
Le origini della xilografia,(etim.dal greco classico: xýlon, "legno" e gráphein, “scrivere”) ovvero l’antichissima tecnica di stampa realizzata da incisioni su matrici in legno, si perdono in Oriente sin dall'antichità remota, ove tale procedura venne usata per la realizzazione di decorazioni su stoffe e tessuti pregiati.
Sempre Alain Vircondelet, Studioso e Collezionista Francese, nell'opera summentovata non manca di informarci di come inevitabilmente l’avvento di tale “novità” in campo tipografico diede inizio a vere e proprie guerre di quartiere tra gli stampatori, che ben lieti accolsero l’ importante “frutto“ del progresso, ed i Miniatori itineranti laici.
Nello specifico il Vircondelet ci riferisce in particolare di un vero e proprio “feroce ostracismo” da parte delle Corporazioni dei Miniatori laici, che addirittura portò –pur in una brevissima parentesi storica dell’ epoca- “al divieto imposto agli stampatori francesi di avvalersi della nuova tecnica”, costringendo i titolari di Stamperie laiche come pure i Monaci di Abbazie e Conventi a produrre Immagini devozionali realizzate con tale innovativa tecnica in condizioni di assoluta clandestinità e con diffusione limitata all’ interno degli stessi Monasteri e per uso unicamente personale.
Come anzidetto, di ridotte dimensioni, spesso- soprattutto nel sec.XVI- di grandezza non superiore ad un francobollo, vennero colorate a mano, sommariamente, con l’ausilio di specifiche “mascherine” dai quattro colori prestabiliti nel giallo-ocra, rosso, verde-oliva e blu intenso.
I Santi celebrati, stampati in grande numero su un unico “foglio” (in Francese “planche”) venivano successivamente affidati- ricordate la figura caratteristica dei “Tesini” e degli “Schiavoni” nell’articolo dedicato ai Santi dei Remondini qui sul Blog ?- ad operosi ed instancabili mercanti itineranti al soldo dello stesso stampatore, talvolta – anche se più di rado- autonomi.
In Francia vi furono i famosi “Colporteurs” cosiddetti, che per mestiere assolsero a questa importante funzione catechetica.
Caricandosi di enormi quantità di “fogli” arrotolati con le Immagini dei Santi, attraverso lunghi e non confortevoli viaggi affrontati in dorso a pazienti muli, attraversarono a quei tempi interi territori dell’ Europa, giungendo infine, dopo marce forzate di mesi, alle mete di destinazione in villaggi e città.
Qui, nei mercati e nelle fiere o, comunque in occasione di qualunque altro evento o manifestazione ad alta presenza popolare, ecco che aprendo le loro grandi cartelle di cuoio tenute a tracolla e vociando a squarciagola per attirare l’attenzione dei presenti nel brulichio confusionario ancora oggi tipico dei nostri Mercati all’aperto, proponevano questo o quell’altro Santo, a seconda della devozione e del gusto personale, nondimeno in relazione all’area geografica ospitante.
A tal proposito, è proprio grazie ad una xilografia del XVI secolo, conservata alla Bibliothéque Nationale di Parigi - documento unico e straordinario !- e riprodotta nell’ immagine che correda questo articolo, che ci è dato di conoscere materialmente la figura francese del “Colporteur”, da cui i nostri “Tesini” al soldo dei Remondini di Bassano del Grappa non dovettero sicuramente discostarsi di tanto….
Di costi, come è intuibile, bassi e bassissimi e dunque da chiunque sostenibili, una volta trovato l’ acquirente interessato, il “Colporteur” svolgeva bene il “foglio” e con l’ausilio di grandi forbici provvedeva a ritagliare il Santo od i Santi da esso prescelti, concludendo infine con reciproca soddisfazione la sudata vendita.
Tale sistematica procedura spiega infatti senza lasciare dubbi in merito il contorno spesso irregolare dei Santini popolari dei secc.XVI-XVII e XVIII, con particolare riferimento ai famosi e ricercatissimi Santi dei Remondini di Bassano- di cui tre begli esemplari del sec.XVIII, appartenenti a una Collezione privata sono visibili nell’ immagine in alto.
Dotati di un fiuto raro nel “concludere affari” - potenza dell’ istinto primordiale di autoconservazione !- come “maghi” saltimbanchi, appostati di buon' ora davanti a Chiese e Santuari o nel “cuore” strategico delle piazze, – sicuramente con grande gioia e divertimento dei bambini !- dalle loro grandi cartelle e cassette portate a tracolla, insieme ai Santini, tiravano fuori di tutto: medaglie, medagliette, rosari, scapolari e crocifissi, non di rado statuette che instancabilmente proponevano all’uno e all’altro attirandone con buffo e simpatico proporsi l’attenzione.
Abbigliati in modo originale, nelle “esibizioni” istrioniche con le quali si guadagnavano da vivere, persino dal cappello- imboscati tra le allegre piume di fagiano infilate sulla tesa- estraevano i Santini colorati, così tanto amati dal popolo e dalla gente semplice……..bello, il Mestiere del “Colporteur”!
Dopo questa mia personale parentesi introduttiva passiamo ora alla parte tecnica vera e propria, esplicativa della procedura della xilografia, che demando, grazie alla squisita disponibilità e collaborazione della Galleria d’Arte ed Associazione Culturale “Il Torchietto”, nella persona del Dottor Massimo Riccobono, alla professionalità di autentici “addetti ai lavori ”.
Prendiamo quindi comodamente posto nel nostro “salotto virtuale” ed ascoltiamo con attenzione in cosa “tecnicamente” consistette tale procedura che iniziò per la prima volta a creare, ben 5 secoli secoli addietro, milioni di Santini diffusi in tutta Europa.
La xilografia appartiene alle cosiddette "Incisioni a rilievo".
Con dei bulini, delle lame, delle frese, si eliminano le varie parti della lastra inutili e viene lasciata in rilievo soltanto la superficie da inchiostrare.
Questa è forse una delle più antiche tecniche grafiche in uso sin dal 1300 circa.
Nel 1958/60, Picasso presentò una serie di 45 linoleografie a colori, ottenute con un procedimento innovativo, in quanto riuscì ad utilizzare una sola lastra, partendo da colori di fondo ed asportando dei particolari, ad ogni passaggio di colore.