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UN CORDIALE BENVENUTO NEL SALOTTO VIRTUALE DEI CULTORI DELL'ICONOFILIA, LO STUDIO ED IL COLLEZIONISMO DEI SANTINI E DELLE ANTICHE IMMAGINI DEVOZIONALI





mercoledì 8 aprile 2015

San Lorenzo Martire e Iuno Lucina testimoni in Roma di un Matrimonio celebrato nell'anno 1766


L'antico Certificato di Matrimonio datato 1766

© Collezione privata Galanzi- all rights reserved on this image




Emoziona. Questo antico documento emoziona e ha il potere di proiettare, quasi per magia, temporalmente indietro di circa duemila, lunghissimi, anni. 

La Storia che lo incornicia, invisibile seppur ancora viva ed eloquentissima, catapulta la mente ad arcaici scenari silvestri, così come mirabilmente descritti e tramandati dalle fonti antiche di illustri scrittori Latini, preziosi Testimoni oculari delle origini e della plurimillenaria Tradizione Italica.

Il valore storico è enorme e non può certo fermarsi al secolo XVIII cui si riferisce e in cui venne manoscritto in Lingua Latina, in elegante, colta grafia, ed autenticato dall'apposizione del caratteristico e distintivo timbro a secco con la graticola, emblema di San Lorenzo Diacono e Martire.




San Lorenzo Diacono e Martire

dipinto di Spinello Aretino- secolo XIV




La Basilica dedicata a San Lorenzo Martire fu edificata per volere di Papa Sisto III nel V secolo e le sue fondamenta furono appoggiate sulle rovine del Tempio pre-cristiano eretto in antico in onore di Iuno Lucina- Giunone Lucina- Dea- tra le massime dell'Olimpo Latino- protettrice delle partorienti

Un'antichissima fonte è attestata adiacente al Tempio, fonte presso la quale veniva, dalle Matronae Romane desiderose di prole, attinta acqua ritenuta prodigiosa in quanto, secondo la tradizione, favoriva, se bevuta, il concepimento.




Resti dell'antico Tempio dedicato a Iuno Lucina con il bellissimo pavimento musivo

(Roma, sotterranei della Basilica di San Lorenzo in Lucina)
foto privata, per gentile concessione



Del Tempio dedicato a Giunone Lucina parlano Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) nella sua De Naturalis Historia, il grande Poeta Publio Ovidio Nasone (43 a.C.-18 d.C.) nei Fasti e Marco Terenzio Varrone (116 a.C.- 27 a.C.) nel suo De Lingua Latina.

Sorto sulla sommità del Monte Cispio, in area originariamente boschiva, in mezzo a piante spontanee di mirto e di alloro e secolari alberi di ulivo, il Tempio- definito Templum da alcuni scrittori latini aedes da altri, dunque con sostanziale differenza - venne consacrato al culto di Giunone Lucina, appellativo questo per alcuni da derivarsi dal termine latino lux- la luce- la sacralità in senso lato- attribuita alla Dea, per taluni altri quale microtoponimo da lucus, termine di dubbia origine, forse anticamente inteso quale bosco.

Coevi alla celebrazione del Matrimonio relativo al nostro documento, alcuni scavi archeologici condotti nell'anno 1770 in area limitrofa alla Basilica riportarono alla luce un'antica epigrafe in travertino risalente all'anno 41 a.C. dedicatoria alla Dea Giunone Lucina a testimonianza di un muro perimetrale fatto erigere intorno al Tempio nell'anno 713 a protezione dalle reiterate, continue spoliazioni di terreno ed abusi nell'edilizia privata a ridosso del'area sacra.

La testimonianza scritta di Plinio il Vecchio, che data il Tempio dell'anno 379, cita all'interno dell'area consacrata al culto della Dea la presenza da tempo immemorabile di un vetustissimo albero di loto denominato dallo scrittore capìllata, sulle cui fronde era tradizione da parte del Pontifex Maximus appendere, in voto alla Dea, i lunghi capelli tagliati alle Vergini Vestali durante la cerimonia di consacrazione.

Ulteriori reperti tufacei rinvenuti in loco, a seguito di indagini archeologiche postume di circa un secolo rispetto alle suddette, hanno contribuito significativamente all'identificazione del sito originario, in particolare grazie ad un'iscrizione ad esso pertinente che cita quale data le Kalendae del mese di Marzo, che trovano rispondenza puntuale nella testimonianza lasciataci dallo studioso e grammatico latino Marco Verrio Flacco nel suo Calendario Prenestino, nel quale alla data su menzionata aggiunse la nota:


IUNONI LUCINAE EXQUILIIS QUOD EO DIE AEDIS EI 

DEDICATA EST PER MATRONAS


Adibito al culto Cristiano e, nei secoli, successivamente ampliato a Basilica e dedicata a San Lorenzo- Martire nell'anno 258 sotto l'Imperatore Valeriano- in un importante Reliquiario posto nella Cappella sotto l'altare è conservata la graticola sulla quale secondo la tradizione venne arso- fu sede ove si svolse la cerimonia sacramentale del Matrimonio registrato sul nostro documento.



San Lorenzo in Lucina


Secondo la nuova, severa regolamentazione in merito al Sacro Vincolo del Matrimonio sancita dal Concilio Tridentino, lunga ed accurata fu la prassi messa in atto dal Parroco prima di arrivare alla celebrazione del Sacramento.

Lo stesso venne ufficiato dal Parroco in persona, Don Giovanni Battista Calati, in data del 12 Maggio 1766.

Gli Sposi, dei quali, secondo antica tradizione, è riportato anche il nome del padre, sono rispettivamente provenienti dalla Parrocchia facente capo all'antica Chiesa Veneziana di San Marco in Lecce- lo Sposo- e dalla Parrocchia della Basilica di San Lorenzo in Lucina la giovane Sposa- puellam Romanam ex hac Parochia.

Fu il Parroco Leccese, Don Ugo Vicenzi, ad inviare a Roma a Don Calati documentazione ed informazioni relative all'integrità morale e religiosa dello Sposo, Pietro Lazzerini figlio di Alessandro - di probabili origini Toscane- che si unì in Matrimonio alla giovane Maria Battoni figlia di Pompeo.

Si ignorano di entrambi l'età e la professione, raramente all'epoca indicate su tali documenti.

Il Certificato di Matrimonio venne rilasciato- si ignora a quale scopo- da Don Giovanni Battista Calati in data del 24 di Aprile dell'anno 1769, ben tre anni dopo la celebrazione dello stesso.




San Lorenzo insieme alla Santa Vergine Maria e all'Angelo

© Collezione privata Galanzi- all rights reserved on this image



Stampato parzialmente- nella formula ufficiale introduttiva relativa alla Parrocchia e al Parroco e nell'atto finale di fede firmato e datato a mano da quest'ultimo- e nelle restanti parti manoscritto in Lingua Latina, sì come da antica e consolidata tradizione per tutto il secolo XVIII e precedente nella Basilica Romana suddetta, il prezioso Documento riporta, centralmente in alto, sulla bella carta a vergelle, un'iconografia dettagliata ed assai interessante.

Realizzata in xilografia, la scena mostra centralmente e in primo piano Lorenzo, col capo chino illuminato dall'aureola di Santità, che regge nella mano sinistra la palma del Martirio e tiene la destra appoggiata alla graticola.




Timbro a secco con la graticola, emblema del Martirio di San Lorenzo

Parrocchia di San Lorenzo in Lucina- secolo XVIII

© Collezione privata Galanzi- all rights reserved on this image


Particolarmente interessanti ed assolutamente degne di studio approfondito le figure della Santa Vergine Maria nell'atto di consegnare all'Angelo di Dio, seduto ai piedi del Santo Martire, una tabula con incisa la pianta di una Chiesa erigenda che molto richiama la Storia, antichissima, della Madonna Liberiana o Santa Maria della Neve venerata in Roma con l'appellativo di Salus Populi Romani per gli innumerevoli miracoli che ne hanno, attraverso i secoli, accompagnato sino ad oggi il culto e la devozione.  

Paola Galanzi

7 commenti:

  1. Grazie Paola per questo interessante articolo che illustra la storia della bellissima Chiesa romana di SAN LORENZO IN LUCINA, dedicata al mio Santo Patrono Lorenzo.
    Per tale motivo frequento spesso questa Chiesa sita in pienissimo centro a Roma, a pochi passi da Montecitorio.
    Il tuo articolo è un positivo incentivo, per chi càpita nella Città Eterna, a non tralasciare una visita a questa Chiesa dedicata al primo dei sette diaconi di Roma.

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  2. Giancarlo Gualtieri-Presidente A.I.C.I.S.-Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre11 aprile 2015 alle ore 10:37

    Un'altro interessante articolo della nostra Paola che come sempre riesce da un documento o da un santino a farci rivivere un pezzo di storia...

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  3. Federico Peiretti - Collezionista e Socio A.I.C.I.S.11 aprile 2015 alle ore 10:38

    Complimenti Paola, è un bellissimo articolo!!

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  4. Prof.Carluccio Frison- Medievalista-Docente11 aprile 2015 alle ore 22:34

    Cara Paola,
    l'ultimo tuo contributo, devo dirti, mi è piaciuto assai, assai molto (passami l'uso poco ortodosso della grammatica), soprattutto ho apprezzato il commento da te fatto di un documento d'archivio (che non chiamerei certo un santino). Ci hai così insegnato che si può anche ampliare il nostro campo d'indagine e ricercare, da inserire in raccolta, soprattutto quando è dedicata ad un ben definito Santo, anche altri pezzi, bellissimi, ricchi di fascino e di Storia, che pur non essendo santini, possono trovare piena dignità in qualsiasi collezione. E devo confessartelo: ho anch'io in raccolta documenti simili a quello da te descritto relativi a San Carlo Borromeo. Uno storico direbbe "la storia si fa con i documenti"; da collezionista possiamo affermare che "anche un documento rende più interessante una già bella collezione di Santini"!

    Una coincidenza: nei giorni nei quali tu stavi pensando di pubblicare il tuo bellissimo contributo su San Lorenzo, io stavo leggendo una breve biografia di San Lorenzo Martire!

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  5. Se, come previsto...ma non certo, andrò a Roma questa estate, non mancherò di visitare la basilica di San Lorenzo e pensare alla bravura di Paola. Con la sua elegante, dotta e poetica prosa, ci descrive l'antico certificato di matrimonio di tali Pietro e Maria (tra l'altro il nome dei miei genitori) e si allarga a raccontarci l'interessante storia della Basilica fin dall'antico tempio precristiano dedicato a Giunone Lucina.
    Veramente interessante!

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  6. Agostino Sangiorgio-Collezionista e Socio A.I.C.I.S.14 aprile 2015 alle ore 09:31

    Interessante l'articolo di Paola, per i non romani è l'opportunità di conoscere la chiesa di San Lorenzo in Lucina. E' pure interessante aver conosciuto per intero il contenuto del certificato di matrimonio del 1766. Sicuramente sarà stato difficile decifrarne la scrittura estremamente difficile e complessa. Ne so qualcosa anch'io che tanto tempo fa mi cimentai a leggere e capire la scrittura dei primi anni del 1800 dell' atto di costituzione in dote per il matrimonio di mio bisnonno. Brava Paola, per aver 'decifrato' il testo del certificato!

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  7. Prof.ssa Maria Grazia Reami Ottolini15 maggio 2015 alle ore 11:52

    Cara Paola,
    ho letto il tuo articolo su San Lorenzo in Lucina che mi sono soffermata a leggere con grande interesse.

    A parte la doppia T del cognome trascritta nell'atto del matrimonio, mi ha solleticata molto l'idea che la nostra sposa fosse parente di quel Pompeo Batoni - poi così sfruttato nei santini - gran pittore del XVIII secolo nato a Lucca nel 1708, ma vissuto molto a Roma dove morì nel 1787. Negli stessi anni Pompeo Batoni dipingeva a Roma a tutto spiano: il famoso piccolo Sacro Cuore nella chiesa omonima è del 1760. Forse non era proprio il padre, che al momento del matrimonio di Maria avrebbe avuto 58 anni, ma magari un consanguineo...

    Mi è capitato di parlare della stessa chiesa in uno studio sui crocifissi di Guido Reni, insegna e prototipo del crocifisso voluto dalla Controriforma, bello, aitante, sofferente ma non affranto, ecc. perché nei santini ho contato le copie di tre famosi quadri molto simili, uno dei quali si trova in San Lorenzo in Lucina, gli altri a Reggio Emilia e a Milano.
    Credo che ce ne sia almeno un quarto ritrovato qualche tempo fa a San Marino, ma sto citando a memoria...

    Mi ha interessata anche quanto dice Plinio il Vecchio sul vetustissimo albero di loto "capillata".
    Io conosco solo la pianta acquatica che vedo sempre qui a Verbania a Villa Taranto dove ci sono meravigliose vasche traboccanti di fiori di loto: grandi fogliolone sulle quali l'acqua scorre come fosse formata da perle, fiori bellissimi, non so quanto insonnolenti, frutti a forma del bulbo di doccia.
    Chissà cosa denominavano allora come albero del loto.
    Oppure nella zona dell'area sacra c'era da tempo immemorabile uno stagno, magari alimentato più in alto da quella fonte prodigiosa e il loto vi fioriva da sempre.....

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