Rarissimo canivet di area veneta su pergamena, sec.XVIII.
(Collezione privata, per gentile concessione)
Un capitolo a parte deve essere aperto per l’approfondimento attento della più preziosa tipologia di Santino od Immagine Devozionale che, con il dovuto riguardo, occupa il posto d’onore nelle raccolte private dei Collezionisti, così come in quelle esposte nei Musei di Arte religiosa e Tradizioni popolari.
Tutta la letteratura esistente sul tema, all’unisono con studiosi ed esperti di tutta Europa, concorda nell’identificare già nel secolo XVII la comparsa di questi “Santini manufatti” negli "scriptoria”(ambienti specifici per lo svolgimento delle attività manuali, quali scrittura di testi sacri, pittura, rilegatura etc.), di conventi e monasteri claustrali, laddove, alla già consolidata tradizione miniaturistica che aveva raggiunto la sua apoteosi nei secoli XII-XIV e XV con le straordinarie illustrazioni dei preziosi codici miniati manoscritti su pergamena, si aggiunse l’arte mirabile e paziente d’intagliare con il “canif”, piccolissimo temperino dalla tipica lama lanceolata, Immagini di Santi su carta e pergamena .
Il termine “canif”-ci informa il Magnien- fa la sua comparsa per la prima volta in un testo in lingua francese datato del 1514, con specifico riferimento all’ utensile (un coltellino appuntito), pendulo dalle cinture dei pastori francesi dell’epoca.
L’etimologia del termine francese si sposta tuttavia ancora più a nord, oltrepassando la Manica, ed approda in Inghilterra al termine “k-nife”(coltello) da cui deriva il francese “canif ”e quindi l’attuale “canivet ”.
Nel secolo XVIII proveniente dalla Francia, Austria, Belgio, Olanda e Germania pare che tale tecnica d’intaglio fosse già all’epoca conosciuta e praticata anche presso i Monasteri in Italia (in particolare del Veneto), ove -segnala A.G.Magnien nella sua opera “Canivets”- si diffonde con il peculiare e distintivo intaglio che “richiama i ghirigori tipici della lavorazione italiana del ferro battuto”.(deduzione formulata dalle immagini di due canivets su pergamena datati del 1744 tratte da “L’Art rustique en Italie”, 1913).
Tutta la letteratura esistente sul tema, all’unisono con studiosi ed esperti di tutta Europa, concorda nell’identificare già nel secolo XVII la comparsa di questi “Santini manufatti” negli "scriptoria”(ambienti specifici per lo svolgimento delle attività manuali, quali scrittura di testi sacri, pittura, rilegatura etc.), di conventi e monasteri claustrali, laddove, alla già consolidata tradizione miniaturistica che aveva raggiunto la sua apoteosi nei secoli XII-XIV e XV con le straordinarie illustrazioni dei preziosi codici miniati manoscritti su pergamena, si aggiunse l’arte mirabile e paziente d’intagliare con il “canif”, piccolissimo temperino dalla tipica lama lanceolata, Immagini di Santi su carta e pergamena .
Il termine “canif”-ci informa il Magnien- fa la sua comparsa per la prima volta in un testo in lingua francese datato del 1514, con specifico riferimento all’ utensile (un coltellino appuntito), pendulo dalle cinture dei pastori francesi dell’epoca.
L’etimologia del termine francese si sposta tuttavia ancora più a nord, oltrepassando la Manica, ed approda in Inghilterra al termine “k-nife”(coltello) da cui deriva il francese “canif ”e quindi l’attuale “canivet ”.
Nel secolo XVIII proveniente dalla Francia, Austria, Belgio, Olanda e Germania pare che tale tecnica d’intaglio fosse già all’epoca conosciuta e praticata anche presso i Monasteri in Italia (in particolare del Veneto), ove -segnala A.G.Magnien nella sua opera “Canivets”- si diffonde con il peculiare e distintivo intaglio che “richiama i ghirigori tipici della lavorazione italiana del ferro battuto”.(deduzione formulata dalle immagini di due canivets su pergamena datati del 1744 tratte da “L’Art rustique en Italie”, 1913).
Santi di carta o pergamena su altari manufatti, celebrati secondo l’iconografia cristiana tradizionale in incantevoli miniature in ovale magistralmente dipinte ad acquarello o tempera preziosamente lumeggiate in oro, racchiuse tra misteriosi ed elaborati arabeschi e colonnine a “torchon”che negli aggraziati riccioli, tra simboli cristiani e delicate ghirlande floreali, tanto sembrano ispirarsi ai pizzi e alle trine pregiate.
Preghiere autentiche e “viventi”, rigorosamente senza firma nel rispetto della regola conventuale che imponeva l’umiltà dell’anonimato, i canivets lasciavano i monasteri come doni di amicizia e riconoscenza esclusivi e magnifici destinati a nobili e ricchi benefattori o alti prelati.
In area tedesca lo Spamer (“Das kleine Andachtsbild….”) ne identifica una sotto-tipologia tipica, sempre databile del sec.XVIII, che definisce “Bauernbild ”(lett.: Santino contadino, rurale), caratterizzata da ridotte dimensioni ed intaglio essenziale, quasi severo.
Pezzi unici, nella loro prerogativa di manufatti, i Canivets raggiungono oggi nell’ambito del Mercato Antiquario internazionale delle quotazioni che vanno da un minimo di euro 150,00 per un intaglio su carta, fino a diverse migliaia di euro per intagli su pergamena particolarmente raffinati.
In area tedesca lo Spamer (“Das kleine Andachtsbild….”) ne identifica una sotto-tipologia tipica, sempre databile del sec.XVIII, che definisce “Bauernbild ”(lett.: Santino contadino, rurale), caratterizzata da ridotte dimensioni ed intaglio essenziale, quasi severo.
Pezzi unici, nella loro prerogativa di manufatti, i Canivets raggiungono oggi nell’ambito del Mercato Antiquario internazionale delle quotazioni che vanno da un minimo di euro 150,00 per un intaglio su carta, fino a diverse migliaia di euro per intagli su pergamena particolarmente raffinati.
Paola Galanzi
Paola,
RispondiEliminaGood morning from a very cold and bleak England.
Thank you very much for the wonderful information on Canivet's.
Thank you once again for your kindness and may I compliment you on a beautiful website.
Very best regards for a peaceful Christmas,
Victoria