In classifica
siti web

Cerca nel blog



UN CORDIALE BENVENUTO NEL SALOTTO VIRTUALE DEI CULTORI DELL'ICONOFILIA, LO STUDIO ED IL COLLEZIONISMO DEI SANTINI E DELLE ANTICHE IMMAGINI DEVOZIONALI





venerdì 1 luglio 2016

ICONOFILIA-CULTO MARIANO-DEVOZIONE-STORIA-CULTURA-TRADIZIONE:LA MADONNA DELLE GRAZIE IN NAPOLI-CHIAIA


Al termine di Via Chiaia, superata l’imponente mole del Palazzo Cellamare e l’incrocio con Via Filangieri, in un piccolo slargo sulla destra sorge la chiesa di Santa Caterina a Chiaia, dedicata  alla vergine e martire di Alessandria. 
La Chiesa fu edificata verso la metà del'500 per volere della famiglia Forti ed era chiamata Santa Catarenella per le sue modeste dimensioni. 
La piccola cappella, che all’epoca si trovava fuori della Porta di Chiaia, fu poi ceduta nel 1599 ai Frati Francescani del Terz’Ordine che la ristrutturarono e la ampliarono, ultimando i lavori nel 1600. 
Nel corso del '700 l’edificio subì una serie di modifiche ed abbellimenti come la realizzazione degli stucchi, il completamento delle cappelle ed infine un restauro completo negli anni 1733-35 in seguito al disastroso terremoto del 1732
Un ulteriore restauro della chiesa risale al 1904, come ricorda una lapide posta sulla facciata della chiesa. 

Il convento, il cui primo nucleo risale all’edificazione della chiesa, fu uno dei più grandi ed importanti di Napoli, anche per il numero dei religiosi, che nel 1772 erano circa ottanta. 
Ebbe alle sue dipendenze i conventi di Sant’Antonio a Tarsia e di Sant’Antonio a Posillipo in Napoli e il convento di Maddaloni in provincia di Caserta, nonché vari appartamenti, tutti lasciti di religiosi e benefattori. 

Nel 1730 in alcuni locali del convento vi dimorarono le guardie del corpo a piedi del Re, detti Alabardieri dalla lunga alabarda che portavano, da cui la denominazione della vicina via Alabardieri, e vi rimasero fino al 1861, anno della caduta del Regno delle Due Sicilie

Nel 1810 a seguito della soppressione degli ordini religiosi i frati furono espulsi, ma ritornarono nel 1829, però non più quelli della Provincia Napoletana, ma della Provincia di Sicilia dello stesso Terz’Ordine di San Francesco i quali la detengono tuttora. 

L’ex convento è occupato attualmente da abitazioni e dalla sezione municipale San Ferdinando Chiaia, mentre del grande giardino ne resta solo un piccolo quadrato alle spalle della chiesa. 

La facciata settecentesca, conclusa a timpano, è caratterizzata da lesene e modanature in stucco grigio. Al centro, al di sopra del finestrone, vi è un bassorilievo in stucco risalente al 1713, raffigurante Santa Caterina d’Alessandria con lo strumento del martirio, che era costituito da quattro ruote acuminate giranti in senso contrario, che però si infranse miracolosamente ai suoi piedi. Il portale in piperno è sormontato da una lapide risalente al 1600, che ne ricorda la fondazione. 
L’interno, a croce latina con tre cappelle per lato, presenta decorazioni in stucco risalenti al primo '700 ed una serie di affreschi nella volta, raffiguranti Storie di Santa Caterina, e nella cupola eseguiti da Gustavo Girosi negli anni 1909-10. 
La cupola, edificata nel 1601, presenta alla sua base otto luminose finestre dalle quali si diffonde la luce all’interno. Sulla controfacciata, a destra dell’ingresso, vi è un dipinto di Antonio Sarnelli, firmato e datato 1770, raffigurante l’Ecce Homo, trasportato qui dalla Terra Santa dalla chiesa nel 1774. 
Ai lati dell’ingresso vi sono anche due dipinti siglati B. Ferrazzi raffiguranti l’Adorazione dei pastori, a sinistra, e l’Apparizione del Bambino Gesù a Sant’Antonio, a destra, datati 1956. 

La maggior parte delle cappelle sono di ius patronato di ricche famiglie, che ne curano la relativa manutenzione. Nella prima cappella sinistra, dedicata all’Addolorata, sull’altare c’è una tela di fine ‘600 raffigurante la Pietà e al di sotto una statua di legno di Cristo morto, buon lavoro artigianale settecentesco di maestranze napoletane. 
Alle pareti laterali vi sono due tele seicentesche di Gaetano Magliar con la Flagellazione, a destra, e l’Andata al Calvario, a sinistra, quest’ultima copia di un dipinto di Francesco De Mura. 

Nella seconda cappella sinistra sull’altare si trova un’altra opera del Sarnelli, la Beata Pastora, firmata e datata 1755, restaurata recentemente, mentre alla parete destra vi è una tela settecentesca di ignoto con Cristo e la Divina Pastora
La cappella custodisce inoltre la tomba ottocentesca della Venerabile Maria Clotilde regina di Sardegna e Piemonte dal 1796 al 1798, sorella dei re di Francia Luigi XVI e Carlo X, moglie di Carlo Emanuele IV di Savoia, terziaria francescana della chiesa, morta a Napoli nel 1802 e di fronte un’urna contenente il cuore di Maria Teresa di Savoia, duchessa d’Artois, sorella di Carlo Emanuele IV e quindi cognata di Maria Clotilde, morta a Graz nel 1803. 
Questa donna era così legata alla cognata da disporre che il suo cuore, una volta morta, venisse rinchiuso in un’urna e posto presso la tomba della Venerabile Maria Clotilde. 
Nella terza cappella sinistra, dedicata a Sant’Antonio da Padova, sull’altare c’è una statua ottocentesca di Sant’Antonio, sul soffitto una tela ottocentesca con l’Ascensione di Sant’Antonio, mentre sulle pareti laterali si trovano due tele raffiguranti un Miracolo di Sant’Antonio di fine '600, a destra, e Sant’Antonio riattacca il piede ad un ragazzo dei primi del '700 a sinistra. 

Nel cappellone sinistro, dedicato alla Madonna di Pompei, vi è una rappresentazione della Famiglia della Vergine, di Benedetto Torre, del 1781 e sotto l’altare un’urna contenente il corpo del Beato Placido Martire
L’altare maggiore, maestoso nella sua imponente mole di marmo policromo intarsiato di gusto barocco, risale alla fine del '600. Il coro in noce, eseguito nel 1773, è a due ordine di scanni; in esso, dietro l’altare maggiore, vi è la tela del Sarnelli, firmata e datata 1770, raffigurante lo Sposalizio mistico di Santa Caterina. Al di sopra del coro si trova l’organo della ditta Tamburini di Crema, molto utilizzato in occasione di concerti. In sacrestia sul soffitto vi è un’affresco del Sarnelli con San Francesco in gloria, firmato e datato 1767, mentre nell’ufficio del rettore vi sono due antiche iscrizioni in marmo, delle quali una, datata 1601, riguarda la costruzione della cupola, mentre l’altra, datata 1718, riguarda una disposizione testamentaria per la celebrazione di Ss. Messe. 
Il cappellone destro, dedicato alla Madonna delle Grazie, ha un altare settecentesco con marmi policromi con al di sopra un bel Crocifisso ligneo policromo settecentesco; alla sua base entro un’edicola marmorea c’è una piccola tela raffigurante la Madonna delle Grazie, attribuita al Sarnelli
Nella terza cappella destra dedicata all’Immacolata, sull’altare vi è una statua seicentesca dell’Immacolata, mentre alle pareti laterali vi sono due tele di ignoto settecentesco, la Natività, a destra, e l’Indulgenza della Porziuncola, a sinistra. 

Nella seconda cappella destra dedicata a San Francesco, sull’altare c’è la statua lignea di fine '700 di San Francesco; alle pareti laterali due tele settecentesche raffiguranti la Tentazione di San Francesco, a destra e l’Estasi di San Francesco, a sinistra. 
La prima cappella destra, dedicata alla Sacra Famiglia, presenta sull’altare la tela settecentesca di Biagio de Vico raffigurante la Sacra Famiglia, sulle pareti laterali due tele settecentesche di ignoto con San Nicola da Bari, a destra, e San Francesco di Paola che cammina sulle acque, a sinistra. Sempre sulla parete sinistra vi è una scultura di Giuseppe Vaccà, raffigurante Domenico Beccatelli di Bologna, principe di Camporeale, tenente generale dell’esercito borbonico, morto nel 1850. 
(Autore dell'articolo: Dante Caporali- Fonte: Napoli.com)




Paola Galanzi



Nessun commento:

Posta un commento