Incantevole Miniatura su pergamena- Area Conventuale Tedesca (Baviera)
seconda metà sec.XVII
(Collezione privata)
Le mie origini Fiorentine mi esortano a rievocare un famoso passo, il verso XI della seconda Cantica -“Il Purgatorio“- della “(Divina) Comedia“ composto tra il 30 marzo e il 13 aprile dell‘anno 1300 da Dante Alighieri (Firenze 1265-Ravenna 1321), sommo poeta e Padre della Lingua Italiana:
“Oh!», diss' io lui, «non se' tu Oderisi,
l'onor d'Agobbio e l'onor di quell' arte
ch' alluminar chiamata è in Parisi? ”.
”Frate», diss' elli, «più ridon le carte
che pennelleggia Franco Bolognese;
l'onore è tutto or suo, e mio in parte…”.
(Pg, XI, 82-87)
Estremamente prezioso è in esso il riferimento di Dante a Oderisi da Gubbio (1240-1299) -allievo presso la bottega di Cimabue, al secolo Cenni di Pepo (1240 ca.-1302)-e Franco Bolognese (vissuto tra la fine del sec. XIII- ed il XIV) tra i più importanti Maestri-Miniatori che diffusero dall’Italia all’intera Europa nel sec. XIII la raffinata e preziosissima “Ars miniandi” ovvero L’Arte della Miniatura.
Di origini antichissime la Miniatura fu per sua natura l’ illustrazione di un testo ancor prima di essere l’ornamento di una pagina.
Dal II al IV secolo il “rotulo”- direttamente derivante dai “papiri egizi miniati”- i cosiddetti “Libri dei Morti”- fu progressivamente sostituito dal “Codice”, del quale un’intera pagina poteva essere riempita da una pittura.
Nel V secolo la pergamena viene tinta di porpora, con un risultato a dir poco sontuoso; la presentazione prevale tuttavia sulla rappresentazione ed esempio significativo ne è l’Evangeliario della Cattedrale di Maria Santissima Achiropita a Rossano (Calabria), dove il centro di una scena è il trono di Pilato mentre il Cristo rimane di lato, quasi in penombra.
Il compito illustrativo del Miniatore non gli permette di rimanere fedele alla legge della frontalità e questa influisce sulla composizione a causa del fondo purpureo del Codice.
Nel secolo VI per le nuove subentrate esigenze Cristiane di contemplazione la Miniatura definitivamente prende le distanze dallo stile bizantino-peraltro basato su antichi modelli pagani romano-ellenistici.
E’ l’inizio in Italia di una nuova produzione miniaturistica lungi oramai da quella orientale: i colori pastello, tenui e leggeri vengono sostituiti da colori intensi creanti viva opposizione; al disegno delicato di derivazione bizantina subentra un plasticismo immediato, e probabilmente fu proprio Franco Bolognese-grande interprete della Scuola Giottesca- ad introdurre tali decisive innovazioni nel nuovo scenario dell’Ars Miniandi, che vedremo raggiungere proprio nel sec. XIII-XIV e XV il periodo di massimo splendore.
Fino al 1100 ca. esclusiva prerogativa dei soli Monaci nei Conventi - avete visto nella sezione VIDEO quello interessantissimo dedicato alla realizzazione delle Pergamene ?- ove alla figura dell’Amanuense, Monaco specificamente designato alla trascrizione dei Codici e dei celeberrimi “Libri delle Ore”- e perciò definito”calligrafo”- si iniziò ad affiancare all’interno degli Scriptoria claustrali anche quella del Miniatore- non di rado anche valente Pittore- laico, esclusivamente deputato alla realizzazione sui suddetti preziosi Documenti di incantevoli miniature.
Campeggia tra questi il nome di Simone Martini (Siena, 1284-Avignone, 1344) la cui forse più famosa miniatura fu quella che realizzò per il fraterno amico Francesco Petrarca (Arezzo, 1304-Arquà, 1374) come frontespizio di un Codice di Virgilio di sua appartenenza.
“Miniatura”o“Alluminatura”: impariamo l’etimologia dei termini.
L’origine della parola Miniatura è notoriamente associata al termine “minium” designante il solfuro di mercurio o cinabro, sostanza dalla tipica colorazione rossa conosciuta ed utilizzata già nella Pittura di epoca classica.
Personalmente azzardo l’ipotesi che un’altra possibile e verosimile derivazione del vocabolo potrebbe provenire dal termine latino ”minus” ossia “meno” nel senso di più piccolo, minore riferito naturalmente ad una pittura; dunque “Pittura di più piccole dimensioni”.
Il termine Alluminatura lo si ritiene derivante dall’ “alumen” cioè l’allume di rocca, minerale e componente base di talune specifiche lacche impiegate in epoca medievale.
Da appassionata estimatrice della nobile lingua Latina dei nostri Avi, ritengo plausibile- per quanto “ufficialmente scartata”- una ben più diretta derivazione dalle parole latine: ad+lumen ovvero “(portata) a luce” cioè illuminata, sia dai colori ormai particolarmente brillanti impiegati per la loro realizzazione sia naturalmente dall’immancabile, onnipresente oro zecchino conferente la nota e lucentissima “aura di luce”.
A logica, lo stesso termine Francese “Enluminure” designante la Miniatura rispetterebbe nelle due parole che lo compongono EN+LUMINURE lo stesso senso di movimento-divenire “(portata) in luminosità”delle suddette parole in latino AD+LUMEN.
Le Miniature sui Santini ed Immagini devozionali.
fine PARTE I - continua...............
anch'io sono più propenso per la versione latina "minus" piccola pittura di piccole dimensioni si adatta di più al termine "miniatura" meno appropriato "minum".
RispondiEliminamolto interessante ed istruttivo l'accademico capitolo sulla miniatura. ogni giorno da questo blog mi arricchisco di nuove notizie. grazie per il grande e professionale lavoro che svolgete. lucio