"Charitas Christi urget nos"- Rarissimo Canivet intagliato su carta con Reliquia "ex-indumentis" e piccola foto applicata "à collage" del Beato Cottolengo-Trionfo di simboli Cristiani e vivo richiamo agli intagli dei Canivets francesi del sec.XVIII- Prezioso manufatto di provenienza Conventuale indubbiamente destinato a generoso benefattore o ad alto Prelato- Italia, prima metà sec.XX
(Collezione privata-per gentile concessione)
L’Arte di “svestire” la carta o la pergamena con intagli eseguiti “au canif “ ci rimanda ancora una volta indietro nel tempo, e stavolta all’antica tradizione francese del XVI secolo presso la Fiera di Lione -così come descritta in “Description de Lyon”di Nicolas de Nicolay,1573 - di specifici banchetti designati alla vendita di un piccolo coltellino a lama lanceolata di 3-4 mm. di lunghezza, dal manico in argento, corno o avorio, avente una dimensione totale mai superiore ai 4 cm., che era all’ epoca molto conosciuto con il nome di "Canivet de Bayonne" la cui lama particolare darà successivamente il nome alle “baionette” vere e proprie utilizzate dai soldati di fanteria nelle guerre dal XVII al XIX secolo.
Il primo grande Artista di Iconografia Sacra a sperimentare nelle sue Immagini devozionali a Norimberga in Germania la “rimozione” di piccole parti di carta o pergamena con l’utilizzo di questo strumento già nei secc. XV e XVI, fu Albrecht Dürer, esimio Pittore, Incisore e xilografo.
Presente- come già abbiamo visto nell’articolo precedentemente da me dedicato al “Canivet”- come vocabolo della lingua Francese sin dal 1514, lo ritroviamo nell’ Opera “Gargantua et Pantagruel” del grande scrittore ed umanista francese François Rabelais (1494-1553) del 1532 mutato in “ganif ” e come tale rimarrà in uso fino al 1762 financo nell’ illustre “Dictionnaire Académique” – Il Dizionario Accademico di Francia.
Lode e Preghiera vivente presso gli Scriptoria di Conventi e Monasteri, signorile passatempo profano- nella rappresentazione di scene galanti o di caccia- di nobildonne e gentiluomini nei Salotti dell’epoca, l’ “Arte dell’intaglio” non mancò di essere un vero e proprio “Mestiere” per poveri Artisti itineranti dotati di grande maestria e rara abilità nell’uso del “ganif”.
E’ grazie al passo di un’ Opera intitolata “La petite Histoire” (La Storiella) dello Storico e Drammaturgo Francese- G. Lenôtre, pseudonimo di Théodore Gosselin (1855-1935)- che tra aneddoti e storielle dell’epoca della Rivoluzione facciamo conoscenza di "Cadet-Rousselle" il più famoso «caniveur» francese di tutti i tempi :
«Verso la fine della Rivoluzione, si poteva vedere ogni mattina a Cambrai seduto su una vecchia sedia un povero diavolo di assai alta statura, malvestito di una casacca di colore grigio-rossastro con un buffo copricapo a tricorno, sempre sgualcito, che teneva quasi costantemente sotto il braccio; sotto l’altro teneva un cartone che racchiudeva i suoi "Capolavori".
I suoi Capolavori erano dei fogli di carta che lui intagliava con grande maestria e dove disegnava «au canif» degli uccelli di sogno, fiori sconosciuti, palazzi immaginari, meraviglie di fantasia, di pazienza e di finezza che , paragonati ai pizzi più delicati, questi ultimi apparivano grevi e privi di buon gusto ».
Dal canto suo lo Spamer ci da in esclusiva la notizia della più famosa «intagliatrice» di carta e pergamena Inglese- Mrs.Elizabeth Pyberg, la cui esistenza è documentata nel 1666 nella capitale olandese de L’Aja, dove dall’ Inghilterra si trasferì con la propria famiglia e dove anche fu stimata e celebre Artista del «canif» e realizzatrice di straordinarie «silouhettes» e "Canivets" a carattere profano e cortese così come Sacro.
Indissolubilmente legati al nome della Pyberg lo Spamer ci fa conoscere i due più illustri e appassionati Collezionisti di sangue blu di Carte intagliate «au canif» del sec. XVII: si tratta nientepopodimeno che della Coppia Reale Anglo-Olandese Maria II Stuart d’ Inghilterra (1662-1694) e Guglielmo III d’Orange d’Olanda (1650-1702), che –così come tramandato dal Prelato Inglese Anthony Ellys in un suo scritto- poichè «tanta e tale era in essi la brama - ed in special modo nella Regina Maria- di possedere le più straordinarie e spettacolari «carte intagliate» che senza batter ciglio arrivarono a pagare l’astronomica cifra di mille Fiorini d’ oro per una di esse affermando persino che Lei – la Regina- avrebbe volentieri ceduto persino il suo preziosissimo mantello d’ermellino in cambio di un intaglio realizzato «au canif» !
Dopo questa necessaria ed interessante parentesi « profana » torniamo ai nostri amati Santi di carta e pergamena celebrati nei Conventi.
Forse i nostri Canivets furono realizzati così nei Conventi....
Nell’ importante opera "Geschnittenes Papier: eine Geschichte des Ausschneidens in Europa von 1500 bis heute"- Callwey, München1978 (lett.: “Carta intagliata: una Storia dell’intaglio in Europa dal 1500 ad oggi”) dello Studioso e Collezionista Tedesco Sigrid Metken, dedicata espressamente ed interamente all’affascinante studio dell’Arte Europea di “intagliare la carta”, si attesta senza dubbio alcuno la procedura preparatoria dell’ intaglio “au canif” consistente nel “fissaggio ad una piccola tavola in legno a superficie liscia della base da intagliare -in carta o pergamena- tramite quattro "spilli" che, apposti ai quattro angoli della stessa ne garantivano l’assoluto "ancoraggio” durante tale delicata e cruciale fase.
Il Metken precisa ancora che tali forellini- come peraltro facilmente riscontrabile dall’osservazione diretta su molti dei nostri Canivets- venivano, ad intaglio ultimato e dopo la realizzazione della miniatura centrale, spesso ingentiliti da piccoli decori floreali .
Per quanto la Letteratura sul Tema abbia anche ventilato un riferimento a “produzioni seriali” di Canivets intagliati su carta, personalmente da tali ipotesi volutamente mi allontano protendendo alla celebrazione più pura ed ammirata dei Canivets quali straordinari ed “unici” manufatti così come nacquero dall’amorevole e paziente lavoro di anonimi Religiosi dell’epoca, e ancor più ritengo giusto -se non doveroso ! -con il massimo rispetto ed incondizionata meraviglia esaltarne la bellezza incantevole e la grazia universalmente nota attraverso i secoli fino a noi giunta..
E ancora, ci tengo a sottolineare -e con enfasi- per fugare qualsiasi dubbio nei Collezionisti- che non esiste una “standardizzazione dei Canivets di dimensioni ridotte (6X10 cm. e poco più) definibili “quelli collezionabili e da collezionare” rispetto a quelli di grandiose dimensioni (17X24 cm..e oltre); così come possiamo infatti oggi ammirare nelle Collezioni private dei più importanti Musei di Immagini devozionali e Tradizioni popolari e in seno alle più preziose ed esclusive Collezioni di Santini ed Immagini devozionali di Privati Collezionisti d’ Europa (non per ultime le Collezioni di Canivets straordinari le cui eloquenti Immagini, per la maggior parte di “grandi e grandissime dimensioni” che come autentici "gioielli" arricchiscono ulteriormente il già pregiatissimo testo dello Spamer) non esiste alcun “cliché” in tal senso adducibile: addirittura, in molti casi proprio i Canivets di grandi e grandissime dimensioni rappresentano Immagini devozionali - autentiche Opere d’Arte Sacra !- battute attualmente in seno alle più autorevoli Case d’Asta Antiquarie Francesi, Tedesche, Olandesi e Belga, per svariate migliaia di euro.
Al di là dunque di verosimili teorie e fantasiose supposizioni il grande «rebus» delle tecniche d’ intaglio «au canif» -similmente al mistero storico che avvolge l' antica Civiltà Etrusca- sembra essersi infine compiuto nell’anonimato delle stesse silenziose e discrete esistenze delle Monache e dei Monaci, unici e autentici depositari di tale sublime Arte.
Il Metken precisa ancora che tali forellini- come peraltro facilmente riscontrabile dall’osservazione diretta su molti dei nostri Canivets- venivano, ad intaglio ultimato e dopo la realizzazione della miniatura centrale, spesso ingentiliti da piccoli decori floreali .
Per quanto la Letteratura sul Tema abbia anche ventilato un riferimento a “produzioni seriali” di Canivets intagliati su carta, personalmente da tali ipotesi volutamente mi allontano protendendo alla celebrazione più pura ed ammirata dei Canivets quali straordinari ed “unici” manufatti così come nacquero dall’amorevole e paziente lavoro di anonimi Religiosi dell’epoca, e ancor più ritengo giusto -se non doveroso ! -con il massimo rispetto ed incondizionata meraviglia esaltarne la bellezza incantevole e la grazia universalmente nota attraverso i secoli fino a noi giunta..
E ancora, ci tengo a sottolineare -e con enfasi- per fugare qualsiasi dubbio nei Collezionisti- che non esiste una “standardizzazione dei Canivets di dimensioni ridotte (6X10 cm. e poco più) definibili “quelli collezionabili e da collezionare” rispetto a quelli di grandiose dimensioni (17X24 cm..e oltre); così come possiamo infatti oggi ammirare nelle Collezioni private dei più importanti Musei di Immagini devozionali e Tradizioni popolari e in seno alle più preziose ed esclusive Collezioni di Santini ed Immagini devozionali di Privati Collezionisti d’ Europa (non per ultime le Collezioni di Canivets straordinari le cui eloquenti Immagini, per la maggior parte di “grandi e grandissime dimensioni” che come autentici "gioielli" arricchiscono ulteriormente il già pregiatissimo testo dello Spamer) non esiste alcun “cliché” in tal senso adducibile: addirittura, in molti casi proprio i Canivets di grandi e grandissime dimensioni rappresentano Immagini devozionali - autentiche Opere d’Arte Sacra !- battute attualmente in seno alle più autorevoli Case d’Asta Antiquarie Francesi, Tedesche, Olandesi e Belga, per svariate migliaia di euro.
Al di là dunque di verosimili teorie e fantasiose supposizioni il grande «rebus» delle tecniche d’ intaglio «au canif» -similmente al mistero storico che avvolge l' antica Civiltà Etrusca- sembra essersi infine compiuto nell’anonimato delle stesse silenziose e discrete esistenze delle Monache e dei Monaci, unici e autentici depositari di tale sublime Arte.
fine PARTE I -continua....
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