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UN CORDIALE BENVENUTO NEL SALOTTO VIRTUALE DEI CULTORI DELL'ICONOFILIA, LO STUDIO ED IL COLLEZIONISMO DEI SANTINI E DELLE ANTICHE IMMAGINI DEVOZIONALI





giovedì 4 marzo 2010

ICONOFILIA: MEMENTO MORI -l'arcaico monito della fugacità della Vita scolpito a bulino su una pergamena fiamminga del sec.XVII

"Memento mori
"
Spettacolare incisione a bulino su pergamena, con coloritura a mano e fiori applicati "à collage"-Incisore: Philibert Bouttats-Anversa, sec.XVII (collezione privata Galanzi)



Il “Memento mori ”(lett.: "Ricorda che dovrai morire") compare sin dal II secolo a.C. come avvertimento severo all’uomo della transitorietà della sua stessa condizione.
Un documento assai rilevante in tal senso, pur ancora connesso al mondo pagano, è giunto sino a noi tramandato dall’ iscrizione funeraria di una tomba sulla Via Appia Antica a Roma:
Fortuna spondet multa multis, praestat nemini.
Viue in dies et horas, nam proprium est nihil.
<<<
La Dea Fortuna promette molto a molti, non mantiene a nessuno.
Vivi giorno per giorno, ora per ora, poiché nulla ci appartiene
.

E’databile del Medioevo, momento storico di trapasso caratterizzato da superstizioso terrore -“horror mortis”-nei confronti della Morte, la comparsa dei cosiddetti “Poemi sulla morte".
Naturale reazione sociale alla terribile pandemia di peste proveniente dalla Cina che nell' anno 1347, trovando nei floridi rapporti commerciali in essere un micidiale veicolo di diffusione, giunse in Italia falciando intere popolazioni e causando lutti gravissimi in ogni famiglia, l' "orrore della morte" causata dal terribile morbo si accrebbe venendo vissuto dai più quale "divino castigo" per condotte di vita dissennate e lontane dagli insegnamenti della Chiesa.
Sin dal sec. XIII i “Carmina mortis” meglio noti come “Vado mori” (lett. “Mi avvio alla morte”) celebrarono il tema dell’ineluttabilità della morte e del destino collettivo che, senza distinzione alcuna di ceto o di condizione, paritariamente tutti avrebbe accomunato.
Sulle cadenze dei “Poemi della morte” si diffonde già dalla prima metà del sec.XV in Italia e nel resto dell’Europa proveniente dalla Francia, lo stile di rappresentare graficamente, all’interno di Chiese così come di Conventi e Camposanti, la morte come scheletro danzante che imparziale tutti avviluppa nel suo macabro ballo: vecchi e giovani, ricchi e poveri, belli e brutti, Papi e Re.
Duro ammonimento della Chiesa per arginare la superbia e la corruzione dei ricchi e dei potenti e panacea nelle miserabili e durissime condizioni di vita dei più poveri, il "Memento mori" in tutte le sue varianti e sfumature indistintamente richiamava tutti i Cristiani all’osservanza della Parola di Dio, garantendo come premio finale la salvezza Eterna dell’Anima o, in caso contrario, la perpetua dannazione.
Intorno al 1460, Lorenzo il Magnifico, Signore di Firenze, illustre Mecenate e letterato, che pur personalmente ebbe non poco a dolersi di lutti familiari gravissimi e prematuri, con malinconica rassegnazione così cantava:
Quant'è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol essere lieto, sia:
Di doman non c'è certezza
(dai ”Canti Carnascialeschi”)
Cinque secoli dopo, nel 1953, a Napoli, il principe Antonio De Curtis, per noi tutti l’amatissimo Totò, nella sua meravigliosa Poesia “‘A livella” da voce al povero netturbino defunto Gennaro Esposito (personaggio di fantasia) che davanti all’arrogante indignazione di un blasonatissimo Marchese, con disgusto e insofferenza accanto a lui sepolto, con semplicità gli ricorda che la morte, ineffabile destino di tutti gli esseri umani, è una livella, che tutti accomuna ed eguaglia.
Paola Galanzi
IL N' Y A APOINT DE DEMAIN
CAR VRE (VOTRE) HEURE EST IN CERTAIN
<<<
NON C'E' ALCUN DOMANI
POICHE' IN CERTO E' IL VOSTRO TEMPO.













"Memento mori "parafrasata dall'artista-incisore in una sentenza volutamente e compiaciutamente sibillina (notate come in particolare siano staccate le parole IN e CERTAIN (tr.:IN e CERTO), che per gli amanti della Storia romana non può non richiamare alla mente il famoso responso: "IBIS REDIBIS NON MORIERIS IN BELLO" dato dalla Sibilla cumana ad un generale romano che la interrogava sull'esito della guerra, e che come caratteristica intrinseca di tali responsi, a seconda delle pause nella pronuncia assumeva due significati completamente opposti.
Esaminando con la dovuta attenzione la bella pergamena sono dunque quattro gli elementi salienti ed inscindibili tra loro: l’antitesi netta tra il corvo-volatile simbolico della vacuità delle umane ambizioni che gracchiando “CRAS,CRAS !” (in latino: domani, domani !”) si appella ad un giorno che mai verrà, così come gli viene confermato dal teschio che gli si oppone aleggiando con ali di pipistrello, cui netto è il richiamo alla provvisorietà fugace della Vita.
Gli altri due elementi contrari sono rappresentati dal globo sormontato dalla Croce, simbolo del progetto d’Amore di Dio nei confronti dell’uomo ed il cuore trafitto, ovvero le fatue umane preoccupazioni.











SCHEDA TECNICA



Magistrale incisione a bulino su rame su pergamena, con coloritura a mano e applicazione "à collage" di piccoli fiori stilizzati in stoffa coeva.
Incisore: Philibert Bouttats (1659-?) artista-incisore fiammingo del sec. XVII.
Dimensioni: cm. 8,00x 6,00 ca.

lunedì 1 marzo 2010

Quattro secoli di Iconofilia: lo straordinario Patrimonio grafico dell’Abbazia Benedettina di Göttweig in Austria.

Sancta Anna
Superbo canivet manufatto (in ted.: "Spitzenbild") intagliato su pergamena
Austria, sec.XVIII
(Si ringrazia il Graphische Sammlung Stift Göttweig-cui l' immagine appartiene-ed il Dipartimento di Scienze dell’Immagine (DBW) dell’Università Danubiana di Krems nelle persone del Capo-Dipartimento Prof.Grau e della sua Assistente Dott.Andrea Haberson, per la gentile concessione e la squisita disponibilità)



La Collezione Grafica Göttweig con un archivio di oltre 30.000 documenti, a prevalente carattere religioso, rappresenta la più grande Collezione privata austriaca di Immagini devozionali ed antiche incisioni.
La parte più rilevante della raccolta, databile dell’epoca Rinascimentale e del periodo Barocco, comprende opere di Maestri incisori tedeschi, olandesi, italiani, francesi ed inglesi.
L’eccellente complesso di documenti storici, nel tempo integrato ed ampliato, è stato costantemente aggiornato secondo i più moderni criteri di archiviazione.
Dal 1960, sezioni specifiche della Collezione sono state messe a disposizione di un pubblico sempre più numeroso, grazie all’organizzazione di mostre annuali, ed alle pubblicazioni e ai cataloghi principalmente nati dalle importanti attività di ricerca condotte per lungo tempo dal Prof.Dr.Gregor M.Lechner OSB.
Gli archivi sono stati sin dall’estate del 2002 per fini di studio messi a disposizione del Dipartimento di Scienze dell’Immagine (DBW) dell’Università Danubiana di Krems.
QUALCHE UTILE CENNO STORICO
La fondazione dell’Abbazia Benedettina di Göttweig con sede a Krems, nella Bassa Austria (nota come "la Montecassino austriaca”) risale all’anno 1083.
La spettacolare collezione di Immagini ed incisioni a carattere religioso e devozionale ebbe inizio nell’Abbazia a partire dal XV secolo, grazie ad acquisizioni da parte di vari membri del Convento.
Nel 1600, si distinsero le figure degli Abati George Falb (1612-1631) e David Corner (1631-1648) che tenacemente si opposero alla diffusione del Protestantesimo nella regione.
Il fondatore per antonomasia della Collezione è considerato tuttavia l’Abate Gottfried Bessel, (in ufficio presso la Comunità monastica negli anni 1714-1749), che si distinse anche come illuminato diplomatico, studioso e mecenate delle Arti.
A seguito di un terribile incendio, che nel 1718 la distrusse quasi completamente, l’Abbazia venne ricostruita per suo volere affidando i progetti dei lavori all' illustre architetto austriaco di origini italiane Johan Lucas Von Hildebrandt (Genova,1668-Vienna,1745), formatosi a Roma presso la bottega del Fontana.L’Abbazia, da questi magistralmente riedificata e arricchita con meravigliose decorazioni (tra cui spicca l’affresco che decora la volta della scalinata monumentale eseguito nel 1739 da Paul Troger, valente pittore ed incisore austriaco) è considerata uno dei più importanti capolavori dell’Architettura barocca in Austria.
Le cospicue e regolari acquisizioni dell’Abate Bessel mirate all’ampliamento della raccolta accrebbero notevolmente l’importanza della stessa che già all’epoca contava più di 20.000 pezzi.
Grazie alla corrispondenza privata di Bessel giunta sino a noi ed ad oggi gelosamente custodita presso l' Archivio dell' Abbazia, è stato possibile documentare il contatto costante che egli ebbe con privati ed istituzioni, sia in Austria che all'estero, relativo allo scambio ed all’acquisizione di Immagini devozionali che "honoris causa” gli conferiscono oggi il titolo di “saggio Mecenate barocco”.
Nel 2001, l’Abbazia Benedettina di Göttweig e’ stata dichiarata dall’UNESCO “ Patrimonio dell’Umanità”.

E' possibile visitare "virtualmente" la splendida ed assolutamente unica al mondo Collezione di Santini ed Immagini devozionali dell' Abbazia Benedettina di Göttweig, previo inserimento nell' area di ricerca del Sito contrassegnata " SUCHEN"(in alto a sx.della pagina linkata)- e successivo "clic" sul tasto "ANZEIGEN"- di termini specifici di ricerca come: "Spitzenbild" (per vedere i canivets), "Andachtsbild"(per Santini ed Immagini devozionali in generale) e "Kupferstich" per ammirare le pregevolissime incisioni su rame su carta e pergamena dei secc. XVII e XVIII.


........Vi auguro di cuore una buona ed istruttiva visita !

Paola Galanzi