Le cronache del secolo XVII registrano una nuova terribile ondata epidemica di peste (1629-1631) che, indistintamente, colpì l’Italia e buona parte dell’ Europa.
Diversi e inscindibilmente connessi tra loro furono i fattori che la scatenarono: ad un improvviso cambiamento climatico, con rilevanti aumenti delle temperature, si accompagnò inevitabilmente un grosso ed esteso danno in particolare alle coltivazioni di grano, che portarono ad un’ improvvisa impennata del suo costo di acquisto con relativa crisi economica cui seguì – inesorabile- un’ estesa e terribile carestia.
Nel clima di chaos generale che ne fu conseguente, non riuscendo gli stessi Medici e Speziali preposti ad individuare ne cure ne efficaci antidoti, si procedette a mettere città intere e villaggi, indistintamente con casi sospetti o conclamati di contagio, in condizioni forzate di isolamento.
Non furono poche le case di privati cittadini, così come i Conventi e Monasteri, cui per ordinanza vennero sprangate dall’ esterno e fatte murare le porte, relegandovi al loro interno intere Comunità monastiche e famiglie.
E fu proprio in questo clima apocalittico che dalla penna del Manzoni nacque ben due secoli dopo il più grande ed importante Romanzo storico della Letteratura Italiana “I Promessi Sposi”, ambientato in tale difficile scenario di fame e di morte.
La già tesa situazione si rese ancor più insostenibile a causa delle cosiddette “guerre di religione”, altro se non feroci e violenti scontri tra Cattolici e i protestanti seguaci e sostenitori della Riforma di Martin Luther, il Monaco “ribelle”che misconobbe i Dogmi alla base della Chiesa Cattolica.
Ancora le cronache dell’ epoca, nell’arco dell’ intero secolo e in vaste aree dell’ Europa prostrate dal morbo pestilenziale e dall’ aspro conflitto tra Cattolici e Protestanti , ci tramandano generose di voti costanti e numerosi a Rocco e Sebastiano, i Santi protettori invocati contro i flagelli della peste e della carestia. In tal clima di palese disorientamento e crisi materiale e spirituale, nelle nazioni Europee roccaforti storiche della Religione Cristiana e coraggiose avversarie della Riforma protestante, intere “legioni”di valenti incisori si misero al servizio catechetico della Chiesa Cattolica.
Fucina incontrastata sin dal secolo XVI e per tutto il XVII e XVIII fu Anversa, in Belgio, cui affluirono numerosi anche Artisti-Incisori provenienti dalle vicine nazioni di Germania e Olanda.
Sin dagli inizi del secolo XVII data la comprovata rapida deperibilità del legno, come abbiamo visto nel precedente articolo, materia utilizzata nella stampa xilografica cosiddetta, tale tecnica venne man mano dagli Stampatori fiamminghi intelligentemente accantonata, privilegiando al suo posto l’utilizzo dell’ innovativa e ben più remunerativa incisione su lastra di rame; contro infatti il ridotto numero di “planches” (“tavole” o “fogli”)- e di conseguenza il numero inferiore di Santini ed Immagini devozionali- stampabili con la xilografia, tale nuova tecnica consentiva per la maggiore resistenza del rame alla pressione dei torchi la produzione di un numero ben più elevato di stampe a costi minori e con qualità indiscutibilmente superiore alla prima.
I nomi –vere e proprie Dinastie !- dei Fiamminghi, Artisti-Incisori e Produttori che fianco a fianco collaborarono nelle operosissime Stamperie anversane, sono ormai a tutti i Collezionisti ben noti e familiari: i Wyerix, i Bouttats, i Galle, i de Wael, i Bunuel, i van den Sande, Petrus Clouwet, i Van Merlen, gli Huberti, i de Boudt, i de Man, le famose Artiste Incisori Isabella Hertsens e Susanna Verbruggen, i Fruytiers, Charle Neel e tra essi molti altri ancora, anonimi Artisti che con la loro Arte resero sin da allora famosi i Santi della religione Cristiana in tutta l’ Europa.
Indubbiamente influenzati dal genio Artistico di famosi Pittori-Incisori fiamminghi ed Olandesi contemporanei, quali Peter Paul Rubens (1577-1640), Antoon Van Dyck (1599-1651) e Rembrandt (1606-1669) essi realizzarono degli autentici piccoli capolavori di iconografia sacra, detenendo per quasi tre secoli il primato della produzione in Europa.
Incisi a bulino con rara maestria sulla lastra di rame- nella procedura calcografica che oggi sarà illustrata- Temi del messaggio Evangelico e i Santi Cristiani famosi, dai Gesuiti fatti conoscere e capillarmente diffusi nel mondo intero, furono da essi stampati su carta e su pergamena con costi di produzione e di vendita all’epoca pressoché uguali.
Molti tra Voi, stupiti, si chiederanno come sia stato possibile ciò, e la risposta è semplice: la carta di allora, come già sappiamo, non era la carta di oggi, discendente da quella “evoluta” inventata nel sec. XIX e ricavata dalla polpa fibrosa degli alberi, bensì quella per la prima volta inventata a Fabriano nel secolo XIII e ricavata dalla macerazione di stracci di lino e canapa; orbene, pur trattandosi di stracci, comunque nobile fu la materia prima che li costituiva ed insieme a una domanda sempre più alta che fece lievitare i prezzi ecco che il costo di Immagini devozionali incise a bulino su rame su carta fu infine equiparabile agli stessi stampati sulla pergamena.
Vere Opere d’ Arte, i Santi fiamminghi si distinsero in Europa per il tratto preciso e la rara, peculiare cura del dettaglio.
Colorati a mano dalla figura specializzata del “Coloritore” che lavorava nella Stamperia seduto accanto all’ incisore, lumeggiati nella pennellata finale –la più preziosa – con rapidi tratti in oro, in tutta la nazione, nella vicina Olanda e persino nella Germania meridionale essi divennero fonte di pane quotidiano anche per generazioni di autonomi Venditori con Bottega propria o modesti ambulanti che pure contribuirono alla loro enorme diffusione su intera scala Europea.
Attualmente ricercatissime, e rispetto a qualche anno fa già molto più rare e sempre più difficilmente reperibili sul Mercato antiquario cartaceo internazionale, rappresentano a mio fondato parere, unicamente insieme ai Canivets manufatti su pergamena dei secc. XVII e XVIII i principali e più oculati investimenti relativi a questo nobile ed incantevole genere di Collezionismo.
Non scordiamoci infatti che, mentre è frutto di non sufficiente informazione delle reali ed effettive attuali quotazioni in seno alle più autorevoli e storiche Case d’Asta Antiquarie internazionali l’arrivare a pagare un per quanto “scenografico” Santino in siderografia in bianco e nero trinato a punzone- di cui ne vennero prodotti meccanicamente nel sec.XIX migliaia di copie assolutamente identiche -l’assurda cifra di Euro 300- contro un valore massimo di mercato assolutamente non superiore agli 80-120 Euro -come confermato dalle Case d' Asta suddette, il valore delle Immagini devozionali manufatte- Canivets su pergamena integri e senza alcun difetto e incisioni fiamminghe a bulino su pergamena in ottime e perfette condizioni di conservazione firmate dai suddetti famosi Incisori, è -come detto, proprio a causa della loro sempre più rara reperibilità- in costante e – per i Collezionisti che già numerosi li apprezzano – rassicurante crescente aumento.
Possiamo ora accomodarci nelle comode “poltrone virtuali”del nostro Salotto- vedo che siete sempre più numerosi e questo mi fa molto piacere !- e prestare, nell’appuntamento consueto, la parola ai Professionisti della Galleria d’ Arte e Associazione Culturale “Il Torchietto” che anche oggi ringrazio di cuore nella persona del Dottor Massimo Riccobono per la preziosa e gentilissima collaborazione.
L' incisione a bulino su rame
Cominciamo col prendere in esame quelle che sono chiamate tecniche di incisione in cavo e parliamo della più importante; l'incisione con bulino, detta anche puntasecca: consiste nell'incidere, creando un solco mediante un bulino d'acciaio, una lastra di rame o di zinco, nella misura necessaria perché, il solco possa ospitare l'inchiostro che successivamente si depositerà mediante la pressione del torchio sul foglio di carta.
Viene considerata una delle tecniche di riproduzione grafica tra le più fini, in quanto l'artista, non deve avere il minimo ripensamento su quanto deve eseguire, ed una preparazione notevole come disegnatore.
Qualora sbagliasse un solo segno l'artista dovrà buttar via giorni, talvolta settimane, di lavoro.
La lastra di rame che l'artista incide viene inchiostrata a caldo per permettere all'inchiostro di penetrare nel solco creato dal bulino.
Si prosegue quindi nella pulitura della lastra. Con l'aiuto di stracci, di carta e alla fine col palmo della mano, si porterà la lastra alla sua naturale lucentezza. A questo punto abbiamo la lastra carica di colore.
Il foglio di carta dovrà essere immerso in acqua perché si inumidisca, in modo che la carta sia sufficientemente flessibile nella pressione che il torchio eserciterà. Dopo di che, con il foglio ancora umido si procederà alla stampa.
Mediante un torchio calcografico, e poggiando la lastra incisa sul foglio di carta, si eserciterà una pressione molto forte sulla lastra, facendola passare tra i due rulli d'acciaio del torchio stesso. A questo punto il colore depositato nei solchi dell'incisione, verrà trasportato sulla carta ed il lavoro di stampa è terminato.
Per ogni passaggio di colore occorre rifare tutto il lavoro di inchiostratura e pulitura della lastra.
Normalmente si cerca di limitare la tiratura delle copie, ossia il numero degli esemplari da stampare, ad un quantitativo limitatissimo, perchè la lastra dopo i primi trenta passaggi, avrà subito una deformazione ed il segno (o solco) si sarà appiattito a causa della forte pressione dei rulli.
Infatti dall'inizio del XIX secolo si procede alla acciaiatura delle lastre, cioè si ricopre la lastra di rame di un sottile strato di acciaio, mediante il processo di elettrolisi.
.....in italia si nomina oltre che come indiscusso pittore anche come valente incisore a bulino Mantegna. In europa ma anche in italia dove lavorò andrebbe menzionato tra i migliori artisti A. Durer (1470/1520) uno dei massimi incisori a bulino e xilografo, da segnalare una opera museale "Sacra Famiglia con libellula". Vorrei fare una mia personale aggiunta alla tecnica incisoria indicando che un valido accessorio oltre al bulino che l'artista disponeva era il "brunitoio" strumento indispensabile per lisciare e correggere piccole imperferzioni e schiacciare residui di metallo (rame) sollevato dalla punta del bulino. Caratteristica dell'incisione a bulino è una leggera sbavatura sollevata dall'azione della punta nelle spalle del solco che viene definita "barba" ed è questa che darebbe un effetto morbido alla stampa su rame effetto questo che copia dopo copia va a scomparire. Ora va chiesto con quale facilità si possa definire, riconoscendo una incisione su rame a bulino o puntasecca all'acquaforte, acquatinta o su acciaio.
RispondiEliminaNel procedimento di stampa queste le seguenze sia nel torchio a stella che nel torchio calcografico sul piano del torchio si colloca la lastra rame ecc... che va inchiostrata, sulla lastra il foglio di carta inumidito, sulla carta il feltro; è un telo spesso fatto di pelle animale ovino o bovino impermeabile oltre a mantenere la carta umida e calda ha lo scopo di trasmettere la pressione del rullo sul foglio. Con un'azione manuale e meccanica si fa scorrere il piano del torchio sotto il rullo di pressione, a fine corsa si toglie il feltro, si toglie il foglio stampato, si appende il foglio ad asciugare e si riparte dall'inizio. una cosa che uno stampatore evita di fare e credo anche nell'antichità è di pulire la lastra con le mani in quanto il grasso delle mani genera sulla superficie della lastra ingrassamento ed ossidazione e conseguente cattiva qualità di stampa per reazione di amalgama con l'inchiostro.