche dopo pochi decenni di produzione, immise sul mercato cartaceo un NUMERO assai LIMITATO di esemplari, oggi particolarmente ricercati dai colti Collezionisti: è questo il caso tipico dei Santini firmati dall’Editore parigino Maison Basset, originale e signorilissima Casa produttrice dei Santini merlettati Francesi, a mio personale parere, i più raffinati ed eleganti del vastissimo mercato francese del periodo, non a caso, a seguito dell’acquisizione della Casa da parte dell’Editore Bouasse-Lebel, da quest’ ultimo “rivisitati e corretti”, ossia riproposti stampati dalle originarie lastre in acciaio incise dalla Maison Basset, apponendo, al posto della firma dell’originario e brillante Inventore, la propria.
Concludo infine informando i Collezionisti ed i Lettori che stanno magari iniziando ora ad avvicinarsi a questo incantevole e culturalmente assai rilevante settore collezionistico, che per tutto il sec.XIX in Francia e, indirettamente, per scambi, lecite e corrette acquisizioni di partite di lastre in acciaio incise, o anche- e non di rado- indelicate e non autorizzate, indebite appropriazioni di Santini prodotti in siderografia su base trinata meccanicamente a punzone da altra Casa Editrice, anche in Italia, nella persona dell’antico Editore Leonardi con sede in Via Po a Torino, (per citarne uno tra i più noti all’epoca a livello nazionale) immise per anni sul florido e redditizio mercato delle Immagini devote di pizzo- tipiche e distintive dell’Epoca Romantica-alcuni “modelli” ed effigi di Santi nati dalla creatività di altri originari Autori d’Oltralpe con la propria firma, come anzidetto, forse illecitamente appropriandosi, in specifici ed evidenti casi, di quelli ormai conosciuti e da severe leggi giustamente con rigore tutelati: i diritti d’Autore- peraltro già all’epoca diffusamente riconosciuti, già regolamentati da leggi e sul Santino inequivocabilmente attestati con la dicitura “deposé”- oggi, a distanza di oltre un secolo e mezzo, universalmente rispettati e a tutti noti con la denominazione di COPYRIGHT.


Paola Galanzi

Gesù fanciullo e i simboli della Passione

Delicato Santino in siderografia acquarellata a mano su fondo finemente trinato a punzone originariamente prodotto dalla Maison Basset a Parigi nella prima metà del sec.XIX e "ri-proposto", assolutamente identico verso il 1870 dall'Editore torinese Leonardi: lecitamente o illecitamente ?

Collezione privata Galanzi



lunedì 3 gennaio 2011

I Luttini o Ricordini dei defunti: antiche origini della tradizione Cristiana di commemorazione e interessanti curiosità


BID VOOR.... (PREGA PER...)
Rarissimo Luttino manufatto e manoscritto su pergamena con raffinata miniatura di provenienza conventuale; sono presenti al verso il titolo relativo alla carica ecclesiastica rivestita, il nome completo e la data del decesso della persona commemorata.
Fiandre, sec.XVIII
Collezione privata Dr.Theo Breugelmans

Fu il pennello guidato dalla tradizionale e ben nota maestria di un Monaco-Artista amanuense, o più probabilmente, per la minuziosa e delicata leggiadria degli elementi floreali e del piccolo abete stilizzato che incorniciano la preziosa miniatura di Sant’Agostino, dalla mano leggera e soave di una Suorina, nell’atmosfera di sublime spiritualità di un antico scriptorium profumato d’incenso e di preziosi testi manoscritti illuminati da splendente oro zecchino, a creare il giorno 9 di Aprile dell’anno 1761, con ossequiente devozione e vivo e partecipe cordoglio, il luttino per il Reverendo Padre Joannes Van Assema, verosimilmente l’anziano e carismatico Padre Abate di una qualche rinomata Abbazia immersa nel verde rigoglioso di una millenaria foresta delle Fiandre. Dovremmo probabilmente estendere le nostre ricerche, a ritroso nel tempo, a documenti cartacei risalenti al secolo XVIII, gelosamente custoditi presso Archivi anagrafici, seppur un’indagine in tale direzione- ignorando noi il luogo in cui il Reverendo Padre ben tre secoli fa visse, morì e fu tumulato secondo l’antica tradizione Cristiana- non senza difficoltà approderebbe al risultato sperato, quello cioè di restituire alla persona un’identità completa, con notizie e dati biografici dettagliati ed esaustivi.

Il rarissimo luttino, protagonista dell’articolo odierno, anche per l’estrema eccezionalità rappresentata nel 1700 dalla limitatissima produzione destinata a tal uopo, ristretta a personaggi eminenti dell’alto Clero e della nobiltà, è riuscito nel suo intento originario ed ispiratore, quello cioè di tramandare ai posteri la memoria del defunto, giungendo attraverso i secoli indenne sino a noi, nel casto candore della pergamena e nella freschezza dei delicati colori.
A testimonianza e suggello dell’importanza del ruolo rivestito in vita dal Reverendo Padre Van Assema sono la statuaria figura di
Agostino d’Ippona, Padre e Dottore della Chiesa, raffigurato nella splendida miniatura, e la nobile e resistente materia alla quale, come verosimilmente anzidetto, da devoti e affezionati confratelli ne venne affidata l’imperitura memoria.


La definizione di Paesi Bassi accomunò nella sua accezione geografica, così come pure storica e di antica tradizione religiosa Cristiana, la nordica Regione chiamata Olanda con il lussureggiante territorio delle Fiandre fino all’anno 1581; a partire da tale data, nel complesso ed articolato scenario della Controriforma cattolica, i destini e le storie delle due nazioni suddette si separarono definitivamente: l’Olanda, in Fiammingo Nederland - oggi territorio distintamente designato con il nome di Paesi Bassi- accogliendo le teorie luterane e calviniste, e le Fiandre- Vlaanderen in lingua Fiamminga- strenuamente ed eroicamente combattendole a tutela dei dogmi dell’antica tradizione cattolica da secoli ben radicata in tutto il vasto territorio.
La tradizione letteraria Fiamminga tramanda le origini dell’uso dei “
LUTTINI”- in Fiammingo “met de hand geschreven BIDPRENTJES”, come databili addirittura del secolo XVI, rigorosamente manufatti e manoscritti su carta e/o su pergamena e di provenienza claustrale, ma di fede Protestante e specificamente provenienti da Amsterdam e località alla suddetta città immediatamente limitrofe.


Ad Anversa, e contestualmente in tutto il territorio Fiammingo, la comparsa dei primi “Ricordini dei defunti “ o LUTTINI di fede Cristiana Cattolica fu successiva di almeno un secolo e dunque attendibilmente databile degli inizi, e con maggior sicurezza potremmo meglio dire, della prima metà del sec.XVII.

Irreperibili nello stesso territorio delle Fiandre quelli che a giusto titolo possono essere definiti i “prototipi” datati dell’epoca controriformistica, incisi quasi esclusivamente su pergamena in bianco e nero o a colori dai bulini dei più noti e celebri Incisori Fiamminghi, dai Van Merlen a De Boudt- per citarne giusto due tra i molti- i più antichi, attualmente ospitati nei vari Musei delle Tradizioni Popolari così come presso esclusive private Collezioni, non valicano a ritroso nel tempo la data del 1770, essendo per la maggior parte datati degli anni tra il 1775 ed il 1800, pur ciononostante sempre rappresentando delle autentiche ed assolute rarità.

La formula comunemente usata per la creazione di LUTTINI- o per meglio dire, per l’adattamento di Immagini devozionali a tal uopo in ambiente claustrale o presso le Botteghe degli anzidetti Incisori rivisitate e corrette- fu semplice e coincisa, sia in epoca Barocca che successivamente nel sec. XVIII: “BID VOOR”- ossia “PREGA PER” o “PREGA PER L’ANIMA DI ” seguito dal nome e cognome del defunto e quasi sempre dalla data di morte.

Bisognerà attendere la fine del secolo XVIII e gli inizi del 1800 perché tale formula si arricchisca di nuovi elementi, più circostanziati e maggiormente indicativi relativamente alla persona defunta da commemorare: il luogo di nascita e di morte, la carica rivestita ed il grado - nel caso, ad esempio, di alti graduati Militari- seguiti da una più o meno lunga preghiera.



VIANDANTE, HO POCO DA DIRE: FERMATI E LEGGI.
QUESTO E’ IL RICORDO NON BELLO DI UNA DONNA CHE FU BELLA.
I GENITORI LA CHIAMARONO CLAUDIA.
AMO’ IL MARITO CON TUTTO IL CUORE.
MISE AL MONDO DUE FIGLI: UNO LO LASCIA SULLA TERRA, L’ALTRO L’HA DEPOSTO SOTTO TERRA.
AMABILE NEL PARLARE, ONESTA E RISERVATA NEL PORTAMENTO, CUSTODI’ LA CASA, FILO’ LA LANA.
HO FINITO: VA PURE.

Età dei Gracchi (II secolo a.C.)- Roma

Nella Roma del II secolo a.C., in un’epoca nota agli Storici come Età dei Gracchi, due secoli prima della nascita di Gesu’ Cristo, le lapidi di travertino o di marmi pregiati provenienti dall’Egitto e dalla Grecia, abilmente incise dall’inscriptor assolsero alla medesima funzione di tramandare ai posteri la memoria dei defunti, proprio quali autentici, antesignani LUTTINI.



Il suggestivo testo epigrafico che riporto qui sopra quale modello dell’epoca, dal velato e pur composto dolore che traspare dalle parole dettate all’ inscriptor dal marito, celebra la memoria di una donna romana, esemplare moglie e madre.
Di lei è tramandato il nome –
CLAVDIA - i due figli avuti, di cui uno precocemente scomparso prima di lei, e, secondo i canoni tradizionali attestati dalle molteplici iscrizioni funerarie della Roma dell’epoca, le salienti e comuni caratteristiche etico-comportamentali designanti le Matronae, ossia le oneste e probe Madri di Famiglia.


Anche in questo caso, si dovrà attendere tre secoli ancora, dal periodo in cui visse CLAVDIA, perché il testo commemorativo di persone defunte divenga una breve seppur completa biografia, con la citazione di dettagli tipici ed inconfondibilmente caratteristici della persona commemorata: il praenomen, il nomen, il patronimico, la origo- città o area geografica di provenienza originaria- la tribus di appartenenza, il grado militare, l’ufficio o la magistratura prestati, oltre naturalmente all’età espressa in anni, mesi e giorni e talvolta, legato in particolar modo a casi specifici di morti improvvise e violente, il luogo- la città o la regione- teatro del decesso.
I “LUTTINI” incisi su marmo nella Roma antica, pur se affidanti l’anima del compianto defunto all'auspicata solerte e amorevole protezione degli dei Mani, sostanzialmente in niente differiscono dalle preghiere manoscritte in epoca Barocca nelle cattolicissime Fiandre o finanche nei moderni LUTTINI ancora oggi in uso nel nostro Paese e ovunque in Europa e nel Mondo: comune è il pathos straziante per una morte prematura o comunque inattesa, identiche- pur se scritte in lingue assai diverse e lontane tra loro - le toccanti parole piene di amore e di affetto profondo alla persona cara dedicate da chi, affranto dal dolore e inconsolabile, resta.

Un altro antesignano, alquanto sui generis prototipo degli attuali LUTTINI – a mio personale parere di gusto assolutamente discutibile e tutt’altro che elegante- fu rappresentato in Epoca Vittoriana, con particolare e delimitato riferimento temporale al ventennio che intercorse tra il 1840 ed il 1860, dalle fotografie post mortem.

Tale atipica e alquanto biasimevole moda esplosa in Francia, Inghilterra e nei maggiori Paesi dell’Europa centro-settentrionale in concomitanza con l’avvento dei primi dagherrotipi e contestualmente ai progressi raggiunti in campo tipografico consentì – nella bizzarra e pur breve usanza- di creare dei RICORDINI dei defunti” corredati da foto- stampate in color seppia o bianco e nero e non di rado ritoccate da dettagli colorati a mano- del caro estinto fotografato a morte avvenuta- da cui appunto la denominazione di fotografie post mortem- vestito di tutto punto, con gli occhi ben aperti, seduto su sedie o confortevoli dormeuses in posizioni assolutamente naturali come fosse ancora vivo e, nel caso specifico dei bambini, con la bambola o l’orsetto preferito tra le manine, da distribuire a parenti ed amici in memoria del congiunto scomparso.


Nello specifico del nostro Paese, eccezion fatta- come nel caso del rarissimo ed assai prezioso LUTTINO realizzato nell’anno 1761 per il Reverendo Padre Joannes Van Assema da una miniatura su pergamena raffigurante Sant’Agostino e appartenente alla museale ed ormai ben nota a tutti i Collezionisti Collezione privata dell’amico Fiammingo Dr.Theo Breugelmans- per nobili ed aristocratici ed alti Prelati, cui sono pure riferibili LUTTINI costosi ed esclusivi realizzati su pergamena prevalentemente in ambito claustrale, databili parimenti già del secolo XVIII- bisognerà attendere sino al secolo XIX per un fruimento di massa che raggiungerà l’apice di costume e maggiore diffusione agli inizi del successivo secolo XX con l’avvento della stampa seriale, fenomeno a tutti i Collezionisti noto con il nome di offset.

Mi permetto di aggiungere a tal proposito un’ultima curiosità: in Italia, tra le prime Case Editrici a diffondere con gran successo la stampa dei LUTTINI sin dalla fine del secolo XIX e per l'intera metà del successivo, fu proprio la Santa Lega Eucaristica di Milano.


Paola Galanzi

sabato 1 gennaio 2011

Una rarissima Immagine devozionale Fiamminga su pergamena del sec.XVII per augurare a tutti un Felice Anno Nuovo 2011 ricco di Pace e di liete Novità


Rarissima Immagine devozionale-augurale fiamminga di

Buon Anno Nuovo:

si fondono qui, in questo straordinario, museale documento, secolari tradizioni Fiamminghe storico-religioso-gastronomiche di enorme interesse culturale.
Incisione a bulino su spessa pergamena riccamente incorniciata da decorazioni a motivi floreali magistralmente colorati ad acquarello firmata dal celebre Incisore fiammingo Michiel Cabbaey
(Anversa, 1660-1722)

Collezione privata Dr.Theo Breugelmans

Carissimi Amici, l'Augurio di un Felice e.....dolce Anno Nuovo 2011 giunga a tutti con la condivisione di questa meravigliosa Immagine proveniente dalle Fiandre del sec.XVII; si tratta di fatto di una rarissima, museale Immagine devozionale-augurale di epoca Barocca, decisamente un "pezzo" UNICO e un interessantissimo documento di fusione di antiche, secolari tradizioni religioso-popolari e - ed è proprio da ricercarsi qui la sua assoluta e straordinaria unicità- gastronomiche: Gesù fanciullo, Gesù Salvatore del Mondo con la corona sul delicato capo di riccioli d'oro tiene tra le manine, sorridente, il "KRULKOEK", un dolce di antichissima tradizione delle Fiandre, preparato sin dall'epoca Rinascimentale nelle case delle nobili Famiglie con acqua, farina, zucchero, miele, uva passa e ogni genere di frutta secca in tutti i villaggi della Regione, per la gioia dei bambini e per lo scambio augurale tra parenti ed amici in occasione dell'inizio del Nuovo Anno.

Adagiati l'uno sull'altro e posti all' interno di ceste, secondo la tradizione,i KRULKOEK venivano portati dalle donne all'interno delle Chiese per poter ricevere la benedizione ed essere quindi distribuiti quali beneauguranti, dolci Doni per un Lieto Anno appena iniziato.

Recita la didascalia incisa dal bulino del grande Incisore fiammingo Michiel Cabbaey, autore della splendida pergamena:

" O Jesus soet ghij zijt voorwaer
voor ons een saligh niewe jaer
"


che, tradotto in Italiano, diventa l'Augurio esteso a tutti i Collezionisti, gli Amici ed i Lettori del Blog:

" Oh Gesù, possa tu essere così dolce verso noi tutti per un Anno Nuovo Felice! "


BUON ANNO 2011 !

Paola Galanzi